SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Batteri resistenti agli antibiotici, una pandemia mondiale. Prima causa di morte nel 2050 con 10 milioni di decessi ogni anno

18/05/22 Veneto (Padova)

Epicentro: il 30-50% delle infezioni è prevenibile attraverso buone pratiche preventive OMS: tornare a concentrare gli investimenti pubblici e privati sullo sviluppo di antibiotici efficaci che, usati appropriatamente, possano invertire le attuali preoccupanti previsioni.

PexelsPadova 17 maggio 2022 – La resistenza antimicrobica (AMR) è una delle principali cause di morte a livello globale, con un carico potenzialmente superiore a quello dell'Hiv o della malaria. I dati sono sorprendenti: nel 2019 i decessi di 4,95 milioni di persone sono stati associati alla concausa di infezioni batteriche resistenti ai farmaci. Mentre 1,27 milioni di decessi sono stati causati direttamente dall'AMR. La minaccia di AMR è stata segnalata da tempo, come pure le misure necessarie per affrontare la resistenza antimicrobica: aumentare la consapevolezza pubblica, una migliore sorveglianza, una migliore diagnostica, un uso più razionale degli antibiotici, accesso ad acqua pulita e servizi igienici, ridurre l'impiego di antibiotici alla sola terapia mirata in zootecnia e per gli animali da compagnia, abbracciare la One Health e investimenti per la ricerca di nuovi antimicrobici e vaccini – sono state costantemente raccomandate in rapporti come The Lancet Infectious Diseases Commission on Antibiotic Resistance nel 2013 e il rapporto O'Neill nel 2016.
Si torna a parlare di antimicrobico resistenza (AMR) e l’occasione è l’evento di Motore Sanità, “NUOVI MODELLI DI GOVERNANCE OSPEDALIERA PER GLI ANTIBIOTICI INNOVATIVI: “DA UN ACCESSO RAZIONATO A UN ACCESSO RAZIONALE E APPROPRIATO” con focus Veneto, organizzato con il contributo non condizionante di MENARINI. Il tavolo di confronto ha contribuito ad aprire un dialogo tra tecnici e dirigenti ospedalieri su questo aspetto cruciale per il successo di queste terapie innovative. L’obiettivo è stato la ricerca di un corretto e condiviso place in therapy che rappresenti un uso ragionato e razionale piuttosto che solamente razionato.

Epicentro, portale di epidemiologia per la sanità pubblica a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sulla base di varie pubblicazioni, da tempo evidenzia come solo il 30-50% delle infezioni sia prevenibile attraverso buone pratiche preventive. Se a questo livello la strada per una buona efficienza del sistema è molto battuta ma ancora lunga, ancor più lunga è, però, quella della ricerca di nuove terapie che riescano ad arginare e limitare questo fenomeno.
Le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono drammatiche sull’impatto futuro dell’antimicrobico resistenza, indicandola come prima causa di morte nel 2050, con 10 milioni di morti ogni anno.
A queste seguono le allarmanti analisi della Banca mondiale dell'economia: impatto sui costi sanitari con aumenti globali entro il 2050 tra 300 miliardi di dollari a oltre 1 trilione di dollari all'anno.
Di fronte a questo scenario i vertici dell'OMS hanno indicato come sia fondamentale tornare a concentrare gli investimenti pubblici e privati sullo sviluppo di antibiotici efficaci che, utilizzati appropriatamente, possano invertire le attuali preoccupanti previsioni, “poiché stiamo esaurendo tutte le opzioni utili”. Alcune aziende di settore con senso di responsabilità, hanno dato seguito a questi appelli, ricercando e producendo nuovi antibiotici estremamente efficaci per sostenere questa sfida. Ma ora la nuova sfida sarà: come ottenerne un uso appropriato a livello di singolo territorio.

E ora uno sguardo all’Italia. Secondo le stime, l’Italia è tra i Paesi in senso negativo a livello di antibiotico-resistenza, la superano in Europa solo la Romania e la Grecia.
I numeri sono impressionanti: un report pubblicato nel 2019 redatto dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) riportava che circa la metà dei morti europei per infezioni ospedaliere da batteri resistenti agli antibiotici avviene in Italia. Il risultato finale è che chi entra in ospedale rischia, nel 10% dei casi, di contrarre una infezione ospedaliera. Inoltre, si calcola che 1 paziente su 10 quindi, in ospedale, possa infettarsi e molto frequentemente tale germe è resistente agli antibiotici. Lo scenario è allarmante e fa comprendere quanto sia importante non distogliere l’attenzione sull’antimicrobico resistenza (AMR).
Le infezioni correlate all’assistenza, a livello europeo, hanno un impatto economico complessivo per la società pari a 1,5 miliardi di euro all’anno. In Italia una recente analisi condotta dal EEHTA del CEIS dell’Università di Tor Vergata (Mennini FS e Sciattella P, 2021) ha evidenziato come le infezioni correlate all’assistenza compaiono in media in 32 casi ogni 1.000 ricoveri acuti in regime ordinario (52 casi ogni 1.000 ricoveri solo nel 2019). La valorizzazione delle infezioni mediante stima delle giornate aggiuntive per singolo Drg ha comportato una stima media annua pari a circa 600 milioni di euro.

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