Salari Bassi. Che dice il governatore della Banca d'Italia? Che fare?
Il Governatore della Banca d’Italia ha dichiarato che i salari che percepiscono i lavoratori italiani sono bassi e non in media con le retribuzioni erogate in Europa
SALARI BASSI,
LA PRESA DI POSIZIONE DEL GOVERNATORE DELLA BANCA DI ITALIA.
AUMENTARE I SALARI È NECESSARIO, RISPARMIARE SULLA SPESA PUBBLICA È CORRETTO, INVESTIRE IN RICERCA DA PARTE DEGLI IMPRENDITORI E DELLO STATO È DECISIVO, CREARE NUOVO LAVORO È LA RIVOLUZIONE DA FARE.
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco.
Il Governatore della Banca d’Italia ha dichiarato che i salari che percepiscono i lavoratori italiani sono bassi e non in media con le retribuzioni erogate in Europa
E’ una affermazione che condividiamo, che conosciamo da sempre come lavoratori e ci sembra importante che proprio in questa fase Mario Draghi lo affermi, facendone addirittura un elemento di denuncia sociale.
L’analisi è perfetta, esiste una forbice troppo grande tra quanto eroga il datore di lavoro e quanto percepisce il lavoratore, le tasse ed i contributi che pagano i salariati italiani sono tra le più alte in Europa. Questo lo sappiamo bene, come sappiamo bene che gli imprenditori italiani non amano rinnovare i contratti di lavoro, preferiscono dare 30 euro al mese di aumento ai propri dipendenti come una munifica elargizione, come stanno facendo alcune grandi e medie imprese quali: Fiat, Alenia,Riello ecc ecc.
Sono 15 anni che il sistema delle imprese italiane persegue con determinazione la politica dei bassi salari e della precarietà. Infatti, affianco alle retribuzioni che crescono poco o niente, si affianca il ricorso al lavoro nero, a tutte le forme possibili di assunzione.
La flessibilità viene intesa come uno strumento per tenere i salari bassi e non come una risorsa aggiuntiva alle potenzialità della impresa.
Gli industriali italiani sono convinti che pagare poco i propri dipendenti è il sistema con il quale garantire la propria azienda.
Il lavoro deve essere pagato poco per principio, ecco perché si preferisce investire in paesi lontani e sfruttare le favorevoli condizioni che vengono offerte da paesi poveri e dove i sindacati sono molto deboli.
Alcune grandi e medie imprese preferiscono chiudere gli stabilimenti in Italia, licenziare i lavoratori, ma aprire nuove fabbriche in Tailandia e Cina e nei paese dell’Est. dove i salari sono meno di un terzo di quelli Italiani.
Corredata a questa politica di impoverimento del nostro paese, si assiste al tentativo di delegittimazione costante del Sindacato, che da parte sua, non riesce ad attivare politiche unitarie di contrapposizione a queste tendenze.
Il caso del Protocollo con il Governo è emblematico, si trattava di sistemare l’intera riforma delle pensioni approvata dal governo precedente di centro destra e di sistemare la materia legislativa legata alla precarietà dei giovani ed alla nuova Previdenza, ed anche in questo caso sono state registrate divisioni più che hanno indebolito il fronte del lavoro.
La piattaforma degli imprenditori italiani è semplice: salari bassi, libertà di assunzione e di licenziamento, pagare meno tasse possibili, essere sostenuti dal Governo quando sono in crisi. Un esempio di questa strategia capitalistica sono i fallimenti di Parmalat e di Cirio. In tutti e due i casi il costo dei salari pagati ai dipendenti non ha inciso sugli enormi deficit accumulati dai due gruppi, anzi, i lavoratori sono gli interpreti del mantenimento delle potenzialità delle aziende, anche se vedono messi in discussione i fondi liquidazioni ed il monte salari.
Quali le ragioni per cui Mario Draghi si preoccupa dei salari dopo essersi preoccupato del deficit del debito pubblico?
La risposta è nella presa di coscienza della bassa crescita economica del nostro paese, le previsioni per l’Italia sono sì un aumento del PIL poco superiore all’uno per cento e questo significa una difficoltà complessiva del sistema delle imprese italiane che con l’euro forte hanno difficoltà di esportazione. Infine, il costante aumento del costo del petrolio e del gas per l’energia, preoccupa non poco il sistema della Finanza Italiana.
Ecco, la ricetta di Draghi: l’aumento delle tasse pagate dagli italiani deve essere indirizzato verso la diminuzione del debito pubblico e l’aumento dei salari.
Far crescere la capacità di spesa dei cittadini, che di fronte all’aumento dei prezzi, indotto da questi problemi finanziari, devono essere in grado di reggere i consumi, altrimenti si imbocca una strada di depressione dalla quale difficilmente si potrà uscire, se non con una perdita di potere economico degli imprenditori e conseguentemente della intera società.
Come si vede i trenta euro elargiti come anticipo contrattuale da alcuni imprese sono un segnale utile alle proprie politiche e dipende dalla difficoltà in cui si trovano in questa fase, dovuta più alle crisi di liquidità del sistema che per una crisi effettiva.
Quale è la strada che deve essere percorsa, allora? Innanzi tutto una nuova solidarietà della società italiana, ritornare alla cultura della responsabilità collettiva, nessuno può stare veramente bene se il suo benessere dipende da quello degli altri e non può essere costruito contro o a scapito della società.
In secondo luogo aumentare i salari è necessario, risparmiare sulla spesa pubblica è corretto, investire in ricerca da parte degli imprenditori e dello Stato è decisivo, creare nuovo lavoro è la rivoluzione da fare.
Se si riuscirà, almeno in parte a fare queste cose, sarà possibile anche una riforma della politica e della società.
Concludiamo dicendo che è importante il salario, vi sono molte implicazioni dietro la sua struttura e per questo esso è ancora rilevante nella società italiana .
Napoli, 29/10/07