Infortunio sul lavoro: come si calcola il risarcimento
L’infortunio sul lavoro è definito dalla legge come l’evento, che avviene per una causa violenta, in occasione dello svolgimento dell’attività lavorativa, dal quale deriva una lesione o una malattia del corpo che rende necessaria l’astensione dal lavoro per più di tre giorni.
Per tutelare i lavoratori vittime di infortunio la Legge, con il D.P.R. n. 1124 del 1965, ha previsto una specifica assicurazione obbligatoria che consente di beneficiare di prestazioni sanitarie specifiche e di ottenere un indennizzo tanto più pesante quanto più è stato grave l’evento traumatico e quanto più gravi sono le conseguenze che sono derivate.
Ai sensi del D.Lgs. 38/2000, l’indennizzo Inail si calcola a seconda del tipo di infortunio e della percentuale di menomazione in base alla tabella di calcolo del danno biologico che si fonda su criteri indipendenti dal reddito del lavoratore, crescenti in funzione della gravità della menomazione per cui più è grave la lesione e maggiore è il danno biologico, variabile in funzione dell’età e cioè più il lavoratore è anziano e minore è l’indennizzo e in base al sesso in quanto tiene conto della maggiore speranza di vita delle donne ed è uguale per tutti i settori lavorativi.
A seguito di infortunio sul lavoro, al dipendente va riconosciuto anche il diritto al risarcimento del danno biologico da menomazione permanente eccedente l’ammontare dell’indennizzo erogato dall’Inail: cioè il cosiddetto “danno differenziale”.
Esso consiste nella differenza tra la somma che il lavoratore percepisce a titolo di indennizzo dall’istituto previdenziale e la somma che gli spetta a titolo risarcitorio da parte del datore di lavoro (nell’eventualità in cui il danno da infortunio sia derivato dall’acclarata responsabilità di quest’ultimo).
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