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Involucro di una casa

02/03/15

L’involucro protegge nel senso fisico garantendo la privacy, protegge dal punto di vista climatico, protegge dal rumore e fa entrare la luce naturale. Gran parte delle funzioni di un edificio dipendono proprio dall’involucro che rappresenta l’elemento, o meglio l’insieme degli elementi, che caratterizzano maggiormente l’edificio.

FotoL’involucro di una casa rappresenta l’elemento di separazione tra l’ambiente “confinato” e l’ambiente esterno, viene chiamato “terza pelle” (la prima è quella naturale, la seconda è rappresentata dall’abbigliamento). Gran parte delle funzioni, o purtroppo delle disfunzioni, di un edificio dipendono proprio dall’involucro che rappresenta l’elemento, o meglio l’insieme degli elementi, che caratterizzano maggiormente l’edificio. L’involucro protegge nel senso fisico garantendo sicurezza e privacy, protegge dal punto di vista climatico, protegge dal rumore, ma allo stesso tempo fa entrare la luce naturale. L’involucro inoltre, attraverso le sue parti trasparenti, consente la fruizione degli spazi esterni e garantisce gli apporti energetici solari cosiddetti “passivi” molto importanti perché gratuiti. Non sarebbe corretto considerare l’edificio uno spazio racchiuso da un involucro, perché l’ambiente richiede anche altre funzioni, certo è che l’involucro svolge un ruolo fondamentale e primario dell’abitare. L’involucro dell’abitare sostenibile può essere considerato una barriera intelligente dello spazio confinato.

In inverno ha la funzione di conservare il più possibile il calore all’interno degli ambienti, riducendo le dispersioni. Le pareti, le coperture e i basamenti devono essere realizzati in modo da garantire un’elevata resistenza termica al passaggio di calore. Immaginiamo una corsa ad ostacoli con degli atleti che devono percorrere la pista: maggiore è il numero degli ostacoli da superare e maggiore, ovviamente, è il tempo necessario per arrivare in fondo. Per il calore è la stessa cosa: se la parete di una casa separa l’interno dall’esterno, e le temperature nei due ambienti sono diverse, il calore comunque l’attraversa passando in modo naturale dall’ambiente più caldo a quello più freddo. Dobbiamo fare in modo che ci impieghi più tempo possibile e per rallentare il flusso dobbiamo inserire degli ostacoli, come per gli atleti. Questi ostacoli altro non sono che le resistenze al passaggio di calore garantite dai diversi strati di materiali con i quali si realizzano le pareti. Ogni materiale, tuttavia, si comporta in modo diverso: alcuni garantiscono un’elevata resistenza, altri no.

I materiali isolanti sono quelli che, a parità di spessore con altri materiali, offrono la maggiore resistenza al passaggio di calore. Per comprendere la differenza tra materiali isolanti e materiali non isolanti, diremo che un solo centimetro di materiali non isolante di medie prestazioni offre la stessa resistenza termica al passaggio del calore di uno strato di mattoni di trenta centimetri. Lo spessore di una parete, quindi, non è sinonimo di isolamento: una muratura in mattoni pieni anche di elevato spessore è inefficiente dal punto di vista prestazionale, robusta forse dal punto di vista strutturale ma inefficiente per ciò che riguarda la prestazione termica.

I materiali isolanti vengono classificati in funzione della tipologia (fibrosi e cellulari) e della natura (naturali e sintetici). I materiali fibrosi sintetici sono, ad esempio, la lana di vetro e la lana di roccia, mentre quelli naturali sono la fibra di legno, la fibra di cocco e la lana di pecora. Tra i materiali cellulari naturali troviamo il sughero, mentre tra quelli sintetici troviamo, ad esempio, il polistirene e il poliuretano. Ogni materiale è caratterizzato da una prestazione termica, misurata sulla base della sua resistenza al passaggio di calore, e da un costo. Ed è a questo punto che si apre un acceso dibattito tra i sostenitori dei materiali naturali e quelli che invece danno un giudizio solo sulle performance. Il principio dei “naturalisti” è teoricamente corretto. Se dobbiamo arrivare a un’indipendenza completa dal petrolio, per quale motivo continuiamo a costruire le nostre case con materiali sintetici derivati dal petrolio? Le valutazioni, tuttavia, dovrebbero essere fatte in modo oggettivo e scientifico.

I materiali naturali è vero che sono più ecocompatibili rispetto a quelli sintetici, ma hanno un costo superiore e non tutti sono garantiti in termini di prestazioni dal marchio Ce che ne attesta le qualità. A parità di prestazioni, se non esistono problemi di budget, i materiali naturali sono migliori e senz’altro da preferire. Se per ridurre i costi si scelgono materiali naturali, ma con spessori e prestazioni termiche inferiori, la migliore ecocompatibilità dei materiali può essere vanificata da un maggior consumo energetico dell’edificio e, quindi, da un maggiore impatto ambientale, nel suo ciclo di vita. E’ sul ciclo di vita, quindi, che deve essere fatta la valutazione se l’obiettivo comune è quello di realizzare case che abbiano il minore impatto ambientale possibile.

I materiali ecocompatibili devono essere comunque promossi a livello progettuale, in particolare se sono materiali di provenienza locale. E’ tuttavia auspicabile un periodo transitorio nel quale possano convenientemente coesistere diverse soluzioni. E poi è una questione di mercato: se dovessimo decidere oggi che gli isolanti tecnici, ma anche gli stessi materiali da costruzione, dovessero essere completamente naturali, non avremmo abbastanza materia prima per soddisfare le esigenze. La resistenza di una parete al passaggio del calore non è l’unico elemento da considerare, l’altro è la capacità termica, che è quella qualità che consente alla parete di funzionare come volano termico.



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