ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Azimut Holding: Semestrale al 30 giugno 2015

23/07/15

Record storico del Gruppo raggiunto in soli 6 mesi. Pietro Giuliani: “prevedo un Utile netto consolidato a fine anno tra € 220 – 300 milioni” Nel 1H 2015:  Utile netto consolidato: € 180 milioni (+120% sul 1H14)  Ricavi consolidati: € 415 milioni (+61% sul 1H14) Nel 2Q 2015:  Utile netto consolidato: € 53 milioni (+16% sul 1H14)  Ricavi consolidati: € 176 milioni (+25% sul 1H14)

Il Consiglio di Amministrazione di Azimut Holding SpA (AZM.IM) ha approvato oggi la relazione semestrale al 30 giugno 2015; qui di seguito si presentano i dati principali:
 Ricavi consolidati nel 1H15 pari a € 414,7 milioni (rispetto a € 258,4 milioni nel 1H14)
 Utile ante imposte consolidato nel 1H15 pari a € 206,7 milioni (rispetto a € 83,6 milioni nel 1H14)
 Utile netto consolidato nel 1H15 pari a € 180,4 milioni (rispetto a € 81,8 milioni nel 1H14)
La Posizione Finanziaria Netta consolidata a fine giugno 2015 risultava positiva per € 339,6 milioni (era di € 303,9 milioni a fine giugno 2014 e di € 312,4 milioni a fine dicembre 2014). Nel semestre la cassa generata dalle attività operative è stata di € 218 milioni e sono stati pagati dividendi ordinari per circa € 103 milioni.
Il totale delle masse gestite a fine giugno 2015 raggiunge i € 30,2 miliardi; il dato comprensivo del risparmio amministrato e gestito da case terze direttamente collocato arriva a € 35,2 miliardi. La raccolta netta nei primi sei mesi dell’anno è stata di ca. € 3,9 miliardi, record storico per il Gruppo, anche grazie al consolidamento delle masse di alcune JV estere che hanno contribuito per ca. € 1,6 miliardi, portando così il peso delle masse fuori dall’Italia a raggiungere il 12% sul totale.
Positiva l’attività di reclutamento di promotori finanziari e private banker: nel primo semestre 2015 il Gruppo e le sue divisioni hanno registrato 80 nuovi ingressi, portando il totale delle reti del Gruppo Azimut a fine marzo a 1545 unità.
Pietro Giuliani, Presidente e CEO di Azimut, commenta: “Quello appena concluso verrà ricordato come il miglior semestre del Gruppo sia sotto il profilo economico-finanziario con un utile netto di 180 milioni di euro, sia a livello di crescita delle masse e di raccolta netta che da inizio anno sfiora i 4 miliardi. A testimonianza che il nostro modello di business caratterizzato da una forte integrazione fra gestione e distribuzione, e da una dimensione ormai internazionale è solido, flessibile e fortemente attrattivo per clienti, promotori finanziari e private banker.”
Inoltre: “Riteniamo corretta e doverosa l’attenzione posta da Consob sulla tutela degli interessi dei clienti che è il principio e il fondamento su cui Azimut ha sempre agito. Prova ne sia che dal 1992 ad oggi, “nonostante” le nostre commissioni di performance, la performance media ponderata netta ai nostri clienti è superiore a quella media dei nostri concorrenti nello stesso periodo di oltre 20 anni di oltre l’1% all’anno. Inoltre è utile ricordare che i nostri financial partner non sono remunerati sulla base delle commissioni di performance e dunque non vi sono rischi che, in base a ciò, ai clienti venga consigliato un fondo piuttosto che un altro. Certo, sui costi deve esserci la totale trasparenza, ma chi fa questo lavoro e si relaziona quotidianamente con i clienti, sa bene che alla fine quello che viene da loro riconosciuto sono i ritorni offerti e la qualità del servizio. Due semplici elementi che io stesso, come cliente, ho valutato quando a seguito della modifica del patto di sindacato di Azimut e la vendita del mio pacchetto di azioni ho deciso di investire il 100% dei 40 milioni (al netto delle tasse pagate) sui fondi lussemburghesi del Gruppo senza alcuna agevolazione sulle commissioni di performance. Se ritenessi quest’ultime un fardello avrei agito diversamente, magari nascondendomi dietro il principio della diversificazione, e così sicuramente farebbero anche i nostri 180.000 clienti. Se poi ci sarà un intervento normativo, non prevedo impatti di medio periodo come abbiamo dimostrato già nel 2005, con un repricing effettuato in seguito ad un cambio di normativa sui fondi italiani. Il nostro modello è flessibile e capace di adattarsi ai cambiamenti che il
contesto pone in modo positivo. Mi appare comunque eccessiva l’attenzione posta sulle commissioni di performance e sull’incidenza sul nostro conto economico, soprattutto se relazionate al nostro utile che, seppur ragguardevole e in crescita, non è “fantascientifico”. Al di là di tutte le considerazioni, crediamo che il valore dato ai clienti espresso da una performance media ponderata netta da inizio anno pari al 6% , due punti superiori all’industria, sia la risposta più esaustiva alla salvaguardia dei loro interessi.”

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