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Salone dell'Auto Ginevra 2010

12/03/10

Il Parere del design Manager Jacopo Bargellini

Come sempre, al suo ritorno dal Salone dell’Auto di Ginevra, intervistiamo Jacopo Bargellini, Design Manager, Giornalista e docente all’Istituto Europeo di Design di Milano

Jacopo, quali impressioni hai riportato da Ginevra?

Intanto occorre dire che quando il Salone di Ginevra segue quello di Francoforte, come è il caso quest’anno, c’è sempre un effetto deja vu, che tuttavia non pregiudica la soddisfazione di averlo visitato.
Parlerei subito di un calo, rispetto a Francoforte di focus sul green, o blue che sia, cioè la tematica ecologica.
Se è vero che l’argomento è ormai una commodity, si capisce come molti, l’auto elettrica, l’hanno piazzata dietro a novità che puntavano, in primis, sulla linea, come peraltro è giusto che sia, dato che Ginevra è il salone dello stile, non del politically correct.
Eccezione, o meglio, eccezionale, la Ferrari, che con il suo prototipo ibrido verde opaco, su base 599, si lancia nel mercato del green con un chiaro occhio ai suoi clienti californiani, obbligati ad inquinare sempre meno.
In Italia, francamente, non riesco proprio ad immaginare un acquisto di Ferrari che prescinda dal rombo di un 12 o almeno di un 8 cilindri.

Andando con ordine, direi che ciò che mi ha colpito di più è questa atmosfera rinascimentale, intesa con una accezione più negativa che positiva : rinascimento maturo, quasi manierista, circolazione trasversale di idee a cui tutti attingono, in maniera assai meno originale di quanto facesse Raffaello con Leonardo e Michelangelo.
La nuova Porsche 918 copia il frontale dalla Ferrari Modena, la nuova Cayenne copia il retro dal Suv lexus, la nuova Mercede F800, peraltro a mio parere la regina del Salone, nelle sue forme esterne, soprattutto nel taglio laterale dell’anteriore, è più una serie 3 BMW rivisitata che una nuova CLS.
Se copiare, ormai in alcuni casi occorre usare questa parola, non è una novità, di solito le “ ispirazioni “si trovavano in fascia bassa e media, quella alta gratificandoci di vera invenzione, ma evidentemente, o si è a corto di idee o si ritiene che se uno schema funziona tanto vale ricalcarlo, anche se non fa parte del linguaggio del Brand.
Passando ad un altro fronte, se Ginevra è il Salone dei carrozzieri, devo dire che quest’anno ne ho trovati veramente tanti, segno che se dall’alto si dimostra un po’ di stanchezza, dal “basso”, si fa per dire, emerge una forte vitalità.
A partire da un improbabilissimo veicolo all terrain ,il Gazal 1, della King Saud university dell’Arabia Saudita, per passare ad una simil auto di Paperone, ai limiti della caricatura, la Geneva, nomi come

Irmscher, Edag, Gumpert, Sportec, AC Schnitzer, Luma design, TechArt, Fasb design, per non citarne che alcuni, dimostrano come la piccola serie, il custom, la personalizzazione, anche estrema, godano di un interesse sempre maggiore presso coloro i quali possono permettersi il one-off.
Maestri di stile in questo senso la Touring, con la Splendida A8GC s, e l’Idea Institute con un magnifico coupè di una tonalità di rosso scuro metallizzato veramente intrigante.

Triste vedere come ormai, anche nel peso dei loghi , non esista più Pininfarina, ma solo Bollorè, con un’auto che definire inutile è un eufemismo, e come Bertone tenti di risalire la china con il coupè Pandon su base Alfa Romeo con soluzioni estreme, quali tutta la fiancata che si apre facendo da portiera.
Puntando alla quantità, più che alla qualità del design tuttavia, un paio di cose intriganti nel coupé di Bertone si trovano: i sedili biotech, come rami intrecciati, e, nel retro, una rivisitazione dello stile layer flat in cui tante superfici flat ortogonali si accalcano una sopra l’altra.

Singolare la dicotomia dell’uso dei colori nel complesso a Ginevra: se la gamma media presenta il multicolor, vedi Ford, Renault, Kia, in gamma medio alta predominano i soliti bianchi neri e grigi, mentre al vertice troviamo gli shade of Silver ed i cipria metallizzati tendenza peraltro già evidenziata nei miei precedenti report e qui incarnata, al top, dalla Ferrari california.

In ordine sparso vorrei citare lo splendido spider Peugeot SR1, splendido si ma Peugeot, la Giulietta Alfa Romeo, un po’ un pasticcio tra la mito e la 146 con la plancia chiaramente copiata dalle BMW; poi l’interno della toyota elettrica FTEV II, splendido esempio di technoretrò , la Boxster spyder che finalmente è bella anche da chiusa e la Toyota FT86 riuscito coupé rosso scuro.

Sovietica la nuova BMW serie 5, disequilibrato nel laterale posteriore il nuovo crossover della Mini, terribile il “coupettone” 4 porte di Hyundai, con un posteriore a sbalzo come fosse una terrazza sul mare, inquietante la proposta di Hispano Suiza.

Un segno dei tempi la presenza della DR, sconosciutissimo ( ai più) marchio italiano low cost che da alcuni anni sta vendendo il clone della toyota rav 4 , il cui stand, enorme e vuoto, era a due passi da quello della Ferrari.

Infine due parole per la nuova serie 1 di Audi, che avrà successo più per il nome e la taglia che per il design e che si aggiunge alla lista delle piccole di tendenza antiMini,alle quali aggiungerei, assai più bella e di sicuro successo , la Citroen DS3.

Per chiudere, fatemi ritornare sulla Mercedes F800 che merita un plauso sia per la sua linea esterna, veramente accattivante, sia per gli interni, una vera contaminazione di stili che vengono direttamente dal mondo dell’arredamento.


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