SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Turismo odontoiatrico: Adesso gli operatori nazionali corrono ai ripari

20/06/11

E’ troppo tardi cercare un rimedio adesso? Non si può sapere. Il fatto è che oggi, dopo dieci anni di sviluppo nel turismo odontoiatrico e nelle cure all’estero, i nostri dentisti cercano di fermare l’emorragia di clienti.

Dieci anni di turismo odontoiatrico e sanitario più in generale hanno creato un vero fenomeno di costume, che si è sovrapposto alla necessità pratica di curarsi senza rovinarsi economicamente. Gli italiani hanno trovato la maniera di curare il proprio aspetto a prezzi accessibili, rendendo così difficile la vita dei dentisti nazionali. La contromossa che ci si aspetta adesso sembra essere una serie di accordi con i policlinici universitari, che verrebbero abilitati a svolgere prestazioni ed interventi di tipo odontoiatrico con finanziamenti parzialmente provenienti dalle pubbliche “riserve”, più specificamente da fondi sanitari integrativi, che dovrebbero aiutare a ridimensionare il fenomeno delle cure all’estero.
Al di là della notizia, quello che sembra di vedere dietro le righe, è un tentativo maldestro di fronteggiare una scelta ormai già fatta dall’opinione pubblica del nostro paese su come curarsi in modo conveniente, al fine di poter rimettere a nuovo il proprio sorriso. Un tentativo quindi di influenzare la scelta di partire con un incentivo a restare. Qualcuno cerca di giustificare le politiche nazionali di difesa della professionalità nostrana con pretesti del tipo “occorre difendere la professionalità nazionale, non bisogna fidarsi degli operatori esteri, non si sa mai a cosa si va incontro”. Un modesto parere: dieci anni di turismo odontoiatrico non si spiegano se la costante non fosse stata una ottima qualità e prezzi convenienti non motivati dalla scarsità del servizio e dei prodotti forniti. Diversamente, non sarebbe durato così a lungo, specie con i dentisti italiani alle calcagna. Il fatto che nessuno abbia potuto farci niente è dovuto proprio alla vera convenienza a parità di qualità.
Sembra proprio che la diffidenza non sia la caratteristica dei pazienti italiani. Anzi, per rincarare la dose possiamo proprio dire senza timore di smentite che il turismo odontoiatrico è stato seguito ed imitato anche da altri settori della sanità, come ad esempio la chirurgia estetica. Ad esempio, una donna italiana poteva, e può tuttora andare all’estero per una liposuzione o per rifarsi il seno, oppure ancora un lifting facciale, risparmiando cifre importanti rispetto allo stesso intervento fatto in Italia. Anche i chirurghi estetici in Italia avrebbero bisogno di rilanciare una politica di rientro in patria e di prestazioni all’interno del nostro territorio, ma evidentemente lo sforzo da fare in questo senso è troppo elevato. Infatti i nostri connazionali oramai conoscono bene le cliniche estere, e chi c’è già stato le raccomanda ad altri, raccontando la propria esperienza. Chissà se prima o poi questa moda o consuetudine di abbinare viaggi ed interventi all’estero subirà una diminuzione?



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