Depressione per colpa del lavoro: come avere il risarcimento
Il dipendente ha diritto al riconoscimento quale malattia professionale della depressione insorta in conseguenza dello stress lavorativo determinato dal mobbing subìto.
La materia relativa a infortuni sul lavoro e malattie professionali è disciplinata dal testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria.
Per malattia professionale si intende invece una patologia che si sviluppa a causa della presenza di lavori, materiali o fattori nocivi nell’ambiente in cui si svolge l’attività lavorativa (cosiddetto rischio lavorativo). La legge individua un elenco tassativo (non è ammessa interpretazione analogica (Cass. SU sent. n. 1919/1990) di malattie professionali contratte nell’ambito di determinate lavorazioni elencate in una tabella (allegata al testo unico).
La Corte Costituzionale (Cass. SU sent. n. 1919/1990) ha stabilito la possibilità di risarcire anche le malattie professionali non inserite nella suddetta tabella. Ma in tal caso la patologia non si presume più, in automatico, contratta a causa dell’ambiente lavorativo: è l’infortunato a doverlo dimostrare. In altri termini, il dipendente deve provare:
- l’esistenza della malattia;
- le caratteristiche morbigene della lavorazione;
- il rapporto di causa-effetto tra la malattia ed il lavoro svolto: la prima cioè deve essere causa del secondo.
L’esistenza del nesso di causalità può ravvisarsi anche in presenza di un elevato grado di probabilità derivante da elementi oggettivi.
La depressione lavorativa non rientra tra le patologie elencate nella tabella dell’indennizzo INAIL. Pertanto alla Cassazione è stato chiesto se il dipendente mobbizzato o stressato, che a causa di ciò abbia riportato una depressione, abbia ugualmente diritto ad essere risarcito dall’INAIL. La Cassazione ha dato risposta positiva: la sindrome depressiva causata dalle vessazioni subite dal lavoratore deve essere indennizzata quale malattia professionale, anche se non è compresa nelle tabelle del decreto del presidente della Repubblica.
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