SOCIETA
Articolo

Quando le minacce diventano opportunità- articolo di Carlo Romanelli

04/06/13

Questo editoriale è dedicato Michelangelo Patròn, il Direttore del CFMT, recentemente scomparso, uno che il lavoro ce l’aveva e che si stava occupando di chi lo aveva perduto.

Sono di queste ore le notizie che aggiornano i dati sulla disoccupazione, che affermano che quasi 4Milioni di italiani non hanno lavoro e che più del 40% dei giovani italiani si trova in questa terribile condizione che toglie il respiro ed il senso del futuro. A seconda della fonte, pare si sia tornati indietro di 10 anni, o di 25, o forse anche di 30. Ogni persona sensibile si chiede come sia stato possibile arrivare a questo punto e, nonostante si sappia benissimo, fiumi di parole si spendono quotidianamente per cercare significati e soluzioni che il più delle volte assomigliano all’attribuzioni ad “altri” delle principali responsabilità di questa condizione, a seconda del pulpito da quale parte la predica. Anche ora, nel preciso momento in cui sto scrivendo questo editoriale, in una delle principali radio nazionali scorrono le percentuali sul grado di fiducia di cui i principali attori organizzati possono godere nel loro agire quotidiano, e chi ha i migliori risultati gongola sentendosi così legittimato ad attribuire altrove le responsabilità primarie di tutto questo, come se ci si trovasse in un gigantesco gioco di società, un tragico role playing di strategia militare di tipo “MAD” (Distruzione Mutua Assicurata). Una follia, per l’appunto, alla quale partecipato players che sembrano più interessati alla distruzione del lavoro, che alla sua creazione.
Rimane il fatto che chi si trova nella condizione di perdere il posto di lavoro (o di non riuscire a trovarlo o ritrovarlo), si trova pressochè completamente solo, ed in solitudine deve affrontare il proprio percorso.
Ciò che sta accadendo riguarda naturalmente anche il management, categoria che alterna il ruolo di vittima e carnefice di queste dinamiche del mercato del lavoro, e che in pochi anni ha terribilmente diminuito il proprio peso quantitativo (meno 41% tra dirigenti ed imprenditori, secondo una fonte autorevole com’ è quella Confindustriale). Si potrà anche affermare che per un manager perdere il lavoro è meno drammatico rispetto a chi non lo ha mai trovato ovvero a chi si trova in condizioni di maggiore debolezza professionale, ma resta il fatto che la perdita del lavoro rimane sempre e comunque un momento di grande destabilizzazione personale, soprattutto quando accade in un segmento di età a rischio di “rottamazione”.
Nel 2010 sono stato chiamato con altri professionisti a progettare un percorso di sostegno per manager licenziati dalle aziende, perché il fenomeno stava già iniziando a presentare dimensioni epocali, e non si poteva stare con le mani in mano. Fu così che il CFMT – la business scholl di Confcommercio e Manageritalia – lanciò il progetto denominato “Comincio da Tre”, con l’obiettivo di accompagnare e sostenere manager in standby nel loro personale percorso di riposizionamento professionale.
Dopo tre anni di lavoro e 900 manager che hanno fatto parte di questo percorso ne è uscito un libro, “Out of Office – Storie di manager che si sono reinventati il futuro” che io, gli altri autori (Massimo Dal Monte e Gian Piero Scilio) e l’editore (Franco Angeli nella collana T-Lab di CFMT), abbiamo voluto dedicare a tutte le persone private del lavoro, anche se non sono manager.
Il volume ha l’ambizione di colmare un vuoto nel panorama della letteratura manageriale, mettendone al centro le Storie di persone che loro malgrado hanno dovuto affrontare il tema della discontinuità professionale; uno storytelling che mette le persone sotto i riflettori piuttosto che le analisi che gli esperti possono produrre.
Il capitolo che ho scritto all’interno di questo libro si chiama “Quando le minacce diventano opportunità”; ero indeciso se mettere il punto interrogativo ma poi, anche grazie al contributo degli storytellers che hanno lavorato con me a questa parte della pubblicazione – Paolo Viglianisi, Roberto Salvaggio e Andrea Patrick Ungaro – (ci sono anche le storie di altri manager che fanno riferimento ad altri capitoli del libro), ho preferito la versione affermativa.
La mia tesi, come già sanno coloro che seguono i miei editoriali su questo sito, è che una minaccia non si presenti come un’opportunità nel momento in cui si manifesta, ma che lo possa diventare ne tempo, a patto che la si affronti con grande energia, coraggio e volontà di non mollare mai. Questa volontà non nasce per caso e quasi mai da sola, ma è il frutto di un enorme lavoro personale che si basa su due pilastri determinanti in quella fase, la capacità di resistenza e l’alimentazione di un atteggiamento di ottimismo realistico: su questi due assets vanno concentrate tutte le energie disponibili nel processo di ricerca di un nuovo posizionamento professionale. Il processo è prima di tutto identitario, perché mette alla prova le fondamenta che nel tempo hanno costruito la percezione soggettiva di Sé come “persona al lavoro” e quindi, in parte, la propria visione personale.
Per questo, e grazie alle persone che ho incontrato e con le quali ho affrontato questo tema negli anni, sono convinto che per tentare il percorso di trasformazione della minaccia della perdita del lavoro in una potenziale opportunità di riscoperta identitaria sia necessario maturare alcune forti consapevolezze di fondo, affrontare la discontinuità con alcuni atteggiamenti di base, per poi orientarsi ad alcune possibili soluzioni.
Di fronte alla perdita del lavoro ho identificato “sei consapevolezze” da maturare, “tre atteggiamenti” da maturare e “tre soluzioni” possibili.
Sei Consapevolezze
1. Rendersi conto che l’Incertezza è dentro le organizzazioni;
2. Comprendere che il senso di appartenenza si trasforma;
3. Accettare il fatto che l’indice di successo della carriera è la longevità della stessa, piuttosto che lo status;
4. Concentrarsi sul fatto che le minacce diventano opportunità solo se le si affronta con energia;
5. Comprendere ed accettare che il sostegno è decisivo;
6. Rendersi conto che perdere il lavoro per un manager non è un dramma.
Tre Atteggiamenti
1. Non mollare mai
2. Allenarsi;
3. Affermare la propria “visione personale”
Tre Soluzioni
1. Fare riferimento alla forza del networking;
2. Costruire la propria “cassetta degli attrezzi”;
3. Accettare di cambiare per essere/restare se stessi.

Nel libro ho cercato di costruire il significato di ciascuno di questi elementi, cercando di uscire dalla retorica e dai luoghi comuni che spesso li accompagnano., nella speranza di poter dare un reale e concreto contributo a chi sta cercando di capire come ricostruire un percorso umano e professionale, a partire dalla propria Identità.
MI auguro che anche che possa essere un contributo di idee anche per le aziende e per chi il lavoro non lo ha perduto, alla ricerca di spunti di empatia pragmatica della quale le organizzazioni e le relazioni che le sorreggono hanno così tanto bisogno in questa fase.
Il volume è nelle librerie dal 25 Maggio.
Dedicato a tutte le persone private del lavoro.



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Net Working srl
Responsabile account:
Marilù Cecere (Responsabile pubblicazioni)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere