ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Settimo incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” sui fatti del ‘70.

12/07/21

Reggio Calabria: incontro da remoto con il Circolo Culturale “L’Agorà” sulla Rivolta del 1970. Il sodalizio culturale reggino con il tema “La politica industriale in Calabria dal dopoguerra ai moti di Reggio del 1970”. Continua la serie di conversazioni su quella che è stata definita la rivolta urbana più lunga dell’Italia repubblicana.

Foto“La politica industriale in Calabria dal dopoguerra ai moti di Reggio del 1970” settimo appuntamento sui moti di Reggio del 70” questo il titolo del nuovo incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Si tratta del settimo incontro organizzato nel mese di luglio da parte del sodalizio organizzatore reggino, che inserirà per tutto il periodo di luglio altri temi e momenti di approfondimenti e/o analisi su quelle vicende storiche che coinvolsero la Città dello Stretto. I moti di Reggio Calabria, esplosero il 14 Luglio 1970, concludendosi dopo 10 mesi di aspre battaglie per le vie e le piazze della Città che venne poi assediata dai mezzi cingolati con i carri armati che entrarono con forza in città. Oltre all’intervento militare, ci furono trattative serrate e compromessi politici, il cosiddetto “Pacchetto Colombo”, che portarono ad una divisione degli organi istituzionali della Regione Calabria (la sede della Giunta a Catanzaro, quella del Consiglio a Reggio Calabria). Quindi all'indomani della rivolta di Reggio Calabria per l'attribuzione della sede degli organi regionali, il Comitato interministeriale per la programmazione economica dispose un programma di investimenti industriali da realizzare in Calabria ed in Sicilia predisposti da aziende a partecipazione statale e da aziende private. Furono investite ingenti somme che si oscillavano intorno ai duemila miliardi delle vecchie lire per collocare la Calabria nelle posizioni competitive nel campo della chimica e della siderurgia, con un indotto di diecimila unità lavorative. Quel progetto era stato elaborato come "misura compensativa" rispetto alla mancata assegnazione della sede del capoluogo a Reggio. In quella circostanza, l'allora presidente del consiglio dei ministri Emilio Colombo inserì nel suo pacchetto l'insediamento del quinto centro siderurgico a Reggio, la Liquichimica di Saline Joniche. La crisi della siderurgia fece naufragare il progetto del centro siderurgico, mentre la Liquichimica di Saline Joniche non entrò praticamente in funzione. L'area di Gioia Tauro venne in seguito designata come sede di una nuova centrale elettrica ENEL a carbone anch'essa mai realizzata. Nacque così il gran sogno del "Quinto centro siderurgico" della Piana di Gioia Tauro, un impegno di lavoro che rimase una chimera per settemilacinquecento lavoratori. Posa della prima pietra, 25 aprile 1975 alla presenza dell’allora Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, Giulio Andreotti . Stessa sorte ebbe la Liquichimica di Saline Joniche, un impianto che doveva generare bioproteine per mangimi animali, venne chiuso dopo appena due mesi di attività. Solo dopo avere speso quel fiume di denaro le Istituzioni conclusero che la produzione era "altamente inquinante". E l'impianto venne bloccato. Per centinaia di operai iniziò il purgatorio della cassa integrazione, durato 18 lunghi anni. Da queste cifre la conversazione a cura del Circolo Culturale „L'Agorà”, alla quale parteciperà in qualità di relatore Andrea Guerriero (socio del sodalizio organizzatore) e cultore di storiografia economica. La prossima conversazione organizzata dal sodalizio culturale reggino, nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 16 luglio.



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