SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Glicemia e alimentazione

La glicemia può essere definita banalmente come la concentrazione di glucosio nel sangue. È di fondamentale importanza che la glicemia rimanga entro i limiti dell’intervallo di normalità (65-110 mg/dl) ed è sicuramente auspicabile mantenere i livelli glicemici verso la parte bassa di detto intervallo perché avere una glicemia normale, ma tendente a valori medio-alti aumenta il rischio di molte patologie, non ultime i tumori.

FotoLe variazioni glicemiche dipendono da svariati fattori. Uno dei più importanti è sicuramente l’alimentazione. Un regime alimentare equilibrato è sicuramente un’arma fondamentale nella prevenzione e/o nella cura della iperglicemia.

Il primo passo da compiere è assicurare al nostro organismo la corretta ripartizione giornaliera dei macronutrienti che per la dieta italiana è la seguente:

carboidrati: minimo 45%,
proteine: minimo 15%,
grassi: minimo 25%.

Il restante 15% deve essere personalizzato in base al grado di sedentarietà del soggetto.

Sono sicuramente sconsigliati i cibi con zucchero aggiunto che abbiano un’alternativa senza zucchero (per esempio trovare marmellate senza zuccheri aggiunti -sia zucchero bianco, sia di canna, sia succo d’uva o di mela – è praticamente impossibile, basta che la marmellata non ne abbia troppo, cioè abbia un contenuto calorico inferiore alle 150 kcal/100 g).

È importante inoltre includere nella dieta tutti quegli alimenti che hanno un alto indice di sazietà come per esempio la frutta e la verdura. Sono decisamente da evitare le abbuffate; la raccomandazione principale è quindi quella di consumare piccoli pasti ripartendoli correttamente durante la giornata senza saltarli e senza anticiparli o ritardarli in modo eccessivo.

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina.

7 REGOLE D’ORO PER CONTROLLARE LA GLICEMIA ED IL PESO CORPOREO

-Limitare la quantità di carboidrati, soprattutto – ma non esclusivamente – quelli semplici (zucchero, dolci, cereali e derivati da farine raffinate).
-Limitare il consumo di snack, prodotti dolciari e bevande zuccherate
-Non eccedere con il consumo di carboidrati a medio indice e ad alto carico glicemico (pasta,pane, patate, cereali ecc.).
-Preferire alimenti integrali ricchi di fibre, come la frutta, la verdura ed i cereali integrali.
-Ripartire uniformemente i nutrienti nei vari pasti evitando i pasti a base di soli carboidrati (per esempio 100 grammi di pasta in bianco aumentano di più la glicemia rispetto a 80 grammi di pasta al tonno e pomodoro e sono anche meno sazianti)
-Non fare pasti troppo abbondanti, ma suddividere l’apporto calorico in almeno quattro/cinque pasti giornalieri; ricordiamo infatti che per tenere sotto controllo la glicemia è molto importante non solo la qualità ma anche la quantità dei nutrienti assunti con la dieta (com’è logico pensare un cucchiaino di zucchero, pur avendo un indice glicemico alto, causa un incremento glicemico inferiore rispetto a 100 g di pasta integrale)
-Leggere sempre le etichette ed i valori nutrizionali, moderare l’utilizzo di cibi che contengono sciroppo di glucosio e/o sciroppo di fruttosio e/o amido di mais.

Inoltre in una recente pubblicazione ANSA si evidenzia che, da una ricerca Usa, guidata dal Saint Luke’s Mid America Heart Institute in Kansas City e pubblicata sulla rivista American Journal of Cardiology, emerge che lo zucchero sembrerebbe avere, anche in virtú di studi svolti su larga scala, una correlazione molto più stretta del sodio con la pressione alta, perché se assunto in quantità elevate stimolerebbe un’area del cervello chiamata ipotalamo, che provocherebbe a sua volta un aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna.

In particolare, ad essere messe sotto accusa dagli studiosi sono le bevande gassate zuccherate di cui si fa spesso un largo consumo, responsabili secondo i dati della ricerca di picchi di ipertensione che portano a un’estrema quanto pericolosa variabilità nella pressione arteriosa, che puó aumentare anche le possibilità di andare incontro a un infarto. Secondo il dottor James Di Nicolantonio, che ha condotto lo studio, “già solo per questo lo zucchero deve essere considerato un predittore di rischio cardiovascolare, per questo bisognerebbe consigliare a chi soffre di pressione alta di tagliare lo zucchero e non il sale”.

Secondo quanto emerso dalla ricerca i cibi con basso contenuto di sodio sarebbero in sostanza una “trappola”, perché il nostro organismo alla ricerca di quantità giuste di questo elemento, sarebbe portato a mangiare di piú.




Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
Erboristeria Arcobaleno
Responsabile account:
Gentilin Maria Cristina (Titolare)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
RSS di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere