ARTE E CULTURA
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Nelle opere digitali di Dario Pennè ricorre spesso l'immagine di un bambino

03/11/09

La New Media Art è utilizzata per descrivere progetti che impiegano tecnologie mediatiche emergenti e si occupano delle potenzialità culturali, politiche ed estetiche di questi strumenti. L'artista digitale non guarda solamente, si considera un combattrente e sa che non è solo la percezione della realtà che è in ballo, ma la realtà stessa.

La New Media Art è utilizzata per descrivere progetti che impiegano tecnologie mediatiche emergenti e si occupano delle potenzialità culturali, politiche ed estetiche di questi strumenti.
L'artista digitale non guarda solamente, si considera un combattrente e sa che non è solo la percezione della realtà che è in ballo, ma la realtà stessa.
Nelle opere digitali di Dario Pennè ricorre spesso l'immagine di un bambino che si nasconde dietro una pianta, una palla, come in "Woman's-black", "Xpheres-man" o "Infinite- Way". Lo psicologo potrebbe individuarci un segno di timidezza o il desiderio di emergere dalla massa, ma poi la pittura di questo artista si fa più leggibile ed esplicita con "Xpheresland-Landscope.J." dove finalmente splende il sole del suo ingegno, che si estende in opere come "Searching-for-Infinity", di sapore metafisico e nelle opere surreali come "Morphanus" o "Of-wine Nature-and-Ruin".
Siamo di fronte ad un artista cosmopolita, che ha saputo scrivere sulla sua tavolozza immaginaria le storie più disparate, usando la fantasia dell'artista puro come un bambino che si entusiasma al volo di una farfalla o alla vista di un fiore. Pennè ha raggiunto, con la digital-art, dei confini che solo una fatasia come la sua poteva sperare di raggiungere, un mondo interiore fatto di sensazioni, di storie oniriche, surreali, forse futuriste.
Pur avvicinandosi alla concettualità, il lavoro di Dario Pennè presenta un'esteriorità che rimanda al surreale e l'aspetto caratteristico delle sue opere è proprio dovuto alla tecnica della digital-art.
In generale il lavoro di questo artista eredita dall'arte pop il repertorio dei colori e la moderna fisionomia dei soggetti.
Dario Pennè, in fondo, esaspera lo scientismo di quanti suppongono di poter connotare il profondo "io" celato in noi. L'artista usa un sarcasmo insofferente e anarchico per bersagliare inconsciamente quello stuolo di psicologi, sociologi e negromenti che si vantano di dare logiche spiegazioni al comportamento umano.
L'"io" di Pennè si sdoppia, triplica, si moltiplica, si incarna in sitiazioni paradossali e fugge ad ogni connotazione possibile.
L'intensità emotiva, la penetrazione e la tensione psicologica delle sue opere assegnano a questo artista un posto accanto ai più moderni interpreti del nostro tempo.
Il riferimento al reale non impedisce all'artista di esprimersi attraverso immagini che mascherano la realtà: la sua arte è espreessione di un'epoca in continua trasformazione e tensione spirituale,alla ricerca di nuove modalità di espressione e di una diversa visione del mondo.
Quello di Pennè è un sogno positivo, utopistico, come quello dell'età infantile nella quale ancora ci si poò appropriare delle cose vicine, toccandole, manipolandole, innestandole una nell'altra in nuovi e precari connubi.

Eraldo Di Vita



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