Lotta alla povertà: sì al Senato, arriva il bonus di 400€ a famiglia
Si tratta di strumento per contrastare l’emergenza, dilagante nel paese, relativa al numero sempre crescente di persone e di nuclei familiari che finiscono al di sotto del reddito minimo.
C’è già chi dice che il provvedimento non sarà sufficiente a risolvere il problema. La soglia minima è calcolata in un totale di 1.000€ per un nucleo famigliare di due persone e il bonus massimo ottenibile ammonta a 400€ (per un famiglie che hanno 5 componenti).
I fondi stanziati sembrano pochi rispetto alle reali necessità e il rischio è di fornire un aiuto troppo, troppo limitato per risolvere il problema.
Per una persona sola, un singolo in condizioni di difficoltà, il bonus massimo sarà di 80€.
Una cifra del genere ha ben poche possibilità di cambiare le cose e di rilanciare i consumi, anche alla luce del fatto che la paura della crisi economica non è certo passata.
La crisi, i redditi che non aumentano, la contrazione nei consumi, la disoccupazione e il precariato. Sono tante le cause evidenti del problema, che riguarda un numero sempre crescente di italiani. Sul territorio vivono al di sotto della soglia di povertà circa 1.600.000 famiglie, per un totale di oltre 4 milioni e mezzo di persone (circa il 7,6% della popolazione totale).
A queste arriveranno gli aiuti previsti dal Piano nazionale. È evidente che per affrontare un fenomeno che coinvolge una tale quantità di individui saranno necessari moltissimi fondi.
I nuovi poveri sono sempre più giovani, hanno anche pochi figli (soprattutto minorenni) e, in questo senso deve essere lanciato un allarme, lavorano! L’11% degli operai vive al di sotto della soglia di reddito minimo che garantisce, stando alle stime dell’Istat, l’accesso a un paniere di beni di prima necessità e di servizi indispensabili per la persona.
Sul dilagare della povertà fra i lavoratori incidono in particolare due fenomeni: il part-time forzato, imposto al dipendente dall’azienda e il precariato, che costringe soprattutto i giovani ad avere carriere lavorative discontinue che non garantiscono alcun tipo di certezza. Da citare anche la mancata crescita dei salari, che anzi tendono a decrescere nel tempo.
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere