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Mediazione civile e commerciale: lotta a una giustizia lenta e dispendiosa

19/01/12

L’Istituto Nazionale Telematico, ente di formazione per mediatori abilitato dal Ministero della Giustizia, ha fatto della mediazione la sua missione per migliorare il sistema Paese

Uno statunitense che si trovi coinvolto in una controversia ricorrerà nel 90% dei casi alla mediazione. Negli USA questo istituto giuridico alternativo all’aula di tribunale è stato introdotto fin dal 1979. Oggi è soltanto facoltativo e il mediatore è una figura professionale indipendente, che può svolgere la sua attività esclusivamente online e che può diventare anche arbitro della stessa controversia in caso di mancata conciliazione.

Oltreoceano la mediazione ha avuto e continua ad avere un grande successo, non solo per il grande risparmio di tempo e di denaro che comporta, ma anche per le soluzioni originali cui le parti, autodeterminandosi, possono addivenire. Nella mediazione, inoltre, le emozioni e i bisogni nascosti delle parti in conflitto hanno modo di emergere, di essere compresi e rispettati. Perciò solo la lite che si dimostra non mediabile sfocia in causa.

Con 20 anni di ritardo la mediazione è sbarcata in Europa. Il periodo di assorbimento culturale è lungo e non privo di ostacoli, sia mentali che politico-burocratici. Di certo ogni nazione in Europa ha la sua storia millenaria e le sue tradizioni da valorizzare; così ogni cambiamento deve avvenire conformemente alle proprie identità particolari. In Italia la mediazione è diventata obbligatoria in molte materie e, da marzo 2012, lo diventerà anche per le liti condominiali e i sinistri stradali; inoltre, il mediatore deve essere iscritto ad un organismo per esercitare la professione.

Ma, al di là dei vincoli imposti dalle singole legislazioni, bisogna riconoscere la bontà dello strumento. L’uso, più o meno ampio, più o meno efficiente di un mezzo ideato per arrecare beneficio (garantendo all’essere umano la possibilità di essere superiore al conflitto fortuito o grettamente egoistico), di sicuro non può nuocere, semmai può rimanere misconosciuto o incompreso.

Del resto come potrebbe la mediazione ledere un sistema giuridico impantanato in una lentezza e in una gravosità economica ormai quasi proverbiali? Secondo il rapporto 2011 sulla giustizia italiana sono 5 milioni e mezzo i processi civili pendenti. 2645 sono i giorni che un cittadino deve veder trascorrere prima della conclusione della causa. Il Ministro della giustizia Severino ha riferito nella sua relazione al Parlamento che la lentezza “ci costa un punto di PIL”. Tutto ciò in un paese secondo solo alla Russia per litigiosità.

La mediazione allora può, anzi, deve fare qualcosa. Perché essa non è una minaccia per il sistema giuridico ordinario, né un mostro da abbattere. Di sicuro è un’opportunità per migliorare la nostra vita sociale ed economica. Lo sa bene l’Istituto Nazionale Telematico, ente di formazione per mediatori abilitato dal Ministero della Giustizia, che organizza corsi unici per originalità ed efficacia (a Roma, Treviso, Padova e Verona), oltre a seminari informativi gratuiti sulla mediazione in collaborazione con le amministrazioni comunali.



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