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Dopo il caso choc del bambino di Padova occorre una riflessione

18/10/12

Troppe le strumentalizzazioni dell'amara vicenda. Ora bisogna riflettere su dati il più possibile oggettivi.

L’inadeguatezza delle modalità operative conferma l’urgenza di una riforma complessiva della giustizia minorile, con la costituzione di un Tribunale unico per la famiglia e i minori, che rafforzi, potenzi e unifichi il grande e doveroso sforzo dello Stato per proteggere i minori che la famiglia non riesce a proteggere, sforzo oggi frammentato tra diversi apparati e ambiti giudiziari, e soprattutto troppo spesso incapace di promuovere una cultura della conciliazione, della genitorialità, dell’alleanza educativa. Peraltro l’incresciosa vicenda non deve far passare il messaggio che i minori non sono pericolosamente condizionabili ma vada lasciato libero il campo alla loro manipolazione. Ecco lo stato dell’arte sul tema della alienazione genitoriale nelle parole di uno dei massimi esperti italiani, il dott. Vittorio Vezzetti, pediatra e responsabile scientifico dei Familiaristi italiani e cofondatore di Colibri: “Rifiutando una intensa campagna di pressione, il gruppo dedicato della American Psychiatric Association ha deciso di non elencare il concetto controverso di alienazione genitoriale nell’ultima edizione del catalogo dei disturbi mentali. Il termine esprime come il rapporto di un bambino con una figura genitoriale possa essere rovinato da parte dell'altro genitore, e c'è comunque un ampio consenso sul fatto che questa evenienza si verifichi prevalentemente nel contesto di divorzi e affidamento dei figli con conseguenze gravi sulla salute psichica dei medesimi. Tuttavia, un aspro dibattito ha imperversato per anni sulla possibilità che il fenomeno possa o meno essere formalmente classificato come un disturbo di salute mentale da parte dell'associazione psichiatrica che sta aggiornando il suo Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali per la prima volta dal 1994. Il nuovo manuale, noto come DSM-V, non sarà completato fino al prossimo anno, ma la decisione contro la classificazione dell’alienazione genitoriale come una malattia o una sindrome definita per questa volta è stata definitivamente presa. Evidentemente questo non significa che l’alienazione, il condizionamento parossistico del minore da parte di genitori patologici, non esista: non esisterebbero neppure il mobbing o lo stalking su cui tanti Stati hanno elaborato dettagliate leggi. Non esisterebbero neppure il plagio o la Sindrome di Stoccolma di cui, invece, nessuno mette in dubbio l’esistenza. Nel Congo almeno 3000 bambini sono stati trasformati in soldati (per questo Lubanga è stato condannato a 14 anni di carcere dalla Corte penale internazionale dell’Aja): uno dei massimi esempi di condizionamento infantile. E’ quindi ovvio che il fatto che una situazione clinica non sia citata nella vigente edizione del DSM – tale argomentazione è il “cavallo di battaglia” della maggior parte dei detrattori della PAS -, evidentemente, non significa che essa non esista. Basti pensare che, dalla prima edizione del DSM (datata 1950) a quella attualmente in vigore (datata 1994), le malattie incluse nel trattato sono passate da 112 a 374. Pertanto non possiamo certo pensare a una attendibilità assoluta e atemporale del DSM, cosa cui non credono gli stessi redattori visto che lo aggiornano periodicamente. Ben 252 malattie – sulla base di mutate situazioni e mutate conoscenze – sono poi entrate a far parte del DSM. Forse che prima non esistevano? Per spiegare meglio il fatto che la Scienza muta vorrei ricordare, ad esempio, che chi era affetto da morbo di Alzheimer, pedofilia, morbo di Gilles de la Tourette nel 1993 poteva non esserlo più nel 1995, visto che il DSM IV mutò radicalmente i criteri diagnostici. Oppure rammento che, prima del DSM III, si poneva diagnosi di schizofrenia per tutti i disturbi psicotici precoci. Col DSM III, inoltre, vennero introdotte la bellezza di altre 32 malattie in un colpo solo (alcune delle quali rifiutate dal Comitato dell’edizione precedente)! Oggi come oggi, comunque, l’alienazione non è stata interpretata dal gruppo dedicato come malattia ma come disturbo relazionale."La nostra linea di pensiero è che non si tratti di una malattia all'interno di un individuo", ha spiegato infatti il dottor Darrel Regier, vice presidente della task force per la redazione del manuale."E’ piuttosto un problema di rapporto Genitore-Figlio o Genitore-Genitore. I problemi di relazione, però, di per sé non sono disturbi mentali e non possono essere inclusi all’interno del DSM".Regier e i suoi colleghi hanno subito forti pressioni da individui e gruppi che credono che l’alienazione genitoriale sia una condizione mentale grave che deve essere formalmente riconosciuto nel DSM-V ma anche da altre lobby avverse. Si è detto da parte dei primi che questo passaggio comporterebbe risultati più soddisfacenti nei tribunali familiari e permetterebbe a più bambini di ottenere uno specifico trattamento in modo da potersi riconciliare con il genitore bersaglio. Dall’altra parte della barricata troviamo femministe e sostenitori per le donne maltrattate che (analogamente a quanto avviene in Italia in cui l’argomento viene cavalcato addirittura da interi gruppi politici) considerano la "sindrome di alienazione genitoriale" un concetto non provato e potenzialmente pericoloso in quanto utile per gli uomini che cercano di distogliere l'attenzione dal loro comportamento abusivo (NDR: secondo alcuni procuratori e soprattutto secondo l’unica ricerca italiana in merito, però, il problema in corso di separazione parrebbe essere piuttosto la denuncia infondata col conseguente fenomeno del falso abuso: nella casistica di Camerini et al. pubblicata sulla Rivista della società italiana di psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza il 92% delle denunce risultò infondata. Alcuni critici dell’alienazione si spingono a dire che essa è promossa da psicologi, consulenti e altri soggetti che potrebbero trarre beneficio economico da un’eventuale suo avanzamento ad uno status più formale nelle controversie giudiziarie (Timothy Houchin, psichiatra dell'Università del Kentucky, in un articolo all'inizio di quest'anno in Journal of American Academy of Psichiatria).Regier, ha inoltre sostenuto che è "molto improbabile" che in un’appendice del manuale l’alienazione venga esplicitata come esempio di problema relazionale esulando ciò dai contenuti e dagli scopi del DSM. Il dr. William Bernet, professore emerito di psichiatria presso l'Università Vanderbilt School of Medicine, è editore di un libro pubblicato nel 2010 che sottolinea la necessità che l'alienazione genitoriale debba essere riconosciuta nel DSM. Egli sostiene che circa 200.000 bambini negli Stati Uniti sono colpiti dalla malattia. La proposta Bernet per il DSM-V definisce il disturbo genitoriale alienazione come "una condizione mentale in cui un bambino, di solito uno i cui genitori sono impegnati in un divorzio molto conflittuale, si allea con uno dei genitori, e rifiuta un rapporto con l’altro genitore, senza legittima giustificazione”. Richiesto di un parere, Bernet ha sostenuto che la task force ha costruito la sua opinione in base a fattori che esulano delle prove scientifiche. Il risultato ultimo dell’alienazione, infatti, è un quadro fobico anche grave, condizione di per sé inserita nel DSM. "Penso che tale decisione non sia stata motivata dalla scienza, ma guidata da amicizie e dai condizionamenti delle forze politiche", ha detto Bernet. "La verità è che l'alienazione genitoriale è davvero una strategia pericolosa che, abilmente manovrata, ha causato molto danno alle vittime di abusi", ha detto l'Organizzazione nazionale americana per le donne tra le polemiche. Bernet, nella sua proposta al DSM-V, si è detto d'accordo che "in alcuni rari casi il concetto di alienazione genitoriale è stato usurpato e utilizzato da genitori violenti per nascondere il loro comportamento." Tuttavia, si è dichiarato fortemente in disaccordo con la politica di buttare via il bambino con l'acqua sporca, sostenendo che tale possibile abuso sarebbe ridotto se i criteri diagnostici per la alienazione genitoriale fossero stati stabiliti con precisione.
Il caso Padova è stato poi strumentalizzato in Italia da alcuni gruppi che attuano una battaglia ideologica contro l'invio dei minori fuori famiglia (tra l'altro il Veneto è la regione italiana-e forse europea- con minor tasso di invii fuori famiglia: 2 ogni 1000 contro i 3 dell'Italia e gli 8,5 della Svezia). In particolare è stato detto da taluni che riconoscere l'alienazione significherebbe inviare molti minori in comunità, laddove invece l'opzione terapeutica più praticabile sarebbe quella di cambiare il collocamento del minore e, solo in casi inveterati, praticare un invio momentaneo di breve durata in una famiglia affidataria.




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