I benefici dell'integrazione di vitamina D
La vitamina D agisce come un ormone che influisce sul processo intestinale di assorbimento di calcio e fosforo. Indirettamente contribuisce alla regolazione della mineralizzazione delle ossa, dell’infiammazione e delle attività del sistema immunitario.
Solo in minima parte proviene dal cibo, mentre l’esposizione solare è la fonte principale della produzione nella sua forma attiva. Per quanto la vitamina D apporti numerosi benefici al nostro organismo, l’AIFA consiglia la sua integrazione soltanto in presenza di particolari carenze o condizioni. In uno stato normale di salute basta seguire una dieta varia ed equilibrata e passare del tempo all’aria aperta, mentre l’integrazione, alimentare o farmacologica, può essere di particolare importanza per chi esce poco di casa, come neonati e anziani.
Solo il 10-20 per cento del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dall'alimentazione. Oltre ai cibi arricchiti a livello industriale, come molti cereali per la prima colazione, si può trovare in alimenti come i pesci più grassi (come il salmone, lo sgombro e l’aringa), il tuorlo d'uovo e il fegato.
Tutto il resto si forma nella pelle a partire da un grasso simile al colesterolo che viene trasformato per effetto dell’esposizione ai raggi UVB. Una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, la vitamina D passa nel sangue. Qui una proteina specifica la trasporta fino al fegato e ai reni, dove viene attivata.
La vitamina D è essenziale per la salute dell’apparato scheletrico, poiché serve ad assorbire il calcio, elemento prezioso per avere ossa forti. Negli anni molti studi hanno dimostrato che la vitamina D di origine naturale e, in alcuni casi, la supplementazione, migliora la densità minerale delle ossa, aiuta a prevenire le fratture negli anziani e nelle donne dopo la menopausa ed è anche fondamentale per sostenere uno sviluppo armonico nei più piccoli.
Negli anni, gli esperti hanno tenuto conto anche di altre funzioni di questa vitamina. “La carenza di vitamina D non ha solo un impatto negativo sulla salute dello scheletro, ma secondo alcuni potrebbe anche facilitare lo sviluppo e la progressione di molte cosiddette ‘malattie della civilizzazione’, come disturbi cardiovascolari, diabete, malattie autoimmuni e cancro” si legge in un articolo pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences.
Altri studi hanno suggerito invece un legame tra bassi livelli di vitamina D e sviluppo di problemi cardiovascolari o aumento del rischio di sclerosi multipla nelle donne. I ricercatori stanno valutando il potenziale ruolo della vitamina D anche nella prevenzione e cura dell’influenza stagionale, anche se una recente metanalisi in merito, pubblicata su Frontiers in Nutrition a gennaio 2022, afferma che non ci sono prove conclusive di benefici. Per quanto riguarda invece lo sviluppo di alcune malattie autoimmuni (diabete di tipo 1, lupus eritematoso sistemico) e neurologiche (Parkinson, Alzheimer), gli studi sul possibile ruolo della vitamina D sono ancora in corso.
Infine, ma non certo meno importante, si sta studiando il legame tra vitamina D e microbiota intestinale, l’insieme dei microbi che popolano l’intestino.
“La luce del sole e la vitamina D riducono la probabilità di ammalarsi di tumore del colon?”. Sono passati 40 anni da quando due ricercatori si sono posti questa domanda sulle pagine dell’International Journal of Epidemiology. Da allora le ricerche sul legame tra vitamina D e cancro non si sono fermate ma, nonostante il grande lavoro svolto dai ricercatori, in quasi tutti i casi non è ancora possibile giungere a conclusioni affidabili.
Studi di laboratorio hanno dimostrato che la vitamina D è coinvolta in processi importanti anche per lo sviluppo e la progressione di tumori, come l’infiammazione, la crescita cellulare, il metabolismo del glucosio e il funzionamento del sistema immunitario. Inoltre molti geni che regolano la proliferazione, la differenziazione e la morte programmata (o apoptosi) delle cellule sono regolati almeno in parte dalla vitamina D.
Un articolo pubblicato su Seminars in Cancer Biology ricorda che in generale bassi livelli di vitamina D sono legati a una maggiore incidenza di cancro e i dati più convincenti sono quelli che riguardano il tumore del colon-retto. A novembre 2020 sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Network Open i risultati della prima fase dello studio VITAL, dai quali emerge che assumere supplementi a base di vitamina D riduce l’incidenza di tumori in stadio avanzato e che questo effetto è più forte in chi non è obeso. Nel corso degli anni una carenza di vitamina D è stata associata a diversi tipi di malattie, dal diabete al cancro, dall'Alzheimer alla sclerosi multipla e più di recente alle forme gravi di infezione da Sars-CoV-2.
Seppure i nessi di causa ed effetto di queste associazioni siano ancora da dimostrare, è nata l’ipotesi che bassi livelli di questa vitamina potessero essere dannosi per la salute, mentre una sua integrazione possa avere un effetto protettivo e terapeutico contro diverse patologie, come l’infezione da Covid-19 e i tumori.
La vitamina D deve essere dunque somministrata soltanto quando si manifestano particolari sintomi o forti carenze. Inoltre l’acquisto di farmaci che la contengono richiede la prescrizione di un medico, perché gli eccessi possono essere tossici. L’AIFA afferma che l’integrazione di vitamina D è consigliata con valori inferiori a 12 ng/mL (30 nmol/L). Al di sopra di questi livelli è raccomandata la sua somministrazione solo in caso di specifiche patologie, come l’osteoporosi. Per chi non soffre di particolari disturbi è sufficiente trascorrere più tempo all’aria aperta, senza dover monitorare i propri livelli di vitamina D con frequenti esami del sangue.
L’AIFA ha inoltre specificato le situazioni in un cui il medico può consigliare di assumere la vitamina D e i casi in cui non è opportuno.
VITAMINA D: CARENZE E OSTEOPOROSI
Se sentite un persistente senso di debolezza, dolori diffusi, localizzati o muscolari e cadete di frequente senza motivo, potreste soffrire di ipovitaminosi e in particolare di una carenza di vitamina D. In presenza di questi segnali è consigliato consultare il proprio medico e valutare di effettuare un esame del sangue per rilevare il dosaggio di vitamina D. La sua assunzione è raccomandata soltanto se i suoi livelli sono inferiori a 12 ng/mL (o 30 nmol/L) anche in assenza di sintomi, ma sempre sotto prescrizione medica.
Se siete in terapia con antiepilettici, glucocorticoidi e altri farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D o siete adulti affetti da malattie che causano malassorbimento, come il morbo di Chron o la fibrosi cistica, la vitamina D dovrà essere assunta se i valori sono inferiori a 20 ng/mL (o 50 nmol/L).
Invece se soffrite di osteoporosi o iperparatiroidismo bisognerà integrarla quando i livelli sono al di sotto di 30 ng/mL (o 75 nmol/L). La sua somministrazione richiede sempre la prescrizione medica, ma è indipendente dal dosaggio per chi è istituzionalizzato, soffre di gravi deficit motori o è costretto a letto, per le donne in gravidanza o in allattamento e per chi ha l’osteoporosi e non può essere sottoposto a terapia mineralizzante.
Bibliografia e fonti
Effects of vitamin D supplementation on symptoms of depression in overweight and obese subjects: randomized double blind trial, Journal of Internal Medicine
Scheda Vitamina D, Agenzia Italiana del Farmaco
Vitamin D deficiency: A single centre analysis of patients from 136 countries, The Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology
Vitamin D and the Immune System, Journal of investigative medicine
https://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/il-sole/vitamina-d
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