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Comunicato Stampa

Conferenza: Alta tensione in Costa D’Avorio a seguito elezioni

13/12/10

Un appello di pace dalla Sicilia

Dopo dieci anni senza elezioni la Costa d’Avorio è tornata a votare per eleggere il proprio presidente, ma gli esiti sono stati controversi e una vera e propria guerriglia sta flagellando il Paese.
A fare chiarezza sulla situazione ivoriana, nebulosa e ostica, la conferenza tenuta sabato mattina all’Hotel Nettuno dall’avv. Corrado Labisi, artefice dell’Asse Afro-mediterraneo, sindaco onorario della città ivoriana di Sikenci e ambasciatore dei sindaci della Costa d’Avorio a Catania, nominato per l’occasione fiduciario dall’Ambasciatore della Costa D’Avorio presso il Quirinale Zoro Bi Bah Jeannot.
“I media non dicono tutta la verità su ciò che sta accadendo in Africa – afferma Labisi – si tende ad insabbiare la querelle che si fa ogni giorno sempre più aspra, rischiando di causare una guerra civile come nel 2002”.
Lo scorso 5 dicembre infatti, il cattolico Laurent Gbagbo è stato proclamato vincitore delle elezioni presidenziali con il 51,45% dei voti dal Consiglio costituzionale, invalidando i risultati della commissione elettorale che davano invece il 54,1% delle preferenze al musulmano Alassane Ouattara, accusato di brogli ma riconosciuto invece dall'ONU e da tutte le cancellerie occidentali nuovo presidente della Costa d'Avorio, che si trova adesso ad avere due presidenti e due primi ministri.
“Il Consiglio Costituzionale è la massima istanza giuridica – continua Labisi – e nessuno può interferire sulla decisione presa. Ma ci sono alla base giochi di potere, strategie economiche internazionali che vogliono tenere l’Africa sotto scacco. Io che da tre anni collaboro attivamente con la Costa D’Avorio in progetti sociali, culturali ed economici, ed ho visto fiorire il Paese, sono realmente preoccupato per questo disordine, che ha già causato più vittime di quante si pensi”.
In teleconferenza il giornalista ivoriano Jacob De Mel ha aggiunto dettagli significativi sulla situazione africana: “Tutte le informazioni che giungono in Italia non corrispondono alla realtà. Le vittime sono già arrivate a 1200, e continuando così non faranno altro che crescere, nell’indifferenza generale europea e statunitense.”
Un appello di pace è partito dalla Sicilia. “Il dialogo è l’arma dei forti”, conclude De Mel, che possa servire per arrestare un disastro crescente.

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