SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Fitoterapia e Micoterapia validi strumenti per la prevenzione e l’antinvecchiamento

La Fitoterapia è una pratica molto antica, si può dire che tutta la terapia di tutti i popoli è nata dalla cura con le piante. La tecnologia moderna utilizza molto le sostanze chimiche di sintesi artificiale, ma spesso sono derivate da molecole contenute nelle piante. Il prodotto chimico ha contenuto noto e azione chiara, ma spesso anche effetti collaterali notevoli.

FotoL’estratto vegetale contiene una molteplicità di sostanze che agiscono in sinergia e una mitiga i possibili effetti negativi dell’altra. Gli effetti collaterali esistono anche con le piante, ma sono più facilmente controllabili. Inoltre la fitoterapia ha strumenti validi per aiutare gli organi a drenate e disintossicare oltre a notevoli poteri antiossidanti. Si aiutano fegato, reni, intestino a svolgere al pieno le loro funzioni. I funghi medicinali sono stati utilizzati per millenni nella Medicina Tradizionale Cinese e in generale per il mantenimento di un buono stato di salute. Gli standard terapeutici della medicina orientale non sono condivisi dalla medicina occidentale, tuttavia negli ultimi 10-20 anni la ricerca scientifica ha fornito una grande quantità di informazioni sui composti bioattivi contenuti nei funghi medicinali e sui loro meccanismi di azione evidenziando il potenziale beneficio da essi offerto.

Pier Mario Biava è un medico, ricercatore illustre dell’Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico Multimedica di Milano. Alla base del suo percorso, la critica verso il modello dominante nella medicina occidentale, medicina deumanizzata-cosificata in un riduzionismo che ha preso il sopravvento su ogni altro tipo di pensiero, che guarda agli organismi viventi come ad un insieme di meccanismi biochimici, in cui ciascuna cellula costituisce un’entità individuale, per cui può essere trattata indipendentemente dal contesto in cui si trova. Biava ha accolto invece la visione olistica nella quale il tutto caratterizza il contesto che determina il comportamento delle parti e questo lo conduce inevitabilmente ad un discorso filosofico sul cancro, interpretato come patologia della significazione, metafora di un’epoca, la nostra, in cui il male maggiore sembra proprio la perdita di senso, a tutti i livelli.

La riprogrammazione delle staminali è una linea di ricerca che si basa sulle prime ricerche realizzate da Pier Mario Biava circa 15 or sono.

Cosa ha scoperto Pier Mario Biava?

Nell’utilizzo di un modello animale da laboratorio, un pesce classificato come Brachydanio Rerio più comunemente conosciuto come Zebrafish, per le ricerche sulla nascita e sviluppo dei tumori, Pier Mario Biava si accorse che mentre i tumori impiantati nell’organismo di Zebrafish crescevano e proliferavano, impiantati nelle sue uova venivano in qualche modo contrastati fino a dissolversi del tutto. L’intuizione che seguì portò lo scienziato a cercare quali sostanze all’interno delle uova di Zebrafish avevano queste proprietà.

Dopo lunghe ricerche trovò che alcune sostanze proteiche all’interno delle uova svolgono proprio il ruolo di programmare le staminali affinché compiano il giusto percorso di sviluppo. Così, ipotizzando che le cellule tumorali abbiano origine da cellule staminali alterate, capì che attraverso la somministrazione di queste sostanze a bassissime concentrazioni è possibile riprogrammare le cellule staminali tumorali.

Quando iniziò queste ricerche Pier Mario Biava si trovava pressoché solo, soprattutto in Italia; attualmente le ipotesi che stanno alla base delle sue ricerche sono state ampiamente accettate e tutti gli scienziati concordano nel dire che la lotta al cancro deve dirigersi verso le staminali tumorali, responsabili della malignità della malattia.

Gli estratti di Zebrafish, un pesciolino tropicale che ha circa l’80% dei geni in comune con l’uomo, sono già oggi utilizzati da diverse strutture ospedaliere e da diversi specialisti oncologici. Non trattandosi di terapie collocate nelle linee guida il loro utilizzo dipende dalla sensibilità e dalle conoscenze del singolo specialista che ha in carico il paziente.
Per quanto riguarda alcuni tumori, come l’epatocarcinoma, i risultati raggiunti indicano che il 36% dei pazienti risponde alle terapie, di cui la metà circa ottiene una risposta completa, nel senso che la malattia al successivo controllo radiologico non è più rintracciabile nel corpo del paziente.

Per eseguire queste terapie bisogna sospendere o rinunciare ad altre terapie “tradizionali”?
No! Gli estratti di Zebrafish non antagonizzano alcun farmaco, anzi, in molti casi sinergizzano. Le terapie tradizionali non devono mai essere pregiudicate o sospese se non è lo specialista a indicarlo.

Gli estratti di Zebrafish possono dare disturbi di qualche tipo?
No. Non sono mai state registrate tossicità a carico di alcun organo o dell’organismo nel suo insieme, anzi, nei casi di alcuni pazienti sofferenti a causa di terapie a base di chemioterapici hanno migliorato la qualità della vita.





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