ARTE E CULTURA
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'Non uccidere!' Lévinas e gli uomini, Lévinas e gli animali

16/09/11

Le note riflessioni di Lévinas sul volto umano, il volto dell’altro, del fratello che anzitutto dice “non uccidere”, se sottoposte all’ipotesi di un Altro-animale (anziché umano) danno esiti problematici...

Come accennato, riprendiamo facendo un notevole salto in avanti nel tempo per trattare la questione animale in Emmanuel Lévinas (1905-1995).
In questa seconda parte dello studio non seguiremo un preciso ordine cronologico, passeremo da Lévinas a Lacan per poi tornare indietro (come fa Derrida ne "L'animale che dunque sono") fino a Heidegger.

Le note riflessioni di Lévinas sul volto umano, il volto dell’altro, del fratello che anzitutto dice “non uccidere”, se sottoposte all’ipotesi di un Altro-animale (anziché umano) danno esiti problematici. Particolarmente evidenti proprio perché l'applicazione avviene sulle basi teoriche di un pensatore così felicemente immerso nella delicata questione del rapporto con l’alterità e del suo rispetto.

Derrida scrive che Lévinas, “non si sente riguardato, se si può dire, dall’animot, e non gli riconosce nessuno dei tratti attribuiti al volto umano […] mai che io sappia Lévinas evoca lo sguardo dell’animot come sguardo di un volto nudo e vulnerabile cui ha consacrato tante analisi così belle e toccanti”, e in effetti Lévinas sostanzialmente tralascia, non si occupa, nei suoi splendidi studi, della questione animale.

Ci si domanda quindi se il primo comandamento levinasiano, il non uccidere, sia evocato o meno dal volto dell’Altro-animale. Ovvero, vale anche per una mucca, un topo, un pesce?

John Llewelyn pose questa interessante domanda a Lévinas nel 1986. Lévinas rispose: “Il volto umano è assolutamente differente ed è solo dopo che noi scopriamo il volto animale. Non so se il serpente ha un volto. Non sono in grado di rispondere a questa domanda. È necessaria un’analisi più specifica”.

Anche in questo caso la problematica animale funge da questione trasversale in grado di raggiungere le basi costitutive di un intero sistema di pensiero, facendolo traballare.
Perché per Lévinas non essere in grado di rispondere alla domanda di Llewelyn significa non conoscere appieno (filosoficamente parlando) il concetto alla base di molte delle sue riflessioni, non conoscere appieno cos’è un volto. Si chiede allora Derrida, questo non sapere “non è forse un rimettere in discussione tutta la legittimità del discorso e dell’etica del ‘volto’ dell’altro, la legittimità e anche il senso di tutta la proposizione dell’altro, sull’altro come mio prossimo, mio fratello, ecc.?”

Torniamo alle parole di Lévinas: "“Il volto umano è assolutamente differente ed è solo dopo che noi scopriamo il volto animale".
Cosa vuol dire "il volto umano è assolutamente differente"? E soprattutto quale conseguenze se ne potrebbero trarre? Impossibile rispondere senza mettere in bocca a Lévinas idee che non ha mai specificato di avere. Difficile inoltre poter obiettare alle parole successive (appaiono d'una verità evidente): a quale essere umano oggi giorno parlando di volto del fratello non verrebbe subito in mente il volto di un altro essere umano?

"Non so se il serpente ha un volto. Non sono in grado di rispondere a questa domanda. È necessaria un’analisi più specifica".

Tuttavia Lévinas, interrogato direttamente sulla questione animale, non apporta tesi dell'ultimo minuto e non nega che un discorso sul rispetto della vita dell'altro possa essere imbastito anche nei confronti degli animali. Sospende sostanzialmente il giudizio: "Non sono in grado di rispondere a questa domanda".

Ora, la stima di Derrida nei confronti di Lévinas la si può evincere già dalle parole citate nel mezzo del post. Quello che preme sottolineare qui, insieme a Derrida, è come la questione animale sia in grado di mettere in crisi una straordinaria quantità di teorie filosofiche, che di essa non si sono curate, oppure che l'hanno affrontata e messa sbrigativamente da parte tramite giudizi dogmatici.



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