ARTE E CULTURA
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Metastasi. Intervista a Gianluigi Nuzzi.

17/07/11

Gianluigi Nuzzi, giornalista e scrittore, parla del suo romanzo Metastasi, scritto assieme al collega Claudio Antonelli.

Penultimo appuntamento con la rassegna letteraria curata dall'avvocato Anna Maria Bernardini De Pace, a Bocca di Magra, che ha finora riscosso un grandissimo successo. Giovedì sera Diego Dalla Palma ha avuto un pubblico formato da 200 persone, vendendo 46 copie del suo libro e si calcola che alla fine della rassegna i libri venduti saranno oltre 200 (sono stati 151 solo nelle prime cinque serate). Si può parlare, quindi, di grande successo nonostante la comunicazione carente. L'auspicio è che questa rassegna letteraria possa crescere e acquistare sempre più importanza.

L'ospite di ieri sera è stato Gianluigi Nuzzi, inviato di Libero e tra gli autori della trasmissione "L'infedele" di Gad Lerner, che ha presentato Metastasi, libro scritto assieme al collega Claudio Antonelli e dedicato al tema della 'ndrangheta, con particolari attenzione alle infiltrazioni mafiose nel Nord Italia, un argomento che è sempre più d'interesse pubblico. Con Vaticano S.p.a, la sua prima uscita letteraria, Gianluigi Nuzzi ha venduto oltre 200000 copie, destinando la metà dei diritti a un'associazione di beneficenza che si occupa di fornire assistenza a chi deve subire interventi medici importanti e conta di fare lo stesso con gli incassi di Metastasi.

Come nasce questo libro, che non parte da carte giudiziarie, tant'è che la prima copia è stata consegnata alla Magistratura?

Parte da una ricerca sulla 'ndrangheta, che oggi è la mafia meno conosciuta e più potente e su questa contraddizione è nato il desiderio di approfondire questo mondo criminale. Claudio Antonelli, il coautore, e io non siamo degli esperti di 'ndrangheta, siamo dei cronisti, quindi cercavamo di trovare una chiave di lettura su questa organizzazione monopolista nell'importazione della cocaina in Europa, una chiave di lettura che consentisse di far conoscere la mentalità della 'ndrangheta a un più ampio spettro di pubblico ipotizzabile.

Il libro è basato sulle confessioni di uno dei pochissimi pentiti di 'ndrangheta. (Giuseppe di Bella, ndr) Perché i pentiti di 'ndrangheta, rispetto a quelli di mafia, sono così pochi?

Perché gli 'ndranghetisti si sposano tra primi cugini, i matrimoni sono tutti combinati e quindi per un aderente a un locale, quindi a una cosca, come si chiamerebbe in Sicilia, tradire il clan è un doppio tradimento: sarebbe il tradimento del clan e il tradimento della famiglia, perché sono tutti parenti. Questo è uno dei motivi. Il secondo motivo è che la 'ndrangheta ha una filiera criminale molto più sotterranea rispetto alla storia dei Casalesi, alla camorra e altre organizzazioni criminali. Ogni cento pentiti di camorra, si può immaginare che ce ne siano una trentina di mafia e poche unità, nemmeno una decina, di 'ndrangheta. Ci sono paesi, dove il tasso di mafiosità è molto elevato, in Calabria, che non hanno mai avuto dei pentiti ed era un primato che loro rivendicavano con orgoglio. Poi, quando è arrivato il primo pentito, magari i parenti si son dovuti vestire a lutto per evitare di finire ammazzati o facendo comunicati sui giornali, prendendo le distanze, dal loro familiare che si era pentito.

Come avete deciso di fidarvi delle parole di un pentito?

Non ci fidiamo, non è un affidavit firmato in bianco, è un racconto di un collaboratore di giustizia che per dieci anni ha servito lo Stato, tutto quello che ha detto è stato riscontrato, al punto da determinare le condanne di 180, 200 persone. Quello che ha detto finora ha un grado di attendibilità molto elevato. I pentiti, i collaboratori di giustizia quando si avviano al programma di protezione, devono superare determinate cose. Una è denunziare dei reati che ha commesso e che non aveva mai denunziato prima. Due, denunziare dei parenti. Tre, indicare dei beni che sono stati di origine criminale. Ecco, Di Bella ha fatto tutti e tre i passaggi con noi, dopo che aveva già iniziato da dieci anni la collaborazione con l'autorità giudiziaria. Di Bella per noi è uno strumento per capire cos'è la 'ndrangheta. Poi saranno i magistrati a fare le loro valutazioni. Su Versace c'è una coincidenza di racconti con quello che dice Filippo Barreca (che definì l'omicidio dello stilista "un'esecuzione 'ndranghetista in piena regola", ndr) e Filippo Barreca è in assoluto uno dei pentiti più importanti che la 'ndrangheta abbia mai dovuto subire. Sui Cinesi Di Bella parlava di rapporti inediti tra 'ndrangheta e Cinesi: noi raccogliamo questa testimonianza, rimaniamo molto sorpresi, poi dopo mesi ammazzano Lea Garofalo, a Milano, sciolta nell'acido, e ci accorgiamo che dalle indagini della polizia emerge che il furgone utilizzato dagli 'ndranghetisti era di un cinese, che non ha denunziato il furto del furgone stesso, quindi aveva forse qualche connivenza. Su Maniero, sui rapporti tra 'ndrangheta e Maniero, mi chiamano dei giornalisti adesso, dicendo che anche dalle loro indagini sono emersi rapporti 'ndrangheta-Maniero. La Magistratura farà i suoi accertamenti. Di certo Metastasi è il libro sulla 'ndrangheta che ha venduto di più negli ultimi anni. Ieri parlare di 'ndrangheta era un tabù, non se ne parlava. Poi Saviano ha fatto delle dichiarazioni a Vieni via con me sulla 'ndrangheta, sui presunti rapporti di connivenza tra Lega e 'ndrangheta, io poi sono uscito col libro a dicembre 2010 e finora ho venduto 90000 copie. Sì, c'è il successo di Vaticano S.p.a, c'è la mia faccia, ci sono tante cose, però abbiamo ottenuto il risultato di far conoscere la 'ndrangheta nelle sue dinamiche mentali quotidiane, che sono le peggiori che ci siano. Tu rinunzi a tua madre, per sottoscrivere il battesimo.

Se le mafie sono al Nord, come mai i media ci danno solo notizie di grandi operazioni d'arresto al Sud?

I media danno meno risalto alle operazioni al Nord, non è che non ne parlano, ma ne parlano poco, perché non c'è ancora la percezione che la mafia sia un problema del Nord.

Paola Settimini e Claudia Bertanza

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