ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Un racconto grafico per la Residenza Arcimboldi di Milano

12/10/11

Opera realizzata in esclusiva da Shuhei Matsuyama

Non sempre, per “incontrare l'arte” è necessario andare in un museo; a volte basta raggiungere quartieri, piazze, palazzi, stazioni o parchi. E’ proprio in questi ambienti che trova spazio e libertà di espressione la Public Art, movimento artistico che pone l’accento sul processo pittorico piuttosto che sull’oggetto, creando una sintonia tra artista e pubblico. Nel rispetto di questa filosofia l’artista giapponese Shuhei Matsuyama ha realizzato una prestigiosa opera pittorica all’ingresso della “Residenza Arcimboldi” di Milano, adiacente all’omonimo teatro.

La Residenza Arcimboldi nasce nella "Nuova città studi di Milano" alla Bicocca, un quartiere nella zona nord di Milano completamente riprogettato negli ultimi anni, ben collegato al centro e che offre un integrazione completa tra residenza, servizi e attrezzature pubbliche. In questo nuovo contesto urbano si inserisce il racconto grafico del Maestro Matsuyama dal titolo Shi-on (Suono), una rappresentazione artistica che accoglie all’entrata dell’edificio i residenti per dare loro un piacevole e insolito “ben tornato a casa”. Il senso di precisione del gesto, i giochi di sovrapposizione della materia e la scelta cromatica stabiliscono quel sottile rapporto di continuo rimando tra segno e suono. Il murales trasforma una semplice parete bianca, prima, in una incantevole e suggestiva onda di colori, dopo, definita proprio “Before-After” dello stesso autore. Lo spazio comune diventa così un vero e proprio momento di condivisone con la comunità.

Quest’opera muraria rappresenta la manifestazione tangibile del pensiero di Matsuyama che punta a sensibilizzare la comunità sul ruolo pubblico dell’arte. Inoltre, porre un lavoro di questo calibro in luoghi insoliti ma di uso pubblico sottolinea l’estrema sensibilità dei committenti nel intercettare la valenza collettiva di un’arte all’avanguardia.

L’installazione rappresenta l’inizio di una fruizione democratica dell’arte, che si smarca da un linguaggio autoreferenziale, per incentivarne l’utilizzo in ambienti comuni. In questo modo un numero sempre più crescente di persone potrà essere rapito delle emozioni e sensibilizzato al valore dell’opera stessa.

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