Infiammazione silente e integrazione efficace
L’infiammazione cronica/silente o flogosi è un meccanismo di difesa che costituisce una risposta protettiva come conseguenza di una azione dannosa da parte di agenti che possono essere biologici, chimici o fisici al fine di eliminare la causa iniziale e arrestare il danno cellulare o tissutale e avviare il processo riparativo.
L’Infiammazione Silente è una condizione morbosa, che predispone ad alcune delle malattie più diffuse dei nostri giorni. I sintomi iniziali sono insidiosi e quindi spesso trascurati. Nel tempo avvengono squilibri ormonali con alterazioni del sistema immunitario verso l’autoimmunità.
A differenza di quella acuta l’infiammazione silente/cronica è caratterizzata da assenza di dolore e non manifesta sintomi evidenti come arrossamenti o gonfiori. Essendo di bassa intensità spesso non viene percepita; nel frattempo provoca un lento logorìo al sistema immunitario, indebolendolo sempre di più.
Per questo viene definita “silent killer”: essa rappresenta la vera causa scatenante di diverse patologie cronico-degenerative tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, artrite, depressione, Alzheimer, osteoporosi, infarti, ictus ecc.
L’infiammazione è una risposta dei nostri tessuti a un danno. Il corpo è in grado di percepire il danno come alterazione dell’equilibrio e di agire di conseguenza. L’infiammazione è quindi un processo che si attiva nei nostri tessuti al fine di ripristinare l’equilibrio perduto.
Un esempio classico di infiammazione è quello che si ha come conseguenza di una caduta (il ginocchio che si gonfia, diventa rosso, caldo e dolente) o un’infezione (come nel caso dell’influenza o del Covid-19, accompagnate da febbre, dolori muscolari e stanchezza). In entrambi i casi, il sistema immunitario sta reagendo al danno (a livello del ginocchio o delle vie respiratorie) e sta rilasciando in circolo delle molecole infiammatorie. Tra queste, le citochine sono tra le più importanti e studiate. Si tratta di proteine in grado di agire su cellule bersaglio di varia natura e di provocare importanti cambiamenti nei tessuti e in vari organi.
Tuttavia, mentre l’infiammazione legata a una caduta, una ferita o un’infezione è un fenomeno acuto, intenso (ce ne accorgiamo perché i sintomi sono evidenti) ma di breve durata, l’infiammazione silente o di basso grado ci accompagna per anni senza farsi sentire. E i suoi effetti sono deleteri per la nostra salute a tal punto che è stato coniato un neologismo: inflammaging, termine inglese che deriva dalla fusione di due parole, inflammation (infiammazione) ed aging (invecchiamento). Che l’infiammazione sia associata ad alcune patologie tipiche dell’invecchiamento, come aterosclerosi, diabete o demenza, non è una novità, ma che da essa dipenda il processo stesso dell’invecchiamento è un concetto piuttosto recente.
La teoria dell’inflammaging sostiene che lungo la vita si accumuli danno e che questo danno, percepito dal sistema immunitario, generi infiammazione. A seconda della quantità di danno accumulato, possiamo quindi raggiungere una soglia di infiammazione oltre la quale è l’infiammazione stessa a causare problemi al nostro corpo. Da guardiana dell’equilibrio, l’infiammazione diventa il nostro nemico silenzioso che ci fa invecchiare con disabilità e malattie.
Un’infiammazione silente, detta anche low-grade o silent, indica una condizione di infiammazione cronica, subliminale, che di solito passa inosservata o non viene rilevata per molti anni. Le infiammazioni silenti, come suggerisce il nome, sono asintomatiche, o almeno lo sono all’inizio. Possono essere il precursore di un’infiammazione sintomatica o derivare da un’infiammazione non ancora curata.
Gli studi dimostrano che sono associate a un’ampia gamma di malattie, motivo per cui dovrebbero essere riconosciute e trattate precocemente come fattore di rischio. L’infiammazione silente non può essere rilevata immediatamente, ma esistono dei marcatori iniziali e delle indicazioni che possono far pensare alla presenza di un’infiammazione silente.
Di norma, sono due le principali cause che determinano lo sviluppo di infiammazioni silenti:
• Il sovrappeso, in cui l’aumento del grasso viscerale (grasso della pancia) è particolarmente rilevante
• Una dieta ricca di acidi grassi omega-6, che altera il rapporto omega-6/3 nell’organismo a favore degli omega-6, con conseguente carenza di acidi grassi omega-3
IN SINTESI, L’INFIAMMAZIONE SILENTE:
• A differenza dell’infiammazione sintomatica, che si manifesta ad esempio con arrossamenti o gonfiori, l’infiammazione silente dura a lungo senza sintomi.
• L’infiammazione silente è associata a diverse malattie.
• Le cause principali dell’infiammazione silente sono l’obesità e le cattive abitudini alimentari.
• Sebbene l’infiammazione silente non possa essere misurata direttamente, esistono marcatori, come il rapporto omega-6/3, che consentono di ottenere le indicazioni preliminari.
• Per prevenire e bilanciare l’infiammazione silente, è necessario ridurre il peso in eccesso e concentrarsi su una dieta antinfiammatoria.
L’organismo, in caso di infiammazione, pone in atto una serie di meccanismi volti a combattere lo stato infiammatorio. Uno dei modi migliori per controllare e prevenire l’infiammazione è attraverso l’adozione di abitudini alimentari sane. Diversi studi hanno dimostrato senza ombra di dubbi i benefici di una dieta ricca di cereali integrali, legumi, verdura e frutta e povera di grassi e proteine animali. Un’alimentazione che è fondamentale per tenere a bada l’infiammazione nel nostro corpo e sul nostro pianeta e per permetterci di immaginare una longevità davvero sostenibile.
Quando l’alimentazione non è sufficiente può essere utile l’utilizzo di rimedi naturali con spiccate azioni antinfiammatorie, che, al contrario dei farmaci, generalmente, non sono causa di effetti collaterali. Un aiuto in più che può supportare il nostro organismo laddove necessario. L’astaxantina, per esempio, è in grado di prevenire l’attivazione di reazioni chimiche che possono condurre alla produzione e al rilascio di mediatori dell’infiammazione (citochine come l’interleuchina-1beta). Un ruolo utile nella modulazione della risposta infiammatoria viene svolto anche dagli eicosanoidi antinfiammatori come EPA e DHA, acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 che oltre a contribuire alla normale funzione cardiaca, al mantenimento di livelli normali di trigliceridi nel sangue, al mantenimento di una pressione sanguigna normale, modulano la risposta infiammatoria. Sono innumerevoli le ricerche scientifiche che hanno dimostrato i benefici dell’assunzione di una integrazione di acidi grassi omega-3.
Erboristeria Arcobaleno, da sempre alla ricerca di prodotti naturali sicuri ed efficaci, propone il nuovissimo RiBosw Plus della ditta BIOFLORES, con interessanti caratteristiche antinfiammatorie dei suoi componenti:
BOSWELLIA
Albero deciduo nativo dell'India, ma che cresce anche in Nord Africa e Medio Oriente. La droga è rappresentata dalla gommo-resina ottenuta per incisione della corteccia e contiene principalmente un olio essenziale (16%) e acidi triterpenici pentaciclici (50%), denominati acidi boswellici, che sono considerati i principi attivi della boswellia. Gli acidi boswellici includono l'acido 0-boswellico, l'acido keto-|3-boswellico, l'acido 3-oxo-tirucallico e l'acido 3-acetil-ll-keto-|3-boswellico, che rappresenta l'attivo più importante.
Nella medicina tradizionale ayurvedica viene utilizzata per il trattamento di diverse patologie, incluse l'artrite reumatoide, la diarrea e i disturbi premestruali. La fitoterapia sperimentale ha dimostrato che gli effetti antinfiammatori della boswellia sono collegati alla loro abilità di inibire la biosintesi dei leucotrieni. Infatti, gli acidi boswellici sono dei potenti e selettivi inibitori della lipossigenasi, l'enzima responsabile della biosintesi dei leucotrieni. L'acido keto-|3-boswellico inibisce poi l'attività dell'elastasi leucocitaria umana (le elastasi sono proteinasi coinvolte nel processo di infiammazione cronica). È in grado di inibire NF-kB fortemente coinvolto nell'infiammazione e nella down regulation o inibizione di citochine pro-infiammatorie, come IFN-y, TNF-a e IL-1J3. Gli studi clinici hanno evidenziato che gli estratti di Boswellia trovano indicazione nelle patologie infiammatorie croniche a patogenesi immunologica o allergica (asma bronchiale, coliti infiammatorie, artrite reumatoide, dermatiti ecc.) con un ottimo profilo di efficacia e tollerabilità. Una recente revisione sistematica e metanalisi effettuata su 7 RCT con 545 pazienti totali ha evidenziato che la Boswellia è un ottimo agente antinfiammatorio, antiartritico e analgesico efficace nella riduzione del gonfiore, nel sollievo del dolore e nel miglioramento della capacità motoria mattutina in pazienti affetti da osteoartrite.
RIBES NERO
Il Ribes è un arbusto alto fino a 1,5 m; ha foglie che presentano 3-5 lobi a contorno triangolare e margini dentati. I fiori, in racemi pendenti, sono verdastri fuori e rossastri all'interno. I frutti sono piccole bacche nere di sapore gradevole. È spontaneo in Europa tranne che nella regione mediterranea, dove viene coltivato per i suoi frutti. È infatti forse più conosciuto per le tipiche bacche utilizzate in gastronomia e dall'industria dolciaria e dei liquori che non come pianta medicinale. In realtà si tratta di una pianta di cui sono utilizzabili molte parti, per la presenza di vari tipi di costituenti chimici.
In particolare, gli estratti delle foglie sono utili come antinfiammatori, grazie al loro contenuto in flavonoidi (astragalina, isoquercitrina, rutina, quercetina), proantocianidine oligomeriche, Vitamina C e un olio essenziale. Le foglie di ribes nero sono utilizzate tradizionalmente contro artrite, gotta e reumatismi, diarrea, coliche, ittero e disturbi epatici, minzioneì dolorosa, calcoli urinari, e per favorire la minzione.
UNCARIA
Grosso arbusto rampicante tipico della foresta amazzonica peruviana: nell'America latina viene chiamata Una de gato (unghia di gatto) a causa delle sue caratteristiche spine uncinate e indirizzate verso il basso.
La corteccia è la parte attiva della pianta: contiene una miscela estremamente complessa di alcaloidi ossindolici pentaciclici (pteropodina, isopteropodina, rincofillina, isorincofillina, mitrafillina, isomitrafillina) ad azione immunomodulante. Nella medicina andina la droga viene utilizzata per trattare ferite, ulcere e stati febbrili. Trova impiego anche nelle malattie infiammatorie reumatiche.
Sperimentalmente, gli estratti di Uncaria stimolano la produzione di IL-1 e IL-6, esercitando un'attività protettiva nei confronti dell'infiammazione. Le indicazioni sono rappresentate dalla patologia infiammatoria degenerativa e infettiva cronica.
LAVANDA O.E.
La lavanda è un arbusto ramoso alto fino a 50 cm, spontaneo nei luoghi aridi e sassosi della regione mediterranea. La droga è rappresentata dall'olio essenziale che è costituito da una miscela di sostanze di tipo terpenico. Contiene inoltre una buona quantità di tannini (circa il 12%) e anche flavonoidi, derivati cumarinici e fitosteroli, e discrete quantità di acido rosmarinico. L'olio essenziale di Lavanda esercita un'attività sedativa e ansiolitica, per cui è utilizzata nel trattamento sintomatico degli stati ansiosi degli adulti e dei bambini e nei disturbi del sonno.
Fonte: Nutrizione E Infiammazione Cronica Silente di Antonella Viola*( professore ordinario di Patologia generale nell’Università di Padova e socia corrispondente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti)
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