ARTE E CULTURA
Articolo

Le storie dell’Italia che lavora. Le voci dal basso:dovere o privilegio?

03/02/09

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro, che purtroppo è privilegio di pochi, costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono (Primo Levi).



Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro, che purtroppo è privilegio di pochi, costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono (Primo Levi).
Nel 2008 è ancora così, sono davvero pochi i fortunati che amano il lavoro. Spesso le cause sono molteplici e ancor più spesso dipendono da colui che svolge il lavoro. Un lavoro che non si ama diventa un incubo dal quale si ha voglia e paura di scappare… ma verso cosa? Molte volte è già una fortuna avere un lavoro che sembra addirittura “osceno” avere la pretesa di svolgerne uno che piaccia veramente. Se così fosse si vivrebbe in un altro mondo, non certo in questo, dove ancora si muore di lavoro. Il tempo delle morti bianche! Una morte può essere bianca? In certi ambienti i lavoratori non hanno scelta o muoiono un po’ alla volta tutti i giorni, “a rate”, o muoiono all’improvviso. Il mondo si accorge della vita di un lavoratore quando questi muore tragicamente. Con gli anni una persona diventa il lavoro che fa, perché la maggior parte delle ore di un giorno si passano al lavoro, perché senza lavoro non si può vivere onestamente (anche per questo il lavoro dovrebbe piacere). C’è il lavoro che si ottiene accumulando punteggi in graduatoria e spesso quando arriva costringe a preparare una valigia e stravolge tutta un’esistenza. C’è chi il lavoro riesce a farselo piacere tanto da diventare stacanovista… chi per tenerselo farebbe di tutto, anche le azioni più meschine; chi sul posto di lavoro vorrebbe zelare e finisce per far danni irreparabili; chi è ligio al dovere e sopporta tutto, ma non si piega alla tecnologia, chi proprio non si adatta ai propri colleghi… e c’è anche qualcuno che, lavorando nell’immondizia, riesce a trarre qualcosa di buono anche da lì, a scovare in mezzo a tanto nero e tanta inutilità, qualcosa di giallo, luminoso, ancora perfettamente utile, capace, con tanta semplicità, di ridare entusiasmo alla vita . Oggi il lavoro è precario, come tante altre cose in fondo, come la vita stessa… E se si arriva a perderlo, il lavoro, cosa si è capaci di fare, presi dalla disperazione? E quando invece si ha la fortuna di tenerlo per anni, arriva prima o poi il momento della pensione: come lo si vive, dopo tanta attività lavorativa?
Di tutto questo parlano i racconti del nuovo, interessante libro edito da Albus, a cura di Gennaro Chierchia, in cui le parole di ventidue scrittori s’incontrano per raccontarci tanti aspetti di una realtà sofferta e problematica qual è quella del mondo del lavoro, con la quale tutti devono in qualche modo confrontarsi.

Lavoro in corso
Aa.Vv. (a cura di Gennaro Chierchia)



Un nuovo interessantissimo libro Albus


www.albusedizioni.it info@albusedizioni.it


Con i racconti di Maurizio De Giovanni, Pino Imperatore, Aldo Putignano e di altri bravi scrittori Italiani.








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