SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Le disfunzioni epatiche: psiche e manifestazione

Numerose ricerche hanno evidenziato come lo stress, nelle sue manifestazioni neurofisiologiche, può provocare malattie organiche, disfunzioni e patologie d'organo (organi bersaglio), psicopatologie, morte.

FotoUna meta-analisi che ha ricevuto l'approvazione etica del London Research Ethics Council, ha indagato il rapporto tra disagio psicologico e mortalità correlata alle epatopatie. Sulla rivista "Gastroenterology" recentemente è stata pubblicata una meta-analisi che mette in relazione il disagio psicologico con la mortalità dovuta a malattie epatiche, dal titolo: "Association Between Psychological Distress and Liver Disease Mortality. A Meta-analysis of Individual Study Participants".

Alcuni ricercatori del Centre for Clinical Brain Sciences dell'Università di Edimburgo hanno ipotizzato che i sintomi di ansia e depressione possano essere associati - direttamente o indirettamente - allo sviluppo di malattie epatiche. L'obiettivo era verificare se lo stress psicologico può essere un fattore predittivo nella comparsa di malattie al fegato, quindi identificare i fattori di rischio potenzialmente modificabili.

Il team di ricerca ha eseguito una meta-analisi dei dati relativi a un gruppo rappresentativo della popolazione, tratti da 16 differenti studi di coorte prospettici condotti a partire dal 1994 nel Regno Unito. Il campione esaminato si componeva di 166.631 persone.

Risultati: pur precisando che saranno necessarie ulteriori analisi, gli studiosi hanno concluso che: «Livelli di stress psicologico più alti sono stati associati a un rischio maggiore di mortalità per le malattie al fegato del 26%».

Anche se non sono riusciti a determinare con certezza il rapporto causale fra stress psicologico e malattie epatiche, hanno aggiunto ulteriori prove sull'impatto che la condizione psicologica ha sulla salute fisica, rivelando comunque una nuova relazione. Le emozioni sono un evento naturale dell'esistenza e nessuno, essere umano o no, sfugge alla regola di provare costantemente durante ogni giornata paura, preoccupazione, collera, tristezza...

Le emozioni possono diventare causa di malattia solo quando sono particolarmente intense e soprattutto quando si prolungano molto nel tempo ed in particolare quando non sono manifestate o risolte. A chiunque può succedere per esempio di essere in collera ma se questo stato d'animo nei confronti di un altro individuo perdura per parecchio tempo può sicuramente diventare causa di malattia del comparto epato-biliare.

La Medicina Tradizionale Cinese prende in considerazione le emozioni non solo come causa di malattia ma anche come sintomo: uno stato di paura ed ansia che permane per molto tempo in particolari situazioni può causare un vuoto energetico di Rene e d'altro canto se il Rene va in vuoto (per esempio una cagna con gravidanze ravvicinate per molte volte) può originare uno stato cronico di paura ed ansia.
In pratica è importante distinguere questi casi per riuscire a curare il paziente soprattutto nei problemi cronici ed in particolar modo per la prevenzione di problemi organici futuri. Una funzione del Fegato è quella di favorire il libero fluire del Qi e questo ha un'influenza profonda sullo stato emozionale. Se il Qi non fluisce liberamente si manifestano frustrazione, depressione o collera repressa.

Reciprocamente una funzione compromessa del Fegato può dare luogo a tensione emozionale o frustrazione. A sua volta una vita emozionale tesa caratterizzata continuativamente da frustrazione o rabbia danneggia la funzione del Fegato. Inoltre viene danneggiata la capacità di movimento e dell'attività fisica per indebolimento tendineo-muscolare con conseguente astenia. Il soggetto con la funzione del Fegato equilibrata sarà sicuramente risoluto e deciso, con spirito indomito e capacità di essere guida per gli altri (ovviamente un dominante che non può essere limitato o delimitato). Gli istinti basilari sono mantenuti alla massima efficienza (difesa-attacco, cibo-sonno-riproduzione). Se viene ostacolato nel suo cammino la reazione sarà sicuramente irritabilità e collera, non è un soggetto che può essere contenuto o compresso. Con queste caratteristiche in condizioni di equilibrio l'individuo sarà perfettamente in grado di pianificare e programmare la sua vita facilmente e con saggezza. Al contrario si può arrivare all'apatia ed alla mancanza di obiettivi nella vita.

E’ acclarato che, come affermano molteplici statistiche, il 20% degli adulti soffre di disfunzioni epatiche e che negli ultimi anni le malattie epatiche sono in aumento, in primis la degenerazione grassa del fegato. Ciò che maggiormente fa da bilancia allo stato di salute del fegato sono le abitudini alimentari e, nello specifico, la composizione dei cibi. Le disfunzioni epatiche non si manifestano da un giorno all'altro. Il nostro organismo ha una grande capacità di adattamento. Perciò anche le cattive abitudini alimentari protratte per anni non hanno sempre conseguenze riconoscibili subito. Ciò non basta, dobbiamo prendere atto che anche ogni comportamento derivante da uno stato d'animo, può influenzare indirettamente le capacità funzionali dell'organismo.

Anche in ambito scientifico è ormai riconosciuto che determinate aree della nostra psiche sono collegate con specifici organi e zone del nostro corpo. In linea di principio i disturbi epatobiliari sono psichicamente connessi con difficoltà nei campi della volontà e dell'azione e, non ultimo, con i dispiaceri.
Alle epatopatie corrispondono sul piano psichico i problemi di fede in senso lato, non esclusivamente religioso.

Parliamo di sfiducia nei valori della vita. Si è constatato più volte che l'assenza di coraggio di vivere si manifesta con disturbi della funzionalità epatica. I disturbi della funzionalità epatica possono dar luogo a sfiducia, disinteresse per la vita. Un fegato sano conferisce una personalità capace di sostenere le proprie idee o opinioni con fermezza e convinzione. Le piante medicinali, in questo senso, ci offrono una grande opportunità: il riequilibrio dell’intera situazione di disarmonia, riportando armonia in tutte le varie funzioni organiche. E’ importante tenere sempre presente che la pianta medicinale va associata alla persona che ha perso il suo equilibrio biologico e non alla malattia in quanto tale. Capiamo bene che sotto questo aspetto il sintomo non è che una delle possibili manifestazioni di uno squilibrio psicosomatico.

Sul piano organico, il fegato esplica diverse funzioni. Il 12% dei processi metabolici ha luogo nel fegato. Uno dei suoi compiti più importanti è la disintossicazione. Il sangue carico delle sostanze assorbite dall'intestino, alimentari e altre, fluisce al fegato, dove viene depurato, cioè liberato dalle sostanze nocive alla salute; quindi, attraverso la vena cava inferiore, raggiunge prima il cuore e poi i polmoni, dove si arricchisce di nuovo ossigeno per poi portarlo a tutte le cellule.

Se le funzioni epatiche sono compromesse le impurità contenute nel sangue (veleni) raggiungono i vari tessuti del corpo e possono arrecare danno. Inoltre, il fegato ha grande importanza quale “deposito” di vitamine, minerali, proteine e grassi. Merita di essere ricordato anche il ruolo rilevante nella coagulazione del sangue, in quanto produce il fibrinogeno, la protrombina e le piastrine (trombociti), indispensabili al compimento di tale processo.

Nel fegato risiedono salute, voglia di vivere e capacità d'immaginazione. Un fegato ben funzionante conferisce coraggio di vivere, fascino personale e comprensione per i propri simili.

Un altro lato di questo poliedrico quadro è il fatto che l'uomo pensa per immagini grazie al fegato. Il pensiero razionale e causale nasce dal cervello: qui gioca un ruolo predominante il concetto di «logica». Il pensiero irrazionale, invece, ha sede nel fegato. A tutti è nota la strana sensazione per la quale all'improvviso viene in mente una cosa che non ha alcun rapporto con quanto si sta facendo, del tutto illogicamente. Gli psicologi parlano di immagini scaturenti dal subconscio. Uno dei campi nel quale si manifesta il subconscio è la vita onirica. Il pensiero onirico parte dal fegato. È noto anzitutto che il fegato riprende a lavorare alle 3 del mattino dopo una pausa di riposo di 6 ore e che l’essere umano sogna soprattutto nelle prime ore del mattino.

Possiamo osservare anche com'è mutata, nell'epoca in cui viviamo, una modalità di manifestazione attraverso il corpo dell’attività del fegato: il cambiamento del gusto. Per quanto concerne l'alimentazione si cerca di rendere le vivande sempre più stimolanti, piccanti. Anche questo è un modo per compensare le impressioni unicamente razionali che siamo costretti a digerire un giorno dopo l'altro.

Come è noto, il senso del gusto è localizzato nella lingua. Anche qui si può parlare di un rapporto fra schema cosmico (Giove), fegato e stagno, il metallo. Lo stagno è sempre stato collegato al fegato. Secondo l’omeopatia lo stagno ha una funzione rigeneratrice. Sarebbe l’elettrodo del nostro senso del gusto. A proposito, vi dice nulla il fatto che proprio la lingua presenta il più alto contenuto di stagno dell'organismo?

Il fegato fa conoscere i suoi desideri attraverso la lingua. E, anche, la lingua è la messaggera del fegato. Partendo da quanto detto fin qui possiamo arrivare alle seguenti conclusioni: poiché il pensiero limitatamente razionale compromette l'attività del fegato, quest'ultimo fa presenti i suoi diritti per mezzo della lingua.

Purtroppo però anche queste comunicazioni noi le interpretiamo in modo razionale. Invece di promuovere l'immaginazione, di cui ciascuno di noi è dotato, fraintendiamo il messaggio del fegato prendendolo per desiderio di mangiare e bere.

È universalmente noto che chi trascorre un'intera serata svolgendo un'attività creativa (nel senso più ampio del termine) non avverte la necessità di alimentarsi. Anzi uno spuntino può addirittura temporaneamente paralizzare la creatività in quanto il fegato «non serve volentieri due padroni». La lingua, quindi, è messaggera del fegato. Attraverso la lingua il fegato ci rende noto di quali sostanze abbisogna il nostro organismo. Questo vale in uguale misura per la vita psichica, con la differenza che il fegato, invece che della lingua, si serve dei sogni. I disturbi epatici quindi, sono sempre in rapporto con un'alterazione della facoltà immaginativa. Spesso l'insufficiente capacità di dare espressione (= immagine, forma) alle nostre convinzioni più profonde.

Oltre ad usare erbe medicinali o altri rimedi, nei disturbi epatici occorre sempre sondare la situazione psichica. Talvolta le funzioni del fegato si normalizzano grazie alla maggiore attenzione al modo in cui si esprimono le proprie idee. Diversa è la situazione nel caso della cirrosi epatica, nella quale le cellule del fegato si atrofizzano, si distruggono. Non si dimentichi che per prevenire le disfunzioni epatiche è necessario «mandar giù ogni giorno ciò che ci sta sullo stomaco (sul fegato, per gli Olandesi). Occorre evitare il più possibile di affrontare la notte con una montagna di pensieri non digeriti». E’ meglio trascorrere la serata battagliando e andare a letto scaricati che rincorrere con la mente tutto ciò che non è stato detto e addormentarsi con questo peso sullo stomaco. I bambini lo sanno. Prima di addormentarsi infatti si fanno raccontare l'ultima fiaba della giornata (linguaggio figurato). Così possono dar libero sfogo alla loro fantasia e sviluppare idee personali. Oltre che del cibo materiale il fanciullo (e il fegato) necessita anche di cibo spirituale.

Il nostro fegato nasconde in sé il più profondo segreto della vita.

E’ simbolico il fatto che Cristo quando parla delle verità prime della vita ricorre alla parabola (rappresentazione figurata). «Chi non si ravvede e non diventa come un fanciullo non entrerà nel Regno dei Cieli». In altri termini: chi rinnega il fanciullo in sé e trascura la fantasia non vive veramente, ma trascorre la sua esistenza da spettatore.

Fonti:
• Dr. M. Hartsarich Direttore Scientifico di Laboratorio Arkaios
• http://www.humantrainer.com/studi-internazionali/stress-psicologico-malattie-fegato-correlazioni.html



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