GASTRONOMIA
Comunicato Stampa

Riconoscimento comunitario per il vino bio

28/02/12

Le riflessioni di Confagricoltura Bergamo sulla nuova normativa per il vino biologico. Marcassoli (direttore): "Il regolamento colma l’attuale vuoto normativo"

Dalla prossima vendemmia i viticoltori biologici potranno utilizzare il termine “vino biologico” sulle etichette, apponendo un logo rappresentato da una foglia con dodici stelle, tra cui una cometa, su fondo verde: è la conseguenza del nuovo regolamento sulla materia approvato recentemente a Bruxelles. A questo proposito la Sezione vitivinicola di Confagricoltura Bergamo si è riunita per esaminare i contenuti del provvedimento.
“Vi sono indubbiamente alcuni lati positivi – sottolinea Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura Bergamo e di Confagricoltura Lombardia –. Finalmente il consumatore potrà riconoscere il vino biologico attraverso l’apposito logo, come accade per tutti gli altri prodotti biologici.”
“Sotto il profilo giuridico – aggiunge Aldo Marcassoli, direttore di Confagricoltura Bergamo - il regolamento colma l’attuale vuoto normativo, che faceva considerare biologico il vino ottenuto semplicemente da uve biologiche e non tramite un processo di produzione biologico. Questo consentirà di armonizzare le regole sulla produzione biologica a livello europeo, a partire dai numerosi standard previsti nei singoli Stati membri”.
Il regolamento vieta alcune pratiche enologiche invasive, che possono modificare la composizione del prodotto, e stabilisce i limiti di utilizzo di alcuni coadiuvanti e additivi.
Pur approvando questo importante passo avanti, i produttori di Confagricoltura avrebbero preferito tuttavia che si adottasse un regolamento più restrittivo, in grado di valorizzare meglio il prodotto italiano, che si conforma a standard qualitativi più elevati che nella maggior parte degli altri Paesi produttori. “Tra le altre cose avremmo desiderato una maggiore riduzione dell’uso dei solfiti – spiega Giavazzi -. Purtroppo, si è dovuti scendere ad un compromesso con i Paesi del Nord Europa che, per difficoltà climatiche e tecnologiche, sono soliti usarne in grandi quantità.”.

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