SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Dieta, microbiota e stili di vita: la nuova frontiera nella prevenzione del cancro colorettale

Secondo le ultime stime dello IARC (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), in Italia il tumore del colon-retto si conferma la seconda causa di morte per neoplasia, dopo il cancro del polmone. Mentre l’incidenza nelle popolazioni più anziane è in diminuzione grazie ai programmi di screening, si guarda con attenzione ai dati nelle persone più giovani.

FotoUn recentissimo studio - pubblicato sulla rivista Annals of Oncology - ha evidenziato un preoccupante aumento della mortalità per il cancro del colon-retto nella fascia 25-49 anni anche in Unione Europea, in particolare nel Regno Unito dove è stato stimato che il numero dei decessi causati da questa forma tumorale è cresciuto del 26,1% nei maschi e del 38,6% nelle donne rispetto al 2018. Un simile trend, anche se più ridotto, è stato registrato anche in Italia.

Secondo le più recenti analisi, oltre il 10% dei casi di cancro al colon-retto diagnosticati oggi riguarda persone sotto i 50 anni. In alcune coorti, i tassi di incidenza stanno aumentando di oltre il 1-2% annuo tra i giovani, mentre nei soggetti over 50 tendono a diminuire grazie ai programmi di screening.

Questo fenomeno, noto come “early-onset colorectal cancer”, si presenta spesso in forma più aggressiva e in fase avanzata, complice un ritardo diagnostico legato a una bassa sospettosità clinica.
Il cancro colorettale è il terzo tipo di cancro più comune e la seconda causa di morte per cancro a livello globale. A proposito di questo cancro, i dati più recenti pubblicati dall'IARC (International Agency for Research on Cancer) stimano che ogni anno nel mondo si verificano circa 1,9 milioni di nuovi casi e oltre 900.000 decessi. E’ del tutto evidente che il cancro al colon-retto è ormai un problema di salute a livello globale. Studi recenti stimano che un uomo su 24 e una donna su 26, in tutto il mondo, nel corso della loro vita svilupperanno un cancro del colon-retto, ovvero il 4% della popolazione è a rischio. Il cancro del colon retto non è una malattia solo della terza età. A dimostrarlo, aldilà di ogni credenza comune, sono i dati: le neoplasie all’intestino sono sempre più diffuse anche tra i giovani a livello globale.

“A COSA È DOVUTO QUESTO CAMBIO DI ROTTA?”.
A rispondere è stato un team di ricercatori e medici di Ifom e dell’Oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda e dell’Università di Torino, attraverso uno studio pubblicato su ‘Cell’. A spingere gli scienziati ad indagare più a fondo è stata anche un’analisi che ha confermato l’aumento dell’incidenza dei tumori al colon tra gli under 50 nell’Area Metropolitana di Milano. “Le differenze molecolari tra i tumori del colon-retto a insorgenza precoce e quelli in età avanzata sono ancora oggi poco definite. Per identificarle, è in corso un importante studio italiano che mira a caratterizzare queste neoplasie con un approccio multi-omico, che si basa sull’integrazione di diversi livelli di analisi molecolare, dalla genomica alla metabolomica, per raggiungere una visione più completa dei meccanismi biologici alla base della malattia.

L’obiettivo di questo progetto di ricerca pionieristico, che vede quotidianamente impegnati ricercatori clinici, computazionali e traslazionali, è di sviluppare in futuro approcci diagnostici e terapeutici innovativi”, si legge nello studio.

GIOVANI VS ANZIANI: LA DIVERSA PROGRESSIONE DEI TUMORI
“Questo articolo scientifico –s piega Alberto Bardelli, tra gli autori capofila dello studio – apre una prospettiva nuova, suggerendo come i tumori del colon-retto in individui giovani potrebbero crescere più velocemente rispetto a quelli insorti in soggetti di età avanzata”. Grazie all’intreccio di competenze multidisciplinari, questa nuova teoria potrebbe spiegare perché, nonostante non siano state ancora identificate caratteristiche molecolari specifiche, i tumori del colon-retto nel giovane adulto sembrino avere una maggiore aggressività biologica.

“Pur seguendo la stessa ‘strada genomica’ della maggior parte dei tumori del colon-retto – spiega Bardelli – potrebbero infatti crescere più rapidamente. Diventa quindi prioritario comprendere se i tumori in età precoce seguano il modello classico di sviluppo lento (5-10 anni) descritto da Vogelstein (sul ‘Nejm’ nel 1988) o se presentino caratteristiche biologiche uniche che ne giustifichino una crescita accelerata”. Un’importante considerazione riguarda la possibilità di anticipare l’indicazione allo screening del tumore del colon-retto nei più giovani.“Infatti – commenta Salvatore Siena, docente di oncologia medica alla Statale di Milano – sebbene gli screening abbiano migliorato la diagnosi precoce negli adulti sopra i 50 anni, i giovani adulti restano esclusi dai programmi di prevenzione”.

Per affrontare tale problematica, una prima proposta giunta dagli Stati Uniti d’America è stata quella di anticipare le procedure di screening sempre più precocemente. “Tuttavia – prosegue Siena – secondo la nostra ipotesi la crescita dei tumori del colon-retto ad insorgenza giovanile, o almeno di una parte di essi, potrebbe essere troppo rapida per essere intercettata dai normali programmi di prevenzione, seppur anticipati. In quest’ottica emerge con particolare importanza l’esigenza di sviluppare approcci specifici per i tumori del colon-retto ad insorgenza precoce”. La cordata dei ricercatori di Ifom e Niguarda ha quindi ipotizzato che stimare l’età del cancro utilizzando i dati genomici dei tumori possa chiarire se sia utile intervenire con screening precoci, come test frequenti sul sangue (biopsia liquida), o se siano necessari nuovi approcci.

“Se confermata sperimentalmente – conclude Bardelli – questa ipotesi potrebbe rappresentare una chiave di volta per identificare nuove strategie di diagnosi precoce per i tumori del colon-retto giovanile. La diagnosi precoce e la disponibilità di screening rimangono fondamentali per migliorare la prognosi e le opzioni di cura per queste patologie”.

FATTORI DI RISCHIO NEI GIOVANI ADULTI
I fattori alla base di questa inversione di tendenza non sono ancora del tutto chiariti, ma includono:

• Stili di vita occidentali: dieta ricca di grassi saturi, carni rosse e processate, povera di fibre.
• Sedentarietà e obesità: il sovrappeso in età giovanile è un noto fattore di rischio per diversi tumori gastrointestinali.
• Microbiota intestinale alterato: le modifiche qualitative e quantitative della flora intestinale possono promuovere un ambiente pro-infiammatorio.
• Predisposizione genetica: sindromi ereditarie (es. sindrome di Lynch, poliposi adenomatosa familiare) e familiarità precoce.
• Esposizione ambientale a sostanze cancerogene: inclusi pesticidi e additivi alimentari.

Solo nel 2025, l'American Cancer Society (ACS) stima che, negli USA, saranno diagnosticati 154.000 nuovi casi di cancro del colon-retto. (I tassi di cancro del colon-retto tra i giovani adulti sono alle stelle: il tuo stile di vita ti mette a rischio?). Normalmente, un terzo dei casi ha meno di 50 anni. Anche in Europa.

E in Italia? Quest’anno nel nostro Paese si prevede che l'incidenza del cancro del colon-retto aumenterà leggermente, in particolare tra i giovani adulti (< 50 anni). E questo è in contrasto con un trend generale di riduzione dell'incidenza tra gli anziani. Ogni anno circa 50.000 persone in Italia ricevono una diagnosi di cancro al colon-retto. Si tratta della seconda neoplasia per frequenza nell’uomo, dopo quello al polmone, e nella donna, dopo il tumore alla mammella.

La sopravvivenza media è superiore al 65%, grazie ai nuovi approcci clinici e terapeutici ma la sopravvivenza dipende dalle condizioni generali del paziente e dallo stadio del tumore. Una diagnosi precoce fa sempre al differenza. Come per altri tumori, grazie agli approcci multidisciplinari, alle terapie offerte e sempre più personalizzate, in Italia la mortalità è in calo.

Per comprendere le cause di questo aumento di incidenza del cancro al colon-retto tra i giovani adulti, e favorire le diagnosi precoci, l’AIRC ha attivato due specifici programmi, DISCERN ("Discovering the Causes of Three Poorly Understood Cancers in Europe" - https://discern.iarc.who.int/) e ColoMARK ("Identification and Development of Novel Colorectal Cancer Biomarkers via State-of-the-Art Liquid Biopsy Approaches" - https://www.colomark.org/).

Il tumore del colon-retto si sviluppa nei tessuti molli dell'apparato digerente di un paziente, spesso nella mucosa del colon o del retto. Fattori genetici e ambientali concorrono nello sviluppo che, pur tuttavia, appare relativamente lento ed ecco perché lo screening consente diagnosi precoci e guarigioni.

A partire dalla metà degli anni '90, si registra un costante aumento annuo del 2% dei casi tra giovani adulti (20 - 39 anni) questo per un cambiamento degli stili vita (vita sedentario, poco esercizio fisico), un consumo eccessivo di cibi ultra-elaborati, carboidrati raffinati, oli di semi, e carne rossa. Questo porta a produrre danni al microbioma intestinale (disbiosi intestinale), infiammazione cronica della mucosa intestinale (IBD, IBS), con un accumulo di tossine ambientali in circolo.

Indipendentemente dalle basi genetiche, queste sono fattori che favoriscono l’incremento di questo cancro. Inoltre, il colon controlla per oltre il 70% il sistema immunitario. Un sistema immunitario alterato rende più vulnerabile l’intero organismo. Attraverso il cosiddetto “gut-brain axis” (asse intestino-cervello) un intestino danneggiato e una disbiosi intestinale favoriscono l’insorgenza del Parkinson, dell’Alzheimer, e di altre patologie del sistema nervoso centrale.

APPROCCIO INTEGRATIVO ALLA PREVENZIONE DEL CANCRO COLORETTALE

1. Nutrizione funzionale e alimenti protettivi
Un'alimentazione corretta è la prima linea difensiva. Ma in chiave integrativa, non si parla solo di “cosa evitare”, bensì anche di alimenti funzionali che possono modulare l’infiammazione, il microbiota e i meccanismi molecolari coinvolti nella carcinogenesi.

• Fibre solubili e insolubili: presenti in legumi, avena, frutta e ortaggi, migliorano il transito intestinale, riducono il tempo di contatto tra mucosa e agenti cancerogeni, e alimentano un microbiota sano.
• Polifenoli: composti antiossidanti contenuti in frutti di bosco, tè verde, cacao puro, olio extravergine d’oliva, con attività anti-infiammatoria e antiproliferativa.
• Crucifere (broccoli, cavolfiori, cavoli): ricche di glucosinolati e sulforafano, sostanze che attivano enzimi detossificanti e contrastano la crescita di cellule tumorali.
• Omega-3: presenti in pesce azzurro, semi di lino e noci, hanno azione antinfiammatoria sistemica.
• Curcumina (da curcuma): studi sperimentali e clinici hanno mostrato che può ridurre l’infiammazione intestinale e modulare la proliferazione cellulare, specialmente nei pazienti con colite ulcerosa o poliposi.
• Probiotici e prebiotici: modulano il microbiota intestinale, riducono la disbiosi e migliorano l’integrità della barriera epiteliale intestinale.

2. Microbiota intestinale e disbiosi
Un microbiota alterato (disbiosi) è correlato alla patogenesi del tumore colorettale. L'approccio integrativo considera:

• Analisi del microbiota (in contesti specifici o di ricerca).
• Interventi nutrizionali e probiotici mirati.
• Riduzione dell’uso improprio di antibiotici.

3. Attività fisica adattata
L’esercizio fisico regolare non solo riduce il rischio di insorgenza tumorale, ma migliora il metabolismo del glucosio, riduce l’infiammazione cronica e regola la motilità intestinale. Nell’ottica integrativa, l’attività fisica può essere personalizzata in base al profilo di rischio, età e comorbilità.

INTEGRAZIONE CON FITOTERAPIA E SUPPLEMENTI (CON EVIDENZA SCIENTIFICA)
Alcuni supplementi possono essere considerati in soggetti carenti o a rischio, sempre con supervisione medica:

• Vitamina D: basse concentrazioni sono associate a un aumento del rischio; l’integrazione va valutata individualmente.
• Calcio: può contribuire a ridurre l’incidenza di polipi adenomatosi.
• Selenio e zinco: antiossidanti coinvolti nella protezione del DNA.

Nota importante: l’integrazione non sostituisce screening e stili di vita corretti, e non deve mai essere “fai da te”, ma guidata da un professionista esperto in medicina integrata o nutrizione clinica.

Ma se tutto questo non fosse sufficiente? Allora puntare sulla diagnosi precoce.

- Sangue occulto nelle feci
- Colonscopia
- Indagini radiologiche

Poter individuare un tumore negli stadi iniziali, prima che metastatizza, è la condizione ottimale in quanto l’intervento è mininvasivo, con un recupero in 3-5 giorni. Evitando radio- e chemioterapia.

Fonti: Fonte: https://www.sanitainformazione.it e Dr. Giuseppe Giannini



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