Gli orologi di lusso, icone di stile e di tecnologia, tra valori intrinseci ed elementi intangibili
Si acquistano perché rappresentano uno status symbol o, più semplicemente, perché consentono di dare sfogo al proprio piacere personale: sono gli orologi di lusso, da sempre icone di stile e di tecnologia. Ad orientare le scelte, contribuiscono sia il valore intrinseco, sia quello emozionale; su quest’ultimo aspetto, un’analisi che riguarda la loro specifica qualità, laddove siano appartenuti ad un personaggio più o meno famoso.
Si acquistano perché rappresentano uno status symbol o, più semplicemente, perché consentono di dare sfogo al proprio piacere personale: sono gli orologi di lusso, da sempre icone di stile e di tecnologia. Ad orientare la scelta di chi desidera concedersi il meglio presente sul mercato, contribuiscono sia il valore intrinseco, sia quello emozionale. Non è agevole individuare quale delle due caratteristiche sia preminente rispetto all’altra, ma è certo che, al di là di tutte le complicazioni, dei nobili metalli e delle pietre preziose con cui si possono arricchire i segnatempo, giocano un ruolo di primo piano alcuni elementi intangibili. Lasciando da parte la forza del marchio, i messaggi espliciti o talvolta sublimali, che le case costruttrici riescono a trasferire al consumatore finale, vorrei soffermarmi su di un aspetto, in genere, poco analizzato, che riguarda la specifica qualità che un orologio di lusso, possa essere appartenuto ad un personaggio più o meno famoso.
Non è affatto raro, infatti, che in qualche asta o vendita privata, ne sia proposto un esemplare, a prezzi che a volte raggiungono cifre di diverse centinaia di migliaia di euro. Nulla da eccepire se il proprietario, in passato, risulta essere stato un personaggio storico o, magari, un luminare della scienza; in questo caso il prestigio, misto all’emozione di possedere un suo oggetto, carico di significato e di avvenimenti riferibili ad una vita gloriosa, giustifica pienamente il prezzo pagato. Quando, però, si è disposti a fare di tutto, pur di entrare in possesso di un orologio, per il solo fatto che, per un certo periodo di tempo, sia appartenuto ad un artista contemporaneo, evidentemente, c’è qualcosa di morboso. Prima bramato e, poi, quasi adorato come se fosse un feticcio, rappresenta un punto di contatto privilegiato con la star del momento, ritenuto più intimo, rispetto all’essere presente, vedere o ascoltare una sua esibizione. Chi è sulla “cresta dell’onda” questo lo sa molto bene, è non è raro che “in pubblico”, prima dichiari di preferire un determinato modello di orologio di lusso, poi, qualche tempo dopo decida di liberarsene, naturalmente a titolo oneroso; gli basterà soltanto di corredarlo con un attestato che ne testimoni l’utilizzo diretto ed il gioco è fatto: i canali di vendita, più o meno riservati, a quel punto, si attiveranno nel modo migliore per lanciare l’offerta. A volte, poi, possono entrare in gioco i cosiddetti “amanti a tempo", altrimenti definibili come “intermediari della passione”, che prima acquistano ad un prezzo già considerevole e, poi, rivendono a chi ne fa esplicita richiesta (magari tramite gli stessi canali a cui accennavo prima) ad una somma maggiore.
È vero che, così come recita un antico proverbio napoletano “dove c’è gusto, non c’è perdenza”; non è, cioè, il caso di sindacare più di tanto sulle preferenze altrui: ciò che piace, deve dare vantaggio, principalmente, a chi ha operato una determinata scelta. Certo è, che il fenomeno non riguarda solo gli orologi di lusso; un mercato generale, che sta diventando sempre più florido, in cui vestiti, gioielli, autovetture, abitazioni e quant’altro, anch’essi appartenuti a rappresentanti del mondo dello spettacolo, vengono scambiati a prezzi vertiginosi, non è lo specchio di valori oggettivi ma, piuttosto, ne rappresenta una vera e propria distorsione. È mai possibile che per un vestito indossato da Lady D, in occasione di un ballo con John Travolta, ci sia qualcuno disposto a sborsare oltre un milione di dollari? O che, addirittura, l’abito bianco indossato da Marilyn Monroe nel film “Quando la moglie è in vacanza”, sia stato venduto per la cifra record di 4,6 milioni di dollari? È vero, proprio lo “spessore” di queste donne, che per diversi motivi, sono state in un recente passato, incarnazione di uno stile ricercato e di un’indiscussa regalità, ne dà in parte la spiegazione, ma è altrettanto vero, che deve pur esserci una sorta di inquietudine in chi si spinge fino a questi limiti.