Villa Benedetta a Roma ovvero “Il Vascello”
Procedendo da Porta S. Pancrazio lungo l’omonima in direzione dell’Aurelia antica non si può non notare un’originale struttura architettonica: quel che resta di Villa Benedetta più nota, per la sua forma,come “Il Vascello”. - di Raffaele Caldana
Procedendo da Porta S. Pancrazio lungo l’omonima in direzione dell’Aurelia antica non si può non notare un’originale struttura architettonica: quel che resta di Villa Benedetta più nota, per la sua forma,come “Il Vascello”.
Singolarissimo destino per un singolarissimo edificio: eretto, secondo il Cartari, nel 1663 sotto il patrocinio del re di Francia Luigi XIV, fu pressoché totalmente distrutto nel 1849, durante l’assedio della città, dai soldati francesi del presidente Luigi Napoleone Bonaparte.
Elpidio Benedetti fu l’enigmatico e misterioso personaggio che fece costruire, per se, questa villa. Di lui, infatti, si hanno frammentarie ed incerte notizie bibliografiche: la notorietà gli viene principalmente per l’essere stato agente in Roma, del cardinale e primo ministro del re di Francia Giulio Raimondo Mazzarino, presumibilmente dal 1645 fino alla morte del Cardinale, poi del Re di Francia.
Fonte primaria di notizie è l’epistolario del Cardinale Mazzarino: qui troviamo che il nome di Elpidio Benedetti era accompagnato dalla qualifica di abate ma non si evince se onorifica, con quale titolo, o se fosse abate nullius.
Sembra poi, dalle stesse lettere, che i compiti assegnati al Benedetti fossero alquanto modesti e riguardanti prevalentemente la spiccia amministrazione e limitati ruoli di rappresentanza.
Una volta il Mazzarino si lamentò con il cardinale Grimaldi che il Benedetti sollecitava affari a sua insaputa e con suo grande disappunto; un’altra gli raccomandava d’occuparsi solo di piccole ed irrilevanti questioni.
Secondo alcuni, comunque, quella offerta dalle documentazioni note è solo un’immagine di facciata che nascondeva la vera attività di valido agente segreto.
Alla Morte di Mazzarino (1661) organizzò, in Roma, solenni onoranze funebri che poi descrisse in“Pompa funebre nell’esequie celebrata in Roma al cardinal Mazzarino nella chiesa dei SS. Vincenzo
Nel 1663, come già detto, secondo il Cartari fu posta la prima pietra di villa Benedetta: il lavoro era stato affidato da Elpidio Benedetti a Plautilla Bricci che disegnò il progetto e ne fu architetto con il fratello Basilio.
Plautilla Bricci nacque in Roma il 13 Agosto 1616 da Giovanni e Chiara Recupita e fu membro dell’Accademia di S. Luca quale pittrice ed architetto.
La Bricci, afferma il D’Armailhacq, era legata da un rapporto di stretta amicizia con suor Maria Eufrasia della Croce, pittrice anche lei e sorella di Elpidio.
Difficile stabilire se la scelta della dama architetto fosse propria del Benedetti o favorita dalla sorella suora; sta di fatto che il mecenatismo e la probabile amicizia di Elpidio Benedetti verso l’artista si protrasse per lungo tempo.
I vascelli erano un tipo di nave in uso, nelle diverse forme e dislocamento da 3.000 a 4500 tonnellate circa, dalla prima metà del secolo XVII fino alla metà del XIX secolo. Avevano una lunghezza media di 55-65 m. ed una larghezza di 14-16 m. con tre alberi e due o tre ponti; 74 cannoni erano la dotazione di quelli più piccoli, a due ponti, e da 90 a 110 cannoni quella dei più grandi, a tre ponti.
Il nome “Il Vascello” è stato dato alla costruzione per la sua rassomiglianza ad una di queste navi veleggiante tra marosi di pietra.
Se l’incisione del Vasi ci può dare un’idea di quale fosse l’aspetto esterno della villa, è solo dalla pubblicazione “La villa Benedetta descritta”, Roma 1676, dello stesso Benedetti, sotto lo pseudonimo di Matteo Mayer, che possiamo immaginare l’originalità e la ricchezza dei motivi architettonici interni.
I ritratti di Luigi XIV e d’altri re di Francia con quelli di gentildonne francesi ed italiane ornavano, in medaglioni a stucco, un salone al piano terra.
Arricchivano, al piano superiore, pitture di Francesco Allegri, Pietro da Cortona e Giovan Francesco Grimaldi; si dovevano, invece, a Plautilla Bricci, la pala d’altare della cappella, raffigurante l’Assunzione della Vergine e l’affresco nella volta del timpano della Galleria nel quale era rappresentata la “Felicità” attorniata da figure allegoriche; all’immagine del cardinale Mazzarino, protettore dell’abate Benedetti, era dedicato un intero salottino.
Sempre da A. Armailhacq veniamo a sapere dell’incarico, per la decorazione della cappella di S. Luigi nella chiesa di S. Luigi dei Francesi, dato dal Benedetti nel 1664, alla stessa Bricci.
Nel frontespizio de “Il Mondo piangente ed il Cielo festeggiante nel funerale apparato dell’esequie celebrate in Roma nella Chiesa di S. Luigi de Francesi alla gloriosa memoria di Anna d’Austria e regina di Francia” (Roma 1666) il Benedetti si qualifica quale “agente del Re Cristianissimo” ma i soli segni della sua attività sono alcune pubblicazioni quali: “Raccolta di diverse memorie per scrivere la vita del Cardinale Giulio Mazzarino romano primo ministro di Stato nel Regno di Francia” pubblicata, senza data, a Lione e, sempre a Lione, nel 1682, un volume di poesie “Le glorie della virtù nella persona di Luigi il Magno” in onore di Luigi XIV.
Di Elpidio Benedetti si sa ancora che nel 1677 fece dono a Plautilla Bricci dell’usufrutto a vita di una sua casa sulla strada che conduceva a S. Francesco a Ripa e che tali disposizioni vennero rinnovate nel testamento del 1690.
La Bricci, secondo quanto sostengono alcuni autori, morì dopo il 1700, probabilmente monaca, in un convento.
Dopo la morte di Elpidio Benedetti la villa … già, ma questa è un’altra storia.
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