Una cucina che sa di genuino
Un territorio si offre a chi lo vive secondo ciò di cui la natura lo ha dotato e secondo la storia che gli abitanti vi hanno scritto sopra. D'altro canto chi abita un territorio se ne appropria e lo manifesta in diversi modi. Senz'altro il più legato alla memoria della terra è quello delle tradizioni gastronomiche.
Un territorio si offre a chi lo vive secondo ciò di cui la natura lo ha dotato e secondo la storia che gli abitanti vi hanno scritto sopra. D'altro canto chi abita un territorio se ne appropria e lo manifesta in diversi modi. Senz'altro il più legato alla memoria della terra è quello delle tradizioni gastronomiche.
Il territorio pontino non fa eccezione e offre "viaggi" nella tradizione culinaria che sono insoliti, diversificati e gratificanti per il palato e la curiosità del viaggiatore. Questo perché la gastronomia pontina possiede due anime come la geografia e la storia della sua terra, una piana fino a pochi decenni fa paludosa, stretta tra mare e monti e segnata dalla divisione tra papato e regno borbonico: da una parte la cucina dei monti Lepini, Ausoni ed Aurunci e dall'altra quella di pianura di recente acquisizione, in cui si sono incrociate le cucine dei primi coloni, soprattutto veneti e toscani, arrivati con la bonifica agraria diversi decenni fa.
A queste si sono mescolate le preparazioni a base di pesce delle sue coste e ne è uscita una cucina particolare, che profuma delle erbe selvatiche delle sue colline e che si arricchisce dei particolari formaggi dei suoi pascoli. Folaga con le olive, linguine con l'aragosta alla ponzese, polenta e lumache o baccalà, zuppa di cicerchie di Campodimele, rane fritte, la tiella di alici di Gaeta, la frittata di sedano di Sperlonga, la zucca al forno, la scafata alla moda di Cori, il primo sale, la mozzarella di bufala di Fondi, anguille al sugo, gamberetti di fiume fritti, broccoli e salsiccia di Monte San Biagio, conditi con l'olio delle olive di Itri e innaffiati dai vini di Terracina e Le Ferriere. Sono riferimenti continui ad un territorio che, dominato dall'acqua, è stato generoso ma difficile da abitare, richiamandosi alla cacciagione di palude, all'agricoltura di collina e montagna, alla pesca di pesci "poveri" ma buoni e molto salutari.
Se il cibo è il principale elemento di cultura materiale che caratterizza un'area territoriale, rispecchiandone la complessità attraverso il gusto, la cultura, la natura e l'umanità che vi sono coinvolte, per mezzo della cucina tipica, la gastronomia pontina legge e fa leggere il suo territorio attraverso la memoria del gusto, base di ciò che è conosciuto oggi per definire chi siamo e siamo stati a noi stessi e a chi ci vuol visitare.
Cucina che profuma di erbe, di olio di oliva, di salmastro e di bosco, di semplicità e immediatezza, lontana dalle dotte elaborazioni dei cibi, che privilegia il sapore "genuino" della pietanza e perciò "moderna" nel pieno senso del termine, ancora oggi è cucina di popolo, di frugalità, che mantiene il ricordo degli elementi della terra che l'ha generata e della gente che li ha associati e utilizzati nelle sedimentazioni del tempo e attraverso la quale il visitatore può gustare in un viaggio gastronomico la vita quotidiana delle diverse località che caratterizzano la terra pontina.
Recuperare, coltivare, innovare e condividere con il turista i sapori che vengono, ancora oggi, dati al cibo della terra pontina educa gli abitanti e l'ospite visitatore al rispetto dell'identità, che difende ognuno di noi dalla massificazione delle peculiarità delle diverse espressioni culturali.
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