ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Lettere e note dal fronte: Accademia Musicale di Schio rende omaggio alla Grande Guerra

17/03/16

Musiche della montagna e del periodo bellico, nella rilettura di Mauro Zuccante.

Foto Un omaggio alle vicende umane degli anni ‘15-’18, sarà quello che prenderà corpo in uno spettacolo di musica e parole proposto dall’Orchestra dell’Accademia Musicale di Schio sabato 19 marzo alle ore 20.30 in Teatro Civico,con il titolo "Lettere e Note dal fronte. Musiche della montagna e del periodo bellico 1915-1918". L’ensemble di Schio, con il Coro polifonico di Giavenale, diretti da Pierdino Tisato, propongono i canti del periodo, negli arrangiamenti di Mauro Zuccante. Mentre alle voci narranti di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese sono affidati i testi nati dalle ricerche storiche di Piero Casentini.

Protagonista è la montagna, vista con gli occhi dei soldati che combatterono al fronte durante la “Guera Granda”, come veniva chiamata dai contadini. Durante quegli anni viaggiarono tra il fronte e le retrovie almeno 3 miliardi di carte scritte, tra lettere, cartoline e biglietti; scritti eleganti degli ufficiali assieme a poche righe sgrammaticate di chi si cimentava per la prima volta con la penna. Parole quasi sempre controllate dalla censura. In quei momenti difficili, di paura e di speranze, si poteva ancora cantare, portando il peso dello zaino o nei momenti di riposo, la sera, nell’ora della nostalgia di casa. Quello dei commilitoni era un grande coro di fratellanza. Alcuni canti venivano dalle montagne, dai pastori e dai malgari, e sulle Alpi e Dolomiti furono cantati ed imparati da italiani che salivano quelle montagne per la prima volta. La Grande guerra ha plasmato l’immagine, mentale e reale, delle nostre montagne. Ecco perché i canti di montagna e i canti di guerra sono diversi, perché diverso è l’uomo che osserva il paesaggio.

«Questo ciclo di composizioni – afferma Mauro Zuccante – presenta i canti popolari di montagna in un'inconsueta forma di arrangiamento. Siamo soliti ascoltare queste melodie eseguite dai cori alpini, formazioni amatoriali di voci virili che cantano rigorosamente a cappella. L'idea di sganciarsi dai canoni stilistici del coro alpino punta a valorizzare i contenuti di piacevolezza melodica, di poesia, di carica emotiva che queste melodie hanno il potere di evocare in assoluto. Il coro di voci miste e l'ensemble d'archi calano le anonime voci delle valli delle nostre montagne in un contesto musicale classico e le rivestono del manto della tradizione artistica colta: in particolare, dell'arte della polifonia classica e della tradizione liederistica classico-romantica. Un nuovo connubio dal quale i canti popolari di montagna non temono di perdere i loro caratteri primordiali, né di veder sminuita la purezza e l'aura mitica che avvolgono il loro mondo perduto; anzi, nella nuova veste esprimono grazie melodiche, particolari formali, sfumature espressive e sottigliezze testuali ulteriori. Operazione legittima, dunque, avvalorata ulteriormente dalle parole di Béla Bartók, quando afferma che “la musica popolare raggiunge un'importanza artistica solo quando per opera di un talento creatore riesce a penetrare nell'alta musica colta e quindi ad influire su di essa”».

In programma, assieme alle lettere, ci sono melodie molto conosciute, come “Sui monti Scarpazi”, “E le stellette”, “Ta pum”, “La vien giù dalle montagne”, “Sul ponte di Bassano”, “Bella ciao” e molte altre. Lo spettacolo che va in scena al Civico nasce dalla ricerca storica e da una rilettura musicale dei brani della tradizione, e si compone di canti del coro e di lettere, racconti e documenti ufficiali. Sono le parole e suoni che appartenevano ai combattenti, e che ci avvicinano all’umanità di una vicenda disumana come la guerra. Per questo, sono pensieri e musica che devono diventare messaggio di pace e di vita.



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