Luciana Tagle, ''Teatro d’ombre'', Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (Prefazione di Roberto Pasanisi)
"Nebulose figure, cupe misteriose trasparenze questi versi di Luciana Tagle: come da una distanza incolmabile tesi a delineare un’evanescente ‘storia dell’anima’, post-moderno flatus vocis alla ricerca d’un senso di se stessi e del mondo. Varî gli strumenti della poetessa, che con foga nominatoria evoca medievali referenti di una realtà che appare tuttavia inafferrabile, ovvero aerea e sfuggente come una chimera: «nomina sunt consequentia rerum», idest «cancello quando entro / nella tua stanza per toccare / gli oggetti che ti sei lasciata / indietro — lo specchietto / del trucco orecchini qualche biglietto / messaggi cifrati numeri / telefonici versi» (14 febbraio). Certo, tema sveviano anche, di un viluppo interiore di velleità ed impulsi che non riesce, non può farsi azione, o chiara volontà" (dalla Prefazione di Roberto Pasanisi, Università Statale per le Relazioni Internazionali MGIMO di Mosca)
Luciana Tagle, "Teatro d’ombre", Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2002
PREFAZIONE di Roberto Pasanisi
Nebulose figure, cupe misteriose trasparenze questi versi di Luciana Tagle: come da una distanza incolmabile tesi a delineare un’evanescente ‘storia dell’anima’, post-moderno flatus vocis alla ricerca d’un senso di se stessi e del mondo. Varî gli strumenti della poetessa, che con foga nominatoria evoca medievali referenti di una realtà che appare tuttavia inafferrabile, ovvero aerea e sfuggente come una chimera: «nomina sunt consequentia rerum», idest «cancello quando entro / nella tua stanza per toccare / gli oggetti che ti sei lasciata / indietro — lo specchietto / del trucco orecchini qualche biglietto / messaggi cifrati numeri / telefonici versi» (14 febbraio). Certo, tema sveviano anche, di un viluppo interiore di velleità ed impulsi che non riesce, non può farsi azione, o chiara volontà.
È «una distanza inseparabile», a riprendere il titolo d’un bel libro di Camillo Pennati, dalla quale parla Luciana: «appena ne traluce / forse qua e là qualche nota dolente / bemolle sotterraneo della tua non-vita» (Marta e Maria). Già: «non-vita»; non-vita d’una ‘viaggiatrice cerimoniosa’ che ama-non ama «scendere dal treno in una stazione / di provincia dove / non ti aspetta nessuno / ed affondare in questa tarda / mattinata dentro una nebbia / polverosa di sole / sfocato lungo strade sconosciute / fino al tavolino di un caffè».
Un altro strumento, ancóra (dopo Caproni, Pound): il multilinguismo, sotteso di citazioni e modelli — dagli Spagnoli, ai Francesi agli Inglesi: tutta ‘poesia pura’, dal tanto amato García Lorca alla «musique avant toute chose» d’un Verlaine (ma anche con la domanda — quanta tenera nostalgia! — «Qu’as-tu fait de ta jeunesse?») all’Eliot della Waste Land e dei caffè al Hofgarten («Summer surprised us, coming over the Starnbergersee / With a shower of rain; we stopped in the colonnade, / And went on in sunlight, into the Hofgarten, / And drank coffee, and talked for an hour.»).
Come districarsi, in questo labirinto? dove cercare la montaliana «parola che mondi possa aprirti»? Se le parole sono cose, bagliori nella notte: «Questa parola che stai cercando dileguata nel labirinto / della tua mente e che lascia dietro di sé un’eco di passi / che tu insegui che tu insegui come un essere amato e perduto / questa scia luminosa ti sta dicendo sommessa che per i poeti / la parola non è solo un nome la parola è la cosa» (Sesamo, amabilmente fitta di iterationes); se la poesia può comunque inventarsi una ‘lingua del cuore’, come nella Canzonetta di Orfeo, dedicata al nume tutelare Dino Campana: «E parlando al tuo cuore buio / nel paesaggio dei tuoi pensieri / ho inventato una lingua oscura / questa notte dei desideri»; se il verso si scioglie nel suono dell’arietta verlainiano-gozzaniana che fa tanto Settecento, ma che poi scocca fulminea al cuore della modernità: «Cara, poi che il tuo aiuto / (fuoco frange e velluto) / dischiuderà i miei occhi / perduti ai tuoi ginocchi / e poi che la tua vita / chiusa sola e smarrita / nessuno avrà più in cura / fino alla sepoltura / come ultimo disìo: / A Dio! A Dio!» (À mon ange). Ma sì : è ancóra il «cuore oscuro / della notte», in Tre apparizioni del suono, a «evocare / la Rima / ponte gettato sul nulla», rima torta al punto da giuocarsi sull’ironia estrema del registro colloquiale, ma tanto sorvegliato: «perché un senso ce l’ha di sicuro / ma non spetta a me trovarlo» (La ruota).
Come va a finire, chiederete: nel silenzio, obviously, ma quanto eloquente! Qui, nella sala degli angeli, nei versi dedicati a Mario Luzi, e in quelli offerti a John Keats («uno il cui nome fu scritto sull’acqua», come recita il suo epitaffio): «e nel silenzio sarà più dolce la musica svanita / e forse solo allora una cosa bella sarà / una gioia per sempre ed un’eterna verità…» (Ode su un multiplo seriale).
Cosa potreste chiedere di più ad una poesia così moderna, così importante come questa? che percorre così — con chiarore e pensosa leggerezza — tutta la scala dei suoni e dei timbri, dalla voce al silenzio, fino al passo supremo del nulla?
Roberto Pasanisi
(Università Statale per le Relazioni Internazionali MGIMO di Mosca)
Roberto Pasanisi, italianista, scrittore, editore, arteterapeuta e giornalista, è nato a Napoli nel 1962.
Docente di Lingua e letteratura italiana e di Politica e società italiana all’Università Statale per le Relazioni Internazionali MGIMO di Mosca, docente e direttore del Master universitario di Psicologia dell’Università degli Studi Artistici “Fidia” di Stefanaconi (Vibo Valentia), Direttore scientifico e docente del Master a distanza di Psicologia clinica Arteterapia multimediale: una psicoterapia d’avanguardia, è direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (del quale dirige anche le Edizioni omonime ed il Corso di Formazione in Scrittura Creativa, in sede ed ‘a distanza’), della rivista di poesia e letteratura “Nuove Lettere” e del CISAT (Centro Italiano Studî Arte-Terapia, dove è analista didatta, direttore dei corsi di Formazione e del “Giornale Italiano di Arteterapia”). Dirige la Scuola di formazione politica “Guido Dorso” e la rivista telematica “Politiké”.
Traduttore di poeti classici e contemporanei (l’ultimo Mario Susko, Mothers, Shoes and Other Mortal Songs), ha pubblicato tre raccolte di versi (la più recente è Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996; prefata da Giorgio Barberi Squarotti), alcuni volumi saggistici (gli ultimi Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità, Pisa-Roma, I.E.P.I., 2000 e Con le armi della poesia. Antologia della poesia italiana contemporanea, Napoli, Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2008; introduzione di Sergio Givone) e circa trecento articoli in riviste specializzate italiane e straniere. Si occupa principalmente di metricologia (nell’àmbito della quale ha ideato la 'metroanalisi') e di psicologia della letteratura e, come autori, di Lorenzo Spirito Gualtieri, del D’Annunzio del Poema Paradisiaco, di poeti italiani del Novecento (Caproni e Pasolini specialmente), di Mallarmé.
Nel 2002 ha ricevuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la saggistica.
È uscito il suo romanzo Gli angeli, Salerno, Ripostes, 2004. Suoi racconti sono stati pubblicati in riviste letterarie e quotidiani. Collabora come opinionista ad alcuni giornali, con articoli di argomento letterario, politologico e sociologico.
Luciana Tagle, nata a Napoli nel 1939, già insegnante di Italiano alle Scuole superiori, ha pubblicato i volumi di poesie I canti dell’alba (1950), Iridescenze (1952) e Un polso ferito (1999), La casa sulla golena (2000) e Teatro d'ombre, Napoli, Edizioni dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2002 (Prefazione di Roberto Pasanisi) e Terra di Nessuno (2002). Suoi versi sono giù usciti in varie riviste, fra le quali “Nuove Lettere”, IV-VII, 5-8, 1993-96. È stata inoltre presentata come poetessa nel corso del II anno accademico del Laboratorio permanente di poesia contemporanea dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (1993). Ha ottenuto la Segnalazione speciale alla I (1992), II (1993) e III (1994) edizione del Premio Internazionale di Poesia e Letteratura “Nuove Lettere”, vincendolo poi nel 1996 con Teatro d’ombre. Suoi versi sono usciti in Roberto Pasanisi – Gerardo Salvadori (a cura di), '900 e oltre. Inediti italiani di poesia contemporanea, Napoli, Edizioni dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1997 (Prefazione di Pompeo Giannantonio).
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