Come cambia la formazione professionale
L’importanza sempre crescente del coaching nella formazione, e come cambia la durata dei corsi. Il focus sugli argomenti è sempre più circoscritto, preciso e specializzato. La cultura globale a portata di click non richiede più di essere imparata a memoria.
Molte cose stanno cambiando nel panorama della formazione e della scuola, quella privata s’intende. Infatti la scuola pubblica sta continuando imperterrita nel suo folle percorso di allontanamento dalla realtà, proponendo programmi teorici e culturali che pur apprezzabili dal punto di vista strettamente culturale, produce diplomati e laureati che non sono capaci di andare da nessuna parte, non sono in grado di affrontare una realtà aziendale, ma soprattutto che escono dalla scuola con una mentalità così vecchia da sembrare interessante agli archeologi.
Tornando alla formazione privata, è facile intuire che questa non è imbrigliata con programmi ministeriali nati in uffici avulsi dalla realtà, da funzionari e burocrati che non hanno la minima idea di ciò che serve nella società, nel mondo economico, in quello finanziario e del lavoro. Al contrario, la scuola privata riesce a creare opportunità insegnando quello che la società stessa richiede oggi.
E’ ovvio che la società stessa, con i suoi repentini e talvolta imprevisti cambiamenti, detta le esigenze formative e i parametri con cui le persone si dovranno misurare per integrarsi nel mondo del lavoro. E queste esigenze vengono raccolte dalla scuola, ed usate come base per creare percorsi formativi utili per diventare vincenti.
La formazione privata oggi, quella che non compete con quella pubblica nel produrre i famosi “pezzi di carta”, così vengono chiamati i diplomi, su sollecitazione dei cambiamenti nella società, inizia a puntare sul coaching, su una formazione estremamente ridotta e concentrata nel tempo, ma con un’altrettanto alta concentrazione di contenuti.
Così la formazione assume il seguente assetto:
corsi concentrati in pochi giorni, con contenuti che precedentemente venivano assimilati in mesi e mesi di scuola tradizionale, con più di un insegnante, che perde il suo ruolo centrale di mentore per mesi o anni, ma un compagno di viaggio per pochi giorni, un amico che ti motiva, e ti trasferisce un sacco di concetti con l’aiuto di altri coach, che si occupano di dare una sfaccettatura interdisciplinare al corso concentrato.
Dopo aver visto queste cose potremmo chiederci: E la base culturale non viene inserita in questi programmi? Che formazione si potrà mai dare in pochi giorni? Oggi le nozioni e i concetti di cultura generale (se dopo l’avvento di internet si può ancora chiamare così), sono a portata di click, quindi oggi è più importante ed è più veloce imparare un metodo di gestione del grande patrimonio informativo disponibile, piuttosto che mettersi ad impararlo tutto con un programma di anni e anni. Ecco che la formazione si abbrevia e si sfronda di tantissimi pesi rispetto al passato. Ed ecco che l’insegnante in cattedra si trasforma in un coach. E così nasce il coaching come sistema formativo, o istituzione formativa. Si definisce Coaching il processo attraverso il quale si aiutano individui, gruppi di persone, organizzazioni a raggiungere il massimo livello delle proprie capacità di performance.
Lo scopo del Coaching è quello di “trasportare” una o più persone verso i loro obiettivi, dando accesso a quelle risorse consce e inconsce, di cui già si dispone ma che non sappiamo utilizzare appieno. Il Coach è colui che facilita uno o più clienti al raggiungimento della situazione desiderata. Questo è anche la missione di HR Italia, la società di formazione che ha fatto del coaching il proprio metodo di insegnamento e di preparazione alla vita sociale ed economica e al mondo del lavoro.
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