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La vera storia della monnezza della Campania

25/10/10

Per capire quello che sta dietro il problema della spazzatura in Campania, rinviamo all’articolo di Guido Viale, pubblicato sulla “Repubblica” di Domenica 24 Ottobre, che ci sembra una ricostruzione completa del grave problema dello smaltimento dei rifiuti nella nostra Regione. A noi sembra necessario sottolineare alcuni comportamenti della nuova classe dirigente della Regione, che, senza che ne abbia la consapevolezza, interpreta perfettamente il ruolo di chi complica i problemi, con i suoi comportamenti da obbediente servitore di un padrone capriccioso.

I PARADOSSI DELLA “MUNNEZZA”
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco

Per capire quello che sta dietro il problema della spazzatura in Campania, rinviamo all’articolo di Guido Viale, pubblicato sulla “Repubblica” di Domenica 24 Ottobre, che ci sembra una ricostruzione completa del grave problema dello smaltimento dei rifiuti nella nostra Regione.
A noi sembra necessario sottolineare alcuni comportamenti della nuova classe dirigente della Regione, che, senza che ne abbia la consapevolezza, interpreta perfettamente il ruolo di chi complica i problemi, con i suoi comportamenti da obbediente servitore di un padrone capriccioso.

Le statistiche sono molto importanti, servono a rappresentare in maniera sintetica la dimensione dei fenomeni sociali ed economici. In questi tempi, però, in cui la politica vive di scontri, le statistiche sono utilizzate come armi improprie, necessarie a sostenere posizioni di parte, lanciate nel dibattito come bombe a mano che provocano ferite gravi tra genti diverse, rompendo ancora di più la fragile solidarietà tra i cittadini. La battaglia della discarica di Terzigno è stata subito rivolta contro Napoli e la sua incapacità di risolversi da sola i problemi di smaltimento. Poiché nessuno da la colpa al cattivo funzionamento del termovalorizzatore di Acerra, la colpa viene assegnata alla mancata raccolta differenziata di Napoli. “Perché a Mercato San Severino sono riusciti a fare una raccolta differenziata al 70% e a Napoli solo il 19,7% ?” Chiedeva con acrimonia il ministro Carfagna all’inizio della nuova emergenza. Da allora, molti hanno continuato a ripetere questa affermazione , che alla fine porta come conseguenza che la rivolta dei cittadini dei paesi vesuviani e contro la discarica ed è contro Napoli. In prossimità delle elezioni al Comune di Napoli, è tornata la spazzatura a Corso Umberto, davanti al San Carlo ed in altri luoghi ben visibili della città, che fanno pensare ad azioni preordinate, che vanno in parallelo con le azioni dei disoccupati organizzati che bruciano ed incendiano cassonetti, con la solita violenza e nella solita impunità. I ritardi nella raccolta differenziata di Napoli sono da colmare, soprattutto utilizzando bene l’insieme di quei lavoratori socialmente utili che hanno ottenuto un posto di lavoro stabile proprio in questi mesi e che molti giovani napoletani sinceramente invidiano. Dietro l’affermazione della Carfagna si nasconde una posizione strumentale che di fronte alla gravità dei problemi in atto, deve essere subito eliminata. La cittadina di Mercato San Severino è il paese in cui è stato sindaco l’attuale assessore all’Ambiente della Regione Campania, ha poco più di diecimila abitanti e raccoglie in differenziata poco meno di 7 tonnellate di spazzatura. Napoli, come molti sanno, è la terza città italiana per numero di abitanti che sono superiori al milione. Quando si afferma che solo il 19,7% è spazzatura differenziata, significa che sono coinvolti in questa operazione 200.000 persone con una raccolta di circa 140 tonnellate, che insieme alle 350 tonnellate sversate nella discarica cittadina di Chiaiano, raggiungono il 55% dei rifiuti totali di Napoli. Se avesse funzionato il termovalorizzatore di Acerra, così come affermato dalla società di Brescia che lo gestisce, il restante dei rifiuti sarebbe stato assorbito da quell’impianto, in attesa che Napoli si costruisca il suo bruciatore.
Come si vede i paradossi servono a coprire i fallimenti. Tutto quello che è in atto sulla spazzatura, fa parte di una legge approvata dal Parlamento, che recepiva un decreto emanato per superare la crisi del 2007, la legge fu approvata nel 2008 e Bertolaso dichiarò conclusa la emergenza, passando alle province la responsabilità del problema dei rifiuti nel 2009. La rivolta nasce dal fatto che Acerra non riesce ad assorbire il suo quantitativo di spazzatura, gli impianti sono spesso fermi e il rischio di aprire Cava Vitiello diventa reale e concreto, mentre nella discarica è smaltito quello che non è vagliato nei vecchi CDR, per cui la puzza è esagerata e i cittadini soffrono. In molti si erano spesi in campagna elettorale promettendo che la seconda discarica non sarebbe stata mai aperta. Proprio il centro destra ne ha beneficiato di più, i cittadini vesuviani hanno contribuito ai successi di Cesaro alla provincia e di Caldoro alla Regione,, consentendo anche il successo di molti sindaci di destra; la speranza era che quella discarica non fosse mai aperta.
Quello che abbiamo visto di questi signori in queste giornate è veramente ridicolo, da far ridere, se non fosse una situazione tanto drammatica. Innanzi tutto, il Presidente Caldoro sta più a Roma che a Napoli, infatti la riunione del gruppo dirigente del PdL della Campania si è tenuta a Roma, dove tutti i parlamentari si sono riuniti con il presidente Caldoro, con il presidente della provincia di Napoli Cesaro, competente per lo smaltimento dei rifiuti, insieme con l’assessore all’ambiente regionale e ai presidenti delle altre province. I Presidenti di Avellino, Salerno e Napoli, presenti alla riunione sono tutti e tre deputati e non sono quasi mai presenti ne i loro territori. La riunione è stata presieduta dal coordinatore regionale del PdL Nicola Cosentino, che al termine della riunione, insieme al suo vice Landolfi ha solennemente dichiarato: “La legge va rispettata, la discarica deve restare in funzione e Cava Vitiello dovrà essere aperta.” Una affermazione in bocca all’ex sottosegretario, salvato dall’arresto per il voto del Parlamento, suona molto strana. La legge deve essere rispettata da tutti, ma non da lui, coinvolto insieme con il clan dei casalesi in sporchi affari di smaltimento di rifiuti tossici. Quelle parole, hanno provocato un aumento delle lotte disperate di Terzigno. Quella riunione è stata smentita due giorni dopo dalle decisioni del Governo, che non ha tenuto conto di quanto deciso, ha inviato Bertolaso a risolvere i problemi, perché gli enti locali non sono capaci di farlo. Alla fine di due giorni di confronto, il sottosegretario ha proposto un documento in cui si afferma che la seconda discarica sarà sospesa a tempo indeterminato e bonificata la prima, che sarà poi utilizzata fino ad esaurimento solo dai paesi vesuviani.
Che Caldoro e Cesaro non contino niente nel quadro politico nazionale si era capito da subito, ma che anche Cosentino viene smentito da Berlusconi è un fatto nuovo. La Campania è una Regione sotto la tutela del Governo è una realtà davanti agli occhi di tutti. Caldoro non ha nessuna autonomia, sia sulla Sanità, che per i conti, adesso per la spazzatura.
D’altra parte Bertolaso ha proposto ai cittadini in rivolta una soluzione che prevede il cambiamento di una legge, che deve essere approvata in Parlamento, anche perché, il semplice ricorso ad un decreto non basterebbe in questo caso. Di fronte alle posizioni del Commissario Bertolaso, sia Cesaro che Caldoro, dimentichi delle loro riunioni e delle loro decisioni si sono dichiarati d’accordo con l’inviato di Berlusconi. Cesaro, con il suo volto da “cafone furbo”, ma buon servitore del suo padrone, ha subito dichiarato che lui aveva sempre lottato per non far aprire la seconda discarica. La vera vittima di questa povera rivolta sono le istituzioni locali, se avete notato nei servizi televisivi, che si ripetono in continuazione, i sindaci con la fascia sono alla testa delle manifestazioni, leggono il testo dell’accordo con Bertolaso, direttamente ai manifestanti in piazza o in prossimità dei blocchi stradali. Mentre non si hanno notizie di riunioni di Giunta Comunale o di riunioni straordinari dei Consigli Comunali e provinciali.
La cultura del rapporto diretto tra eletto ed elettori si sta affermando in questi mesi nella destra italiana. I rappresentanti locali come Cosentino contano poco, conta il rapporto tra il capo ed il suo popolo. Il rischio, però, è quello che è successo a L’Aquila, che spenti i riflettori sono arrivati gli speculatori rapaci a far man bassa dei soldi messi a disposizione, senza nessun controllo da parte delle assemblee elettive, senza nessun diritto da parte dei cittadini. La vicenda della emergenza spazzatura del 2008, dimostra che le dieci visite fatte a Napoli dal premier, le riunioni del Consiglio dei Miniastri fatte a palazzo della Prefettura e l’inaugurazione fatta con il sindaco di Milano dell’impianto di Acerra era solo demagogia, i problemi restano e sono gravi.
I cittadini in rivolta, non si sono fatti convincere, continuano la loro lotta che non prevede nessuna mediazione, per cui è destinata o a vincere o a perdere. In tutti e due i casi i danni saranno enormi e tutti saremo costretti a pagarli.

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