La vera storia di Mandrake
Chi non conosce Mandrake (pronunciato Mä’ndreik, non Mandrache come spesso si fa in Italia)? Questo personaggio dei fumetti, il cui nome completo è Mandrake the Magician (mandrake in inglese vuol dire mandragola, pianta dalle virtù farmaceutiche nota sin dall’antichità per i presunti poteri magici), è un po’ il simbolo degli illusionisti e degli ipnotisti. Non tutti sanno che è esistito realmente.
Creato nel 1934 da Lee Falk, già autore de L’Uomo Mascherato, all’inizio della sua carriera fumettistica presentava poteri sovrannaturali che lo rendevano invulnerabile. Dopo qualche anno i poteri di Mandrake vennero ridimensionati e la specialità del personaggio divenne la creazione di illusioni tramite l’ipnosi. Mandrake riusciva quindi a operare delle metamorfosi, o altri fenomeni inspiegabili per i nemici, illudendone la percezione con puri trucchi mentali caratterizzati da una induzione istantanea (vi ricorda qualcuno?). Grazie a questa ipnosi rapida, l’eroe riusciva a confondere e sbaragliare i cattivi di turno, fossero essi gangster, alieni o bellicosi indigeni, e a liberare l’immancabile bella ragazza.
Il look del personaggio riprendeva la tipica tenuta dei prestigiatori da palcoscenico che allora erano in voga: frack, panciotto, mantello e cappello a cilindro. Il bastone da passeggio, all’occorrenza, assumeva i poteri di una bacchetta magica. Le fattezze di Mandrake erano ispirate, in modo piuttosto fedele, a quelle di un illusionista e ipnotista realmente esistente ai tempi di Falk, dal nome d’arte, per l’appunto, di Leon Mandrake (il vero nome era Leon Giglio).
A quanto pare l’uguaglianza del nome del personaggio con quello dell’artista fu una coincidenza; ciò non toglie che, pur in assenza di un contratto formale, avvenne per decenni una promozione reciproca (oggi si direbbe di co-marketing) tra Giglio e la sua controparte cartacea. Leon proponeva un repertorio illusionistico che ai nostri occhi appare piuttosto classico e datato: l’apparizione di colombe, la levitazione dell’assistente, la sparizione di monete, eccetera. Giglio era però un artista di notevole talento e riusciva in performances che probabilmente avrebbero stupito anche noi; la levitazione, ad esempio, quando era operata in night clubs, avveniva con la scena quasi completamente circondata dal pubblico e dall’orchestra. Anche i numeri di ipnotismo da palcoscenico ci suonano familiari: volontari del pubblico venivano invitati sul palco e ipnotizzati dal mago, per poi eseguire le classiche routines: mani incollate tra loro, piedi “inchiodati” al pavimento, azioni eseguite a comando, eccetera. Questo momento dei suoi spettacoli era considerato tra i più divertenti e sucitava molta ilarità in platea, esattamente come avviene con l’ipnosi da palcoscenico odierna.
Il repertorio di Mandrake deve farci riflettere. Nonostante l’illusionismo e, soprattutto, l’ipnotismo si siano adeguati ai tempi, aggiornando il proprio look e il proprio linguaggio, sono la perpetuazione di un’arte antica. Un’arte a cui il pubblico è tuttora molto affezionato, come dimostra la longevità di un personaggio come Mandrake.
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