MUSICA
Comunicato Stampa

Nell’album "Io donna io persona" di Mia Martini ritratti femminili, spiritualità e sonorità etniche

29/10/12

Un’altra emissione della collana "Mia Martini. Tutto il mio universo", in edicola, dal titolo emblematico e significativo "Io donna io persona". Ecco la recensione del disco con aneddoti e brevi note.

Un’altra emissione della collana "Mia Martini. Tutto il mio universo", in edicola, dal titolo emblematico e significativo "Io donna io persona". Ecco la recensione del disco con aneddoti e brevi note.

L’apertura spetta a “Io donna io persona” del 1976 la storia di tre donne (una cover-girl, una madre, una vedova) che difendono e ostentano i loro diritti in una società che tende a giudicare pesantemente. Il brano, come accadde per “Padre davvero”, incappa nella censura della Rai per il riferimento a temi considerati forti come l’erotismo e l’aborto.

E’ palese che, sin dal suo esordio, Mia Martini ha dato una svolta ai testi triti e ritriti dove imperano i cuori che fanno rima baciata con gli amori. E’ innegabile constatare in essi un risveglio femminile, nell’evidenziare la trasformazione dell’immagine di una donna che acquista coscienza di se, attraverso percorsi di dolore e di sofferenza, e di un’artista che ha precorso i tempi. Come si rileva anche in “Padrone” del 1975, tratto da Sensi e controsensi, nel quale l’uomo perde vistosamente terreno dimostrando in pieno la sua incapacità di comprensione di fronte ad una donna sempre delicatamente vigile che manifesta una sensibilità superiore.

A conferma dello stretto connubio tra l’artista e la donna, riecheggiano le parole della stessa Martini: ‘Vivo esattamente come canto, le emozioni che trasmetto passano attraverso il mio corpo; questo mio modo di essere, pur rappresentando la reale differenza tra una cantante e una grande interprete, lo pago a caro prezzo’.

C’è un brano, originariamente incluso in “Per amarti” del 1977, che segna l’inizio del sodalizio con Ivano Fossati, dopo che Mimì aveva partecipato come corista e duettato in “Anna di Primavera” nel primo album del cantautore inciso con la Rca “La casa del serpente”.

‘Sì, in effetti, commenta Fossati, fu quella la mia prima collaborazione in un suo disco. Quanto ai pezzi originali, scrissi per lei il testo e la musica di “Sentimento”. Quel successo, il fatto di essere così amata dal pubblico e dalle masse, non l’aveva privata del grande merito di essere anzitutto un’artista adorata dai musicisti. Una cosa che mi ha sempre colpito di lei, già prima di conoscerla. A quei tempi credo che fosse una delle pochissime cantanti italiane di cui i musicisti comperavano i dischi. E io ero tra quelli. Mi piaceva molto. Era un’esponente italiana di quelle forti, amata almeno dall’80% dei giovani di allora.

Un testo bellissimo, composto su una bellissima musica di Armando Trovajoli, è “Amori”: racconta di amori che nascono, vivono e restano per sempre e di altri che durano un attimo, il tempo di un brivido ed è già finito, che vivono di momenti, come parole del vento.

Giancarlo Bigazzi le regala "Lacrime", dedicata ironicamente alla nuova casalinga un po’ nevrotica, triste, innamorata che, mentre pulisce le pentole, vede scendere delle lacrime sul detersivo, inventandosi una telenovela.

Mia Martini ha inciso parecchie canzoni con riferimenti alla religione e alla spiritualità, un tema a lei molto caro. Apre la trilogia, presente in questa antologia, “Credo”, registrato agli albori dei 70, prima di passare dalla RCA alla Ricordi, intriso di una forte valenza, in una ricerca della verità e la necessità di pregare.

Come lei stessa dichiarerà: ‘Dio è presente in tutte le mie cose, nel mio amore per il lavoro, per la natura, per la gente. Uno dei miei primi dischi si intitolava proprio "Gesù è mio fratello". Dio è per me un’entità superiore senza la quale la mia vita non ha senso. Canto per comunicare con il cielo e qualche volta sento di riuscirci.’

Ed è con "La sola verità" del 1990, musica di Maurizio Fabrizio su testo di Guido Morra, che cielo, terra e mare diventano gli elementi centrali con i quali riflettere sulla bellezza impensabile, che l’occhio umano raramente coglie, sull’immenso amore nel silenzio, soffocato continuamente dalle parole, la mente orientata all’ignoto, la luce che appare nel vuoto. Richiami continui all’esistenza di Dio, anche se non espressamente nominato.

Nel 1992 tocca a "Dio c’è", inserita nell’album "Lacrime", che segna un ritorno alle tematiche degli esordi, scritta da Mimmo Cavallo, ha un testo realista sulla perdita di valori e sulla esistenza di Dio che, nonostante e malgrado tutto, resiste.

‘Non ci vuole tanto per trovare Dio, prosegue Mimì, non c'è bisogno di una coreografia speciale o di incensi particolari. Dio non è così lontano e distante da noi. Ce l'abbiamo nella realtà di tutti i giorni, nell'umanità di tutti i giorni, nella gente che soffre e anche perfino nella nostra presunzione, ce l'abbiamo dentro di noi’.

Mimmo Cavallo firma anche “Danza pagana” un pezzo in sette quarti. ‘Io, che l’ho scritto, dirà il suo autore, non riesco neanche a cantarlo. Lei lo interpreta benissimo, è estremamente difficile fare quel pezzo, è tutto dispari’.

Singolare la storia di “Buio”, inedito pubblicato postumo, ed è lo stesso Cavallo a rivelare i retroscena: ‘Lei l’ha inciso con entusiasmo, perché si è innamorata subito di questo brano in cui si è identificata e coinvolta nel testo. Purtroppo alla pubblicazione di esso si è opposto il produttore perché, avendo fiutato le potenzialità di successo commerciale del pezzo, bisognava aspettare e trovare l’occasione giusta per lanciarlo. Tra loro due ci sono state discussioni accese e Mimì ha preferito lasciare, allora, questo piccolo gioiellino nel cassetto. Sono proprio contento che questa canzone, che non è stata uno scarto, abbia finalmente visto la luce’.

Stessa sorte è toccata ad “In una notte così”, scelta anche essa per “Lacrime” e poi rimasta fuori con la seguente motivazione espressa dalla stessa Mia Martini: ‘Maurizio Fabrizio mi ha fatto ascoltare una cosetta banale con il testo di Guido Morra, e anche lui voleva che la presentassi al Festival, ho realizzato comunque il provino ma non mi ha entusiasmato…’.

Un altro prezioso compagno è Enzo Gragnaniello, e su di lui commenterà entusiasta: ‘è un grande artista e sono felice di questo incontro. Il suo in realtà è un dialetto napoletano trasformato in italiano, perché della sua lingua conserva alcune espressioni tipiche. La sua maniera di esprimere i concetti è molto semplice, ma anche molto toccante.’

La stima è ampiamente ricambiata dal musicista/autore:‘E così nasce questo grande rapporto forte tra me e lei, una interprete che ha trasformato con il passare degli anni la sua voce, non più quella vocina bella degli inizi, ma capace di vomitare note ed emozioni, e questo è cantare… solo John Lennon ha espresso come lei certe cose in maniera toccante’.

A Napoli lei si rigenera, è come mettersi sotto a un albero, lasciarsi risucchiare tutte le impurità e liberarsi da tutto il negativo che la circonda, e in questa raccolta è proprio Gragnaniello a fare la parte del leone con ben quattro brani.

In ordine di pubblicazione: l’energica “Statte vicino a me” in “Martini Mia” del 1989, la bellissima “Cercando il sole” sul tema dell’emigrazione, con sonorità particolari e la presenza di R.Sikus Ricuarte al flautopan, esiste un'altra versione, ricavata da una matrice diversa che dura 38" in più, pubblicata sulla raccolta "Indimenticabile Mia" del 1996. Ci sono i ritmi afrocubani su storie di sobborghi con frasi d’effetto in “Va a Marechiaro”, luogo- simbolo per rigenerarsi, e in “Scenne l’argiento”, un invito alla speranza per i giovani.

Da riconoscere che Mimmo Cavallo ed Enzo Gragnaniello hanno avuto forse il merito, nell’ultimo periodo artistico della indimenticata interprete, di soddisfare la voglia e la curiosità di Mimì nel tracciare nuovi percorsi musicali, a lei congeniali e che avessero, comunque, la prerogativa di coinvolgerla.

E, coerente a questa linea, sentirla dichiarare pubblicamente: ‘Non mi sono mai piaciute le rigide divisioni di generi, mi piace rischiare, sperimentare, emozionarmi quando canto, perché solo così posso emozionare chi ha voglia di ascoltarmi. Rock, jazz, canzone d’autore, musica leggera… sono solo definizioni di comodo, la gente ama qualcosa che colpisce al cuore, non una stupida definizione.




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