TURISMO
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Magie sperlongane

16/12/08

Esposta, vulnerabile, selvaggia e sicura. Lemille facce della “perla” del Litorale pontino, sospesa tra spiagge di rara bellezza (...)

Dall´alto del borgo di Sperlonga è facile perdersi con lo sguardo sulle sue lunghissime spiagge.

Diverse per caratteristiche, quasi si fronteggiano divise soltanto dal paese che, protraendosi sul mare, le separa. Sulla scorta del ciclo solare, si denomina “levante” la spiaggia meridionale e “ponente” quella settentrionale.

Sebbene fisicamente diverse, in quanto la prima è larga ed arcuata quasi a formare un piccolo golfo, e la seconda si presenta lunga e relativamente stretta, ambedue comunque infondono nel bagnante una suggestione storica del tutto particolare.

La spiaggia di levante, con la sua affascinante e misteriosa grotta, detta di Tiberio, oltre a testimoniare con ritrovamenti di possenti statue e altri resti archeologici la presenza nell´antichità di un considerevole sito residenziale da parte dell´imperatore e della sua corte, suscita una rara emozione quando ci si inoltra nei pressi e si immagina la frequentazione, la quotidianità, lo stile di vita, in questo ambiente naturale di rara bellezza e tranquillità probabilmente circondata da una ampia e folta vegetazione mediterranea ormai pressoché scomparsa.

É invece la spiaggia di ponente, che in assenza di tangibili testimonianze, esclusivamente con il suo ampio panorama privilegia una riflessione storica di più ampia portata lasciando ampi spazi anche alla fantasia.

È quasi inevitabile infatti immedesimarsi in Ulisse alla vista del Promontorio del Circeo che, mostrandosi in tuttala sua misteriosa bellezza o nascondendosi alla vista in base alle condizioni del tempo, assume di volta in volta aspetti naturalistici assai interessanti.

Lo si può confondere con un´isola quando la terraferma è offuscata, diventa curioso quando è attorniato da nuvole, e fascinoso all´alba quando compare con tutta la sua mole improvvisamente al navigante, tanto da motivare obbligatoriamente un approdo.

La testimonianza dell´uomo primitivo nelle sue grotte ed anfratti conferma la gradevolezza e sicurezza del luogo. Spostando leggermente lo sguardo a destra l´abitato di Terracina rammenta, con la montagna che rasenta il mare, e lo sperone del Pisco Montano, l´opera di Traiano volta a facilitare la percorribilità dell´Appia con lo sbancamento della roccia.

È possibile immaginare che la presenza di due diversi tracciati consentisse ai locali la percorribilità della storica-panoramica, anche se impervia, mentre il nuovo tracciato pianeggiante fosse ad "alto scorrimento strategico militare".

Particolare suggestione poi assume il panorama all´ora del tramonto, quando il sole sprofonda in mare tra il Circeo e Terracina e il rossore che emana da una colorazione inebriante a tutto ciò che circonda. Se poi voltiamo le spalle, ci troviamo la bianca Sperlonga "esposta" e assai vulnerabile, tanto che nel corso della storia ha subito scorribande di ogni sorta, da parte dei vari predatori che di volta in volta solcavano il Tirreno.

Volentieri e con soddisfazione il ricordo va a quel lontano agosto del 1543 quando il corsaro Keir ed Din, per conto del sultano ottomano Solimano, sbarcò e s´inoltrò rapidamente su Fondi per rapire la bellissima Giulia Gonzaga che, avvertita nell´imminente pericolo, trovò invece rifugio e copertura nelle montagne Itrane, e per questo la cittadina subì l´ira e violenza dei turchi.

Gli stessi rifugi e nascondigli furono poi utilizzati nel corso dei secoli dai briganti, che in questa zona di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie imperversavano con grande libertà.

In un contesto del genere, tra una natura selvaggia e accattivante, con acque limpide e trasparenti e moti ondosi solitamente tranquilli, é quindi impagabile il piacere per la mente, libera di vagare e fantasticare consentendo di trovare una grande serenità.



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