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''La Casa delle Aie'' Un Amarcord ...di Giorgio Rocchi

09/06/08

Il locale in assoluto più gettonato della riviera adriatica, che chi è venuto in vacanza a Cervia, ha scelto almeno una volta, fà ancora parlare di sè. Gli avvicendamenti nella gestione della ristorazione non hanno dato, nell'ultimo decennio, i risultati attesi e per questo motivo l'Amministarzione Comunale (proprietaria dello struttura) ridiscute con gli interessati (Società Amici dell'Arte) il sistema gestionale. Questo mio Amarcord vuole far conoscere quali sono stati, per tanti anni, i motivi di frequentazione dei cervesi, dei vacanzieri, degli ospiti e dei Romagnoli che volevano trascorrere una serata "diversa".

Amarcord…. La Casa delle Aie di Giorgio Rocchi


È proprio di questi giorni la notizia che il Comune di Cervia si farà carico di riorganizzare la Casa delle Aie e assieme all’Associazione “Amici dell’Arte” pianificherà nuove strategie per i partecipanti alla gara d’appalto per l’assegnazione della gestione della ristorazione. Questo mio Amarcord…. non vuole certo essere un ulteriore motivo di discordia tra le parti, ma ritengo che attorno a quello che ha rappresentato per tanti anni il punto di ritrovo per coloro che volevano passare una serata allegra in un’atmosfera conviviale, si stia creando un alone misterioso e bizzarro. Ma lascio al tempo e a chi di dovere il difficile compito di rimettere ordine là dove ordine deve regnare. Ribadisco però il fatto che la casa delle Aie, “ i cervesi” , la sentono come la “loro seconda casa” e non gradiscono certo che qualcuno voglia distorcere quelli che sono i motivi per i quali è stata creata e molti concordano con il Comune di Cervia nel voler far chiarezza sulla gestione dei servizi offerti ai tanti visitatori/vacanzieri. Fatta questa breve premessa, vorrei ora ricordare alcuni personaggi che hanno “fatto” la storia delle AIE.
Amarcord…. il Maestro Aldo Ascione che in compagnia del Prof. Umperto Foschi fu il fondatore dell’Associazione Amici dell’Arte di Cervia e scelsero come sede definitiva proprio la casa delle Aie ( ex base logistica dei “pignarul” che utilizzavano l’aia della casa colonica per accatastare le pigne che raccoglievano nella pineta circostante), per consentire a chi si ritrovava fra quelle mura, di respirare un’aria diversa,”l’aria dell’arte”, che ognuno interpretava a modo suo. Era poco più di un’osteria quando venne chiamato a gestirla il cervese Ferdinando Nanni, e solo in seguito con l’avvento della gestione concessa a Brandolini ( det Topo), Abbondanza e Caroti, si cominciò a parlare di ristorazione vera e propria. Naturalmente lo scopo era quello di fornire una ristorazione particolare, fatta di piatti tipici e semplici ad un costo basso, proprio per consentire ai soci, ed in seguito ai tanti frequentatori, di passare in “convivialità” il tempo necessario per poter dire all’uscita : “ho mangiato bene, genuino, ho bevuto altrettanto bene, ho pagato il giusto ma soprattutto “am sò spatachè”.
Amarcord… che dopo il decennio in compagnia dei “magnifici”tre concittadini cervesi, la gestione passò nelle mani di un generoso ristoratore, Nori, che con la sua famiglia ed alcuni collaboratori diede inizio all’era dei gruppi familiari nella gestione.
Amarcord…. che dopo alcuni mesi Topo con i suoi familiari si avventurò nuovamente nella gestione di un ristorante molto simile alla Casa delle Aie, chiamato Cà Rossi che ancora oggi ci sorprende con le sue specialità. Anche Nori al termine dei suoi tre anni di gestione creò Cà Nori, richiamando sempre il sistema ristorativo della Casa delle Aie. In seguito poi trasferì l’attività in un altro ristorante che chiamò “ Al Moro” ( sempre impostato sul sistema AIE).
Amarcord …. che dopo la famiglia Nori, fu il momento di un'altro gruppo alla guida della Casa delle Aie, Zanfini Terzo e famiglia, che rimase ben otto anni a deliziarci con le sue specialità cedendo poi il testimone alla società “Viola” che faceva capo alla famiglia Fantini . Bisogna ammettere che questo tipo di ristorazione a fatto epoca e ha creato un modello al quale molti si sono ispirati e ancora oggi si ispirano.
Amarcord… quanti soci, personaggi e quanti gruppi di soci sono transitati in quelle sale e salette allestite con tavoloni in legno massiccio e sedie impagliate stile contadino. Diciamo che fino a qualche decennio fa il frequentatore più assiduo era il cervese, che amava ritrovarsi alle Aie perché sapeva che ad una certa ora spuntava fra i tavoli l’amico Berto (Cortesi) ( autore di simpatiche canzonette composte da strofe in dialetto romagnolo, che lo stesso Berto componeva, aggiornava in diretta di volta in volta e in compagnia de Murin (Finchi Agostino) e Gigin (Comandini) attaccavano con uno stornello romagnolo che ti facevano accapponare la pelle da quanto erano bravi e veri. Ora ai cervesi si sono aggiunti tanti vacanzieri di ogni paese e di tante nazioni; questa grande affluenza ci fa molto piacere, perché ogni persona che arriva alle Aie, se ne ritorna a casa con la nostra “cultura”, la nostra “arte”, la nostra “amicizia”, i nostri “usi e costumi” che a volte è difficile trovare solo stando seduti ad un tavolo con altre persone, ma ha anche logorato quello spirito associativo che ha ispirato Aldo Ascione et company.
Amarcord… anche de “I Malardot”, un gruppo canterino, che si accompagnava con qualche strumento tipico della balera e ti tenevano compagnia fino a tarda notte in modo spontaneo. Non posso certo dimenticarmi di Stefanini, di Giuliano Lolli, Pietro, e molti altri che con i loro scanzonati motivi romagnoli ti “straziavano il cuore”.
Amarcord… che era motivo d’orgoglio potersi esibire alla Casa delle Aie e allora i personaggi sopra citati, non più giovincelli, lasciarono il posto ai nuovi canterini/musicanti e così fecero capolino Mercuriali, Benaglia, Servidori ed altri suoi coetanei, che continueranno a sorprenderci con la loro caparbia e romagnola musicalità.
Amarcord….che quella era la vera convivialità che molti cervesi, soci e non, dicono che è venuta a mancare. Ma non bisogna certo desistere dal cercare di ricostruire l’atmosfera che si respirava
in quegli anni. I Presidenti e i Preposti che si sono avvicendati alla conduzione dell’Associazione Amici dell’Arte Aldo Ascione; Carlo Saporetti; Umberto Foschi; Oriano Masacci; Gino Pilandri; Eros Gambarin, Luigi Nanni, si sono sempre impegnati e prodigati per raggiungere quell’obiettivo di cui parlavo, e per onorare il loro lavoro svolto, faccio un appello all’attuale Presidente, e a tutti i componenti il consiglio, affinché si attivino per recuperare e ricreare quella situazione, che era l’essenza vitale della Casa delle Aie, magari attuando quel paventato progetto, che prevede di riservare almeno una sala ai soli soci e utilizzare i rimanenti vani per gli ospiti, non soci. Per concludere vorrei rivolgere un particolare ringraziamento a Luciano Marconi, Bruno Rossi (Cecconi), carissimi amici,
(purtroppo non più con noi) e Sergio Cecchi che mi hanno consentito di recuperare alcuni passaggi della vita di questa particolare associazione.
Arrivederci al prossimo Amarcord…
Giorgio Rocchi









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