ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Università, Pagano (Era): il ‘solo inglese’ è ormai questione di Stato, italiano o no

05/06/13

La volontà di trasformare le nostre Università in fucine di cervelli pensanti e parlanti solo in inglese e non più italiano è diventata ormai questione di Stato. L’unità d’Italia, il sapere nella nostra lingua deve ancora esistere o no? Il Politecnico di Milano continua a propendere per il no, decidendo, contro la sentenza del Tar Lombardia, di appellarsi al Consiglio di Stato. Il quale, ironia dei nomi, dovrà decidere se lo Stato italiano debba divenire mera entità geografica o meno.

«La volontà di trasformare le nostre Università in fucine di cervelli pensanti e parlanti solo in inglese e non più italiano è diventata ormai questione di Stato. L’unità d’Italia, il sapere nella nostra lingua deve ancora esistere o no? Il Politecnico di Milano continua a propendere per il no, decidendo, contro la sentenza del Tar Lombardia, di appellarsi al Consiglio di Stato. Il quale, ironia dei nomi, dovrà decidere se lo Stato italiano debba divenire mera entità geografica o meno.

Solo inglese, solo inglese, recita come in un mantra la maggioranza del Senato accademico meneghino. Solo inglese, solo inglese ripetono molti studenti politecnici anglobalilla, fautori, in un mondo all’incontrario, non della guerra come igiene del mondo, bensì del suicidio collettivo per la fine del mondo in italiano». Questo il commento del Segretario dell’Era al ricorso del Politecnico di Milano.

«Niente a che vedere con la tanto acclamata ‘internazionalizzazione’ delle università italiane e con la possibilità di attrarre maggiormente gli studenti stranieri - prosegue Pagano - È evidente che l’internazionalizzazione si fa nella propria lingua, puntando ad internazionalizzare l’italiano e non ad ucciderlo con la lingua di inglesi e americani: questa ha un solo nome, colonizzazione. Certo è importante conoscere altre lingue, come inglese, cinese etc. ... ma, intanto, perché i linguamadre inglese non ne apprendono nessuna? Perché lasciare loro questo vantaggio a scapito nostro?

Ed ecco perché la questione è ormai di giustizia, giustizia linguistica, certo, ma sempre giustizia. Ecco perché la questione della lingua federale europea e del diritto all’esperanto per l’intera umanità è questione cruciale per la democrazia nel sapere».



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