Paper e Osservatori, Anfov riparte da qui. Non convince la governance dell’Adi
Il think tank torinese riparte con un’analisi sui servizi convergenti nelle Tlc e prepara gli appuntamenti di Smau su cloud, Unified communication e smart city. Sotto i riflettori del consiglio le ultime scelte del governo in materia di agenda digitale
Riconfermato Achille De Tommaso alla presidenza, e nominato Franco Morganti come presidente onorario, Anfov è pronta a ripartire per non fare mancare il suo contributo per lo sviluppo dell’Agenda digitale e delle telecomunicazioni in particolare.
Il think tank torinese, che ha giocato un ruolo importante ai tempi del bando sul Wimax oltre che in materia di Ngn e affini, supportando l’azione dell’Authority, si prepara al ritorno dopo la sosta estiva. In ottobre, in occasione di Smau, Anfov presenterà infatti l’edizione annuale di tre dei suoi Osservatori.
Cloud computing e managed services, Unified communication & collaboration e Smart cities sono gli argomenti degli incontri che si svolgeranno in occasione della fiera milanese il 24 ottobre.
Intanto, a breve, sul sito sarà disponibile il paper messo a punto da Augusto Preta di It Media Consulting che affronta l’evoluzione dei servizi convergenti e analizza le strategie delle telco.
Il paper di Preta vuole essere solo il primo di una serie di contributi che l’Associazione intende fornire. Questa forma di comunicazione, più veloce e diretta, si aggiunge ai classici incontri con la presentazione dei lavori degli Osservatori, i quali rimangono i contesti operativi per eccellenza in cui si misura la capacità di analisi di scenario, confronto e proposta tradizionalmente espressa dall’associazione.
Dal punto di vista dei contenuti, Achille de Tommaso ha sottolineato l’importanza di proseguire nell’analisi sul futuro delle telecomunicazioni, il ruolo degli over the top e lo sviluppo della nuova tecnologia Lte, ma di lavorare anche sul fronte della sicurezza delle reti.
Il presidente di Anfov ha ricordato inoltre l’importanza del digital divide sottolineando i risultati di un’indagine condotta su un migliaio di piccole e micro imprese in area di divario digitale che si dichiarano tutte soddisfatte del tipo di connessione a disposizione.
Questo, ha insistito, porta a farci delle domande sul digital divide perché in realtà molte aziende di Internet sembra non sappiano cosa farsene.
“Il problema – ha ricordato Roberto Azzano di Net Consulting, vicepresidente Anfov con delega all’analisi dei mercati emergenti – è che il digital divide italiano riguarda soprattutto i servizi. L’esempio classico sono i sistemi di pagamento che ci vedono agli ultimi posti delle classifiche europee. E’ un problema di assenza di offerta. Pa e aziende non implementano soluzioni all’altezza della situazione per fare in modo che si possa pagare online”.
Questo porta l’utente, soprattutto se piccolo, a chiedersi cosa fare con certi strumenti. L’analisi sul digital divide e su cosa si debba intendere oggi con l’espressione divario digitale porta Anfov a collegarsi al tema dell’Agenda digitale sulla quale l’Associazione da tempo ha espresso dei rilievi. Come osservato sul Manifesto pubblicato di recente, l’Agenda è troppo concentrata sulla Pa, mentre nel frattempo altre preoccupazioni sono emerse riguardo la governance.
Alla guida dell’Agenzia affidata ad Agostino Ragosa si somma lo spezzettamento delle competenze fra i vari ministeri e un ulteriore comitato guidato da quello che il premier Enrico Letta ha definito “Mr. Agenda digitale”, Francesco Caio.
Un meccanismo complicato, al quale bisogna aggiungere le resistenze delle corporazioni che, come è il caso della ricetta elettronica da parte dei medici, ostacolano le riforme e l’innovazione. “La Pa vede l’informatizzazione come un nemico – osserva Roberto Azzano – e l’arrivo delle nuove tecnologie una perdita di ruolo e potere”. Per questo sarà interessante vedere quali risultati otterranno gli encomiabili sforzi di Agostino Ragosa per la riduzione da 4000 a 40 del numero di datacenter e il discorso relativo agli open data che in un domani molto vicino potrebbero essere messi in pista da un over the top molto più veloce della Pa.
Altro tema che Anfov è interessata a sviluppare è sicuramente quello della Tv.
“Con la chiusura del digitale terrestre – ha osservato Stefano Ciccotti di Raiway, anche lui confermato vicepresidente con delega al comparto televisivo – la filiera nazionale dell’hardware è passata da fatturato 100 a fatturato 15 con una situazione di crisi molto forte per un settore che conta, tra diretto e indotto, alcune migliaia di addetti nei vari comparti, dal manifatturiero all’installativo”. Si tratta di aziende cresciute con il digitale, dotate di forti competenze, che oggi si sono fermate a causa dell’esaurimento del mercato interno”.
“Qualcuno sta cercando di riposizionarsi all’estero sui mercati orientali, anche in Paesi come il Kazachistan o il Turkmenistan che possono rappresentare un possibile sbocco. La filiera però è formata da Pmi che scontano sempre una certa difficoltà a presentarsi come sistema sui mercati esteri”.
Non mancano quindi gli ambiti di intervento di Anfov, che punta ad allargare il
numero delle aziende aderenti per riconfermare il proprio ruolo di stimolo, analisi e confronto sul mondo delle telecomunicazioni e dell’Ict in generale, dove oggi si intersecano più player con ruoli differenti che hanno cambiato radicalmente un settore dai contorni sempre meno stabili e definiti.