Standard & Poor's conferma rating Italia
Gianni Lepre (economista): “Una notizia che soddisfa le aspettative, adesso governo impieghi i fondi del Pnrr e colmi i gap”
Non era mai successo che un’agenzia internazionale di rating promuovesse così palesemente il nostro Paese attribuendo ben 3 B e spostando l’outlook da stabile a positivo. Un evento storico del genere ha un unico motivo: è evidente che il governo Draghi sta lavorando bene sia nelle misure governative che in quelle previsionali con un Pil che non è mai volato tanto in alto se consideriamo la crisi economica dal 2007 fino alla pandemia.
“Quella di Standard & Poor’s è stata solo una conferma, ma noi le premesse le conoscevamo già - esordisce Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 e notista dell’Agenzia di Stampa Italpress - come eravamo certi dell’exploit del Pil che adesso corre verso l’8%”. Il prof. Lepre che tra le altre cose è presidente del Club delle Eccellenze del Made in Italy e Segretario generale di OroItaly, ha poi continuato: “L’Agenzia stima una crescita del Pil del 6%, prevedendo un forte incremento degli investimenti ed un sostanziale miglioramento del rapporto deficit/pil. In effetti quota crescita, che noi espandiamo fino ad oltre l’8%, è un segno importante che le riforme pro- Crescita stanno avendo i primi risultati, dando una bella spinta anche agli investimenti che nel 2021/2022 dovrebbe subire un buon incremento, e tutto questo con un anno di anticipo rispetto alle previsioni iniziali”. Ovviamente la medaglia ha sempre due facce, e se la prima l’abbiamo appena analizzata, l’altra, sempre secondo Standard & Poor’s, potrebbe essere un sostanziale arretramento rispetto alle attuali posizioni, quindi una decrescita possibile senza una linearità di intenti e di azioni. “E’ proprio per questa doppia faccia della medaglia - conclude poi l noto economista, volto noto del Tg2 Italia - che invitiamo il governo a continuare sulla linea dettata dall’esperienza e dalla lungimiranza di Draghi. Questo si sostanzia, nelle prossime settimane, nell’utilizzo capillare dei fondi del Pnrr per il rilancio del marchio Italia, ma anche e soprattutto con la consapevolezza di aver colmare il gap tra le due Italie, non più accettabile e tollerabile in un periodo storico che necessità di unità e non di divisioni territoriali”.
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