The Bellrays: sabato 23 Aprile @ Vinile 45
Attivi da più di 10 anni i BELLRAYS propongono una devastante miscela di garage rock in stile Stooges e soul di derivazione Motown. La voce straordinaria della cantante di colore Lisa Kekaula unita al muro di suono del resto della band da vita ad un live rock n'roll davvero straordinario.
SABATO 23 APRILE
THE BELLRAYS
+ SADDY MELLORY
a seguire
NOT DISCO by Marco Obertini psichedelia/new wave/electro rock n'roll
VINILE 45
Via del Serpente, 45
Zona Ind. Fornaci
Brescia
Ingresso 8 euro riservato tesserati Arci
INFO: 335/5350615
www.myspace.com/vinile45
www.myspace.com/thebellrays
I BellRays, ormai sulla scena dai primi anni ’90, sono nati in California dall’unione tra la vocalist Lisa Kekaula (che inizialmente si esibiva come cantante jazz) e il chitarrista Bob Vennum. Nel 1996 il batterista Ray Chin e il chitarrista Tony Fate si uniscono al gruppo, portando Bob Vennum a suonare il basso.
Solo un paio di anni prima, ed esattamente nel 1994, la formazione embrionale dei BellRays decide di dar vita a una propria etichetta discografica, la Vital Gestures, che stampa la maggior parte del materiale prodotto dal gruppo.
Esibendosi in lunghi tour che li ha portati in giro per i club di Los Angeles, fino ad approdare al prestigioso South By Southwest Festival nel 1999, i BellRays arrivano finalmente alla pubblicazione del primo album, Let It Blast.
Ispirati dalla musica degli Stooges, MC5 e di James Brown danno alle stampe, nel 2001, Grand Fury, al quale segue la ristampa del loro primo vero esordio, In The Light Of The Sun, originariamente realizzato nel 1993.
I Bellrays però non sono l’ennesimo gruppo che tenta di fare il verso a nessuno con un rock bianco più o meno tirato, loro combinano le due anime di Detroit, quella più punk e underground delle band citate e quella più black della Motown. Rock duro e soul, punk e funk potrebbero sembrare una formula azzardata che va per estremi nel tentativo di fare colpo sull’ascoltatore, invece “Have a little faith” è un disco con una sola anima, molto scura.
Merito della voce di Lisa Kekaula che con le sue interpretazioni dà alla scaletta uno spirito davvero black. E merito di un gruppo di musicisti capaci di condensare influenze e intenzioni in un unico suono, vario ma coerente.
Nel maggio del 2002 nei negozi arriva MEET THE BELLRAYS, compilation rimasterizzata dei primi due dischi del gruppo, GRAND FURY e LET IT BLAST. la Poptones di Alan McGee ha deciso di riportare alla luce il meglio dei BellRays, le perle nascoste che in undici anni di carriera erano rimaste inviolate, o quasi, da un pubblico forse poco attento. “Meet the BellRays” unisce brani estratti dai primi due lavori del gruppo californiano, “Grand fury” e “Let it blast”, in modo perfetto: non fosse altro che i BellRays sono sempre stati coerenti nelle loro scelte formali, prediligendo la strumentazione classica di chitarra, basso, batteria e voce e dimenticandosi, nemmeno a dirlo, di ogni diabolico congegno moderno che gli studi di registrazione potrebbero offrire, oggi. La voce acida e imperante di Lisa lacera brani violenti come l’iniziale “Too many houses in here”, o la burlesca “They glued your head on upside down” da “Grand fury”, combinando l’abrasiva intensità del punk e la durezza dell’hard rock con passi più riflessivi, dove trovano posto il gospel e il soul che tanto profumano di Motown. Tutto ciò proviene certamente da qualche parte, ma la sorte vuole che quel luogo non esista più. O, verosimilmente, arriva in superficie dalle viscere e dall’anima di chi, questa musica, la cerca ogni giorno.
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