SOCIETA
Comunicato Stampa

Non abbassiamo la guardia

24/04/13

L’aumento delle morti per overdose è un chiaro segnale del peggioramento della situazione nel capoluogo emiliano, a cui bisogna rispondere prontamente e in maniera concreta

Bologna è una città accogliente, benestante, sicura. O forse lo era. Fino a pochi anni fa la nostra città era un punto di riferimento rispetto alle politiche di riduzione del danno, oggi registra un progressivo aumento delle morti e dei ricoveri per overdose. Il grido di allarme viene lanciato dalla Cooperativa Sociale Centro Accoglienza La Rupe, i cui operatori specializzati si confrontano quotidianamente con il fenomeno del consumo di sostanze nel capoluogo bolognese.
“La situazione è grave – afferma Caterina Pozzi, Presidente della Cooperativa La Rupe - come dimostrano le 5 morti per overdose registrate a Bologna solo dall’inizio dell’anno 2013. La riduzione del danno deve tornare ad essere un pilastro fondamentale dell’intervento nell’ambito delle tossicodipendenze”. A far temere l’escalation di decessi è infatti l’analisi dei dati dell’ Osservatorio Epidemiologico sulle Dipendenze della AUSL di Bologna, che mostra come negli ultimi tre anni i ricoveri e i decessi per overdose siano in costante aumento. I decessi per overdose costituiscono la manifestazione più tragica ed estrema del fenomeno, punta dell’iceberg di una dimensione di rischio a cui è esposta una popolazione molto più ampia di consumatori, giovani e meno giovani.
Dopo la chiusura del Drop-In nel 2010, un luogo dedicato all’accoglienza diurna dei tossicodipendenti di strada, non c’è stato l’auspicato ripensamento delle strategie di intervento nel delicato settore delle dipendenze e nemmeno il reinvestimento di fondi in altre più efficaci azioni di riduzione del danno. Si è così registrato un passo indietro nel processo di assistenza ai tossicodipendenti e ai consumatori di sostanze, con notevoli ripercussioni non solo su questa popolazione specifica, ma sull’intera comunità cittadina, stando alle cifre prese in esame dagli operatori.
“Di fatto, l’Unità di Strada e l’Unità Mobile del SerT, sono rimasti i soli a intercettare direttamente i consumatori, diffondere informazioni e ricevere indicazioni sulle problematiche connesse alla tossicodipendenza e al consumo in strada”. Questo il parere di Claudia Iormetti, psicologa e coordinatrice dell’Unità di Strada. “Non bisogna abbassare la guardia o credere che, non percependo in maniera manifesta la presenza dei consumatori, il problema non sussista. La sola formula repressiva non è sufficiente e si dimostra peraltro più onerosa rispetto alla messa in campo di interventi di tipo preventivo. Inoltre, nel fronteggiare un fenomeno così complesso, tagliare i fondi destinati ad alcuni interventi di riduzione del danno non si traduce in una semplice diminuzione delle azioni messe in campo ma rischia di vanificare l'effetto dell'intervento nel suo complesso, senza di fatto ridurre i costi per la collettività che invece aumentano sia a livello economico ma anche e soprattutto a livello umano”.
Bologna, a detta di chi vi si opera quotidianamente sul campo, è una città dagli equilibri delicati, che per certi versi sta assumendo sempre di più una dimensione metropolitana: una grande Università che attira migliaia di studenti da ogni parte d’Italia, aree più e meno degradate caratteristiche dei grandi centri urbani, una importante stazione ferroviaria e un polo fieristico. E’ una città che esercita una forte attrazione su una popolazione eterogenea e, spesso, “di passaggio”, alla quale è sempre più importante fornire i servizi e la tutela adeguati.
“E’ necessario aumentare la presenza di operatori qualificati per le strade della città – afferma Claudia Iormetti – andare dove ci sono i consumi, intercettando le domande, ascoltando i bisogni e costruendo strumenti in grado di dare risposte efficaci. I comportamenti di consumo sono poco visibili, nascosti… la conoscenza e la possibilità di intervenire passano attraverso un lungo lavoro di osservazione e di costruzione di relazioni Occorre individuare i fattori di rischio e strutturare adeguati dispositivi di protezione; si tratta di un lavoro difficile, che richiede la partecipazione di soggetti diversi, pubblici e privati.”.
La drastica diminuzione degli interventi di riduzione del danno ha naturalmente avuto, negli ultimi anni, un impatto sul monitoraggio della salute pubblica in città. In assenza di luoghi o situazioni in cui sia possibile stabilire una relazione di fiducia con questa fascia “invisibile” di tossicodipendenti e consumatori, infatti, viene a mancare la possibilità di favorire le condizione di salute di queste persone, non riuscendo dunque a ridurre non solo il pericolo delle overdose, ma nemmeno i rischi che essi contraggano e contribuiscano a diffondere malattie contagiose (tubercolosi, HIV, epatiti…).
Anche sotto il profilo economico, è possibile sviluppare alcune considerazioni. Osservando i costi, infatti, è evidente come l’opera di prevenzione rappresenti un risparmio notevole di risorse rispetto ai ricoveri ospedalieri e alla detenzione in carcere. L’Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria stima il costo di un detenuto in circa 400 euro al giorno. Eliminando determinati interventi come quelli di riduzione del danno, di fatto si rischia di andare ad aumentare il numero dei reclusi, con un nulla di fatto e ripercussioni ben peggiori. Il periodo detentivo, seppur limitato, si rivela spesso altamente traumatizzante per i consumatori che, a fronte di questa esperienza, faticano ulteriormente a reintegrarsi nella società, a trovare un’occupazione e a uscire dalla loro condizione emarginazione.
La Cooperativa Sociale La Rupe, preso atto dell’aumento dei casi di overdose, mortali e non, avverte la necessità di un intervento deciso sul territorio, “Proprio i numeri che si stanno registrando dimostrano in maniera inequivocabile come il fenomeno del consumo di sostanze, nel suo complesso, rischi di essere sottovalutato”, afferma Caterina Pozzi, “abbassare la guardia e ritardare ancora le risposte in merito agli interventi di riduzione del danno costituisce un elemento di forte rischio per consumatori e collettività e porta a ripercussioni notevoli già a breve scadenza, come purtroppo testimoniato dai decessi e dai molti ricoveri per overdose registrati dall’inizio dell’anno”


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