MUSICA
Comunicato Stampa

Hear me now: la disco music per il sociale

02/02/17

La canzone che ha fatto il giro del mondo affrontando la delicata tematica dell'Alzheimer

Foto“Hear me now” è l’ultimo singolo realizzato alla fine del 2016 dai disc jockey e produttori discografici brasiliani Alok Achkar Peres Petrillo, conosociuto semplicemente come Alok, e Bruno Martini, in collaborazione con il giovane cantante Marcos Zeeba.

Il brano è arrivato in pochissimo tempo in vetta alle classifiche brasiliane, ma si è presto affermato anche fra le hits europee, in particolare nei paesi nordici, come ad esempio la Norvegia, dove ha raggiunto il terzo posto della top ten.

Tuttavia, il successo di “Hear me now” non ci risulta stupefacente, dal momento che si presenta come un assai popolare brano contemporaneo, ideale per lo svago sfrenato in discoteca. Eppure, ciò che ci stupisce non sono gli oltre 30 milioni di stream su Spotify, ma i 15 milioni di visualizzazioni ottenute dal video, oltre modo toccante e in grado di trattare una tematica tanto delicata, quanto tristemente comune ai più:la malattia di Alzheimer.

Il videoclip di “Hear me now”, infatti, si apre con un giovane uomo in attesa di scendere da un taxi posteggiato di fronte alla casa della sua infanzia, dove vivono i genitori ormai anziani. Da qui in poi il susseguirsi di fotogrammi è un intreccio di immagini dalla straziante dolcezza e malinconia. In alcune sequenze è rappresentato il passato del ragazzo, costellato dai quotidiani gesti d’affetto e d’amore del padre che, attento e premuroso, è una figura che trasmette sicurezza, capace di insegnare mansioni della vita quotidiana, come farsi la barba, di educare suo figlio rimproverandolo quando sbaglia, ma che è anche un complice dei suoi giochi e delle sue marachelle. Queste immagini di gioia e di spensieratezza si alternano con i fotogrammi di un oscuro presente, dove il padre, affetto dalla malattia di Alzheimer, non è più autonomo, fatica a riconoscere la moglie e il figlio e pare chiuso in un isolamento soffocante.

Le immagini più toccanti del video di “Hear me now” sono sicuramente quelle che provano a rappresentare il tentativo di comunicare con un uomo ormai prigioniero della sua malattia: i piccoli gesti del figlio che cerca di far risorgere la mente del padre con la solidità del contatto fisico e il ricordo della dolcezza che l’anziano gli usava un tempo. Sia tramite le immagini che tramite il testo, “Hear me now” è perfettamente in grado di denunciare il principale problema che si trova a fronteggiare chiunque debba convivere con un soggetto affetto dalla malattia di Alzheimer: comunicare. “All the lights will guide the way, if you get to hear me now. All the fears will fade away, if you get to hear me now” recita il testo, ovvero “Tutte le luci illumineranno la via, se adesso riesci a sentirmi. Tutte le paure svaniranno, se adesso riesci a sentirmi”. Parole di conforto, quelle che si vorrebbero rivolgere ad ogni malato, le stesse parole che forse ci si è sentiti rivolgere da bambini in un momento di smarrimento. “Leave excuses aside, speak out your mind, and don’t let it slide, you are not always right”, in italiano, “Lascia da parte le scuse, fai parlare i tuoi pensieri e non lasciar correre, non hai sempre ragione”. Questi versi di “Hear Me Now”, forse, sono invece da rivolgere a un ipotetico figlio, a volte sconcertato dalla malattia del genitore ed incline a rimproverarlo, quando invece dovrebbe dar peso ad ogni suo gesto per favorire la comunicazione e, sempre attraverso il contatto, dovrebbe rassicurarlo e farlo sentire protetto, effettuando un’inversione di ruoli tanto sconvolgente e radicale, quanto fondamentale.

Infine, lo stupore degli spettatori guardando l’ultima scena del video nello scoprire che si è trattato di una visione. Una conclusione forse un po’ banale quella dell’uomo che rientrando a casa e trovando due genitori sani e felici corre ad abbracciare il padre, un gesto che appare piuttosto insolito e quasi buffo, ma che contiene un messaggio profondo: godere della salute dei propri cari perché li si potrebbe perdere prima mentalmente che fisicamente.

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