SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Malattia di LYME: tanto diffusa quanto sottovalutata e poco conosciuta

La malattia di Lyme è un'infezione trasmessa dalle zecche e causata dalla spirocheta Borrelia spp. I sintomi precoci comprendono rash cutaneo eritematoso migrante, che può essere seguito dopo settimane o mesi da alterazioni neurologiche, cardiache o articolari.

FotoLa malattia di Lyme è stata identificata nel 1976 in occasione di un'epidemia scoppiata nella città di Lyme (da cui il nome), nel Connecticut, ed è oggi la malattia da zecche più segnalata negli Stati Uniti. È stata segnalata in 49 stati americani, ma > 90% dei casi si verifica dal Maine alla Virginia e nel Wisconsin, Minnesota e Michigan. Sulla costa occidentale, la maggior parte dei casi si verifica nel nord della California e Oregon. La malattia di Lyme è presente anche in Europa, nei paesi dell'ex URSS, in Cina e in Giappone.

La malattia di Lyme, spesso mal diagnosticata, ma che terrorizza chi vive o fa escursioni in aree infestate dalle zecche, è stata riconosciuta solo circa 40 anni fa, ma le nuove scoperte di zecche fossili nell’ambra dimostrano che i batteri che la causano potrebbe essere stati in agguato già 15 – 20 milioni di anni fa, molto prima che l’uomo facesse la sua comparsa sulla Terra.

La scoperta è stata realizzata da un team di ricercatori dell’Oregon State University (Osu), che ha studiato pezzi di ambra risalenti a 15 – 20 milioni anni fa trovati nella Repubblica Dominicana e che offrono l’evidenza fossile degli esemplari più antichi mai trovati di Borrelia, il tipo di batterio che ancora oggi provoca la malattia di Lyme. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Historical Biology con il titolo “Spirochete-like cells in a Dominican amber Ambylomma tick (Arachnida: Ixodidae)”. In un altro studio collegato e pubblicato su Cretaceous Research, gli scienziati dell’Osu hanno annunciato la prima evidenza fossile di cellule di Rickettsiosi, un batterio che causa diversi tipi di febbre petecchiale e che sono stati trovati in zecche fossili del Myanmar risalenti a circa 100 milioni di anni fa.

L’umanità è stata probabilmente infettata dalle malattie, inclusa la malattia di Lyme, dai batteri delle zecche fin da quando esistono gli esseri umani. Il caso più antico documentato è l’uomo dei ghiacci tirolese, una mummia di 5.300 anni, trovato in un ghiacciaio delle Alpi italiane. Prima di essere congelato nel ghiaccio, Ötzi era probabilmente già messo male per la malattia di Lyme.

Negli Stati Uniti, la malattia di Lyme è causata principalmente da Borrelia burgdorferi e in misura minore da B. mayonii, che è stato recentemente trovato negli stati centro-occidentali. In Europa e in Asia, la malattia di Lyme è causata principalmente da B. afzelii, B. garinii, e B. burgdorferi. L'esordio avviene solitamente in estate e all'inizio dell'autunno. La maggior parte dei pazienti è costituita da bambini e giovani adulti che vivono in zone boscose.

La malattia di Lyme è trasmessa principalmente da 4 Ixodes spp in tutto il mondo:

• I. scapularis (zecca del cervo) nel nord-est e nel nord degli Stati Uniti centrali
• I. pacificus negli Stati Uniti occidentali
• I. ricinus in Europa
• I. persulcatus in Asia

Negli Stati Uniti, il roditore dalle zampe bianche (Peromyscus leucopus) è il serbatoio animale principale per B. burgdorferi ed è l'ospite preferito dallo stato ninfale e dalle forme larvali della zecca del cervo. I cervi fungono da ospiti per la zecca adulta ma non sono portatori della Borrelia. Altri mammiferi (p. es., cani) possono essere ospiti accidentali e possono sviluppare la malattia di Lyme. In Europa, i mammiferi più grandi come le pecore fungono da ospiti per la zecca adulta.

La malattia di Lyme sta emergendo anche in Europa, a causa dei mutamenti ambientali globali. Lo sosterrebbe uno studio condotto da un team di ricercatori dell’University of Oslo, del Norwegian institute of bioeconomy research e del Norwegian veterinary institute, da poco pubblicato sulla rivista Nature (1).

Provocata dal batterio “Borrelia burgdorferi”, appartenente al genere “spirocheta” (un tipo di microrganismo a forma di spirale), la malattia è veicolata dalla puntura delle zecche del genere “Ixodes”. E il riscaldamento del clima e il diverso consumo del suolo starebbero contribuendo alla maggiore diffusione delle zecche nell’Europa settentrionale.

DATI EPIDEMIOLOGICI IN ITALIA (Fonte: iss.it)
Dal punto di vista epidemiologico, secondo i dati raccolti nella Circolare del Ministero della Sanità n. 10 del 13 luglio 2000, nel periodo 1992-1998 si sarebbero verificati, in Italia, circa un migliaio di casi di borreliosi di Lyme. Le Regioni maggiormente interessate sono il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, il Veneto, l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige (Provincia autonoma di Trento), mentre nelle Regioni centro meridionali e nelle isole le segnalazioni sono sporadiche.

UNA MALATTIA PIÙ DIFFUSA DI QUANTO SI SAPPIA
Secondo i dati del Ministero della Sanità, alla fine degli anni ’90, in Italia, risultavano circa un migliaio di casi di malattia di Lyme, un dato che in realtà rappresenta un’ampia sottostima. “I primi casi risalgono ai primi anni ’80 - precisa il dott. Francavilla - e dall'inizio degli anni ’90 si è cominciato a descrivere la patologia, finendo con l’identificare più di 1.500 casi in oltre 20 anni di osservazione. Ma si tratta di un dato non ancora veritiero, perché non tutti i medici che riscontrano la malattia fanno la notifica al Dipartimento di Prevenzione. La segnalazione di malattia alle autorità sanitarie è un gesto fondamentale per ottenere una corretta stima delle dimensioni del problema. Tuttavia è legata a un atto burocratico, e molti sono i medici che trascurano questo passaggio, ragion per cui i numeri della malattia risultano inferiori a quelli reali”.

In Italia, l’area geografica del bellunese è considerata quella a maggior incidenza di patologia, tanto che l’Ospedale di Belluno è stato riconosciuto come Centro di Riferimento Regionale - l’unico in Italia - per la Lyme e la TBE (meningoencefalite da zecche). “La proporzione tra le due malattie è nettamente in favore della malattia di Lyme”, prosegue Francavilla. “Nel nostro reparto, solo nel 2019, i casi di TBE notificati sono stati 12 contro gli oltre 40 di Lyme. In altre regioni, come Liguria ed Emilia Romagna, quest’ultima malattia è stata affrontata con serietà, ma da tante zone d’Italia, in cui la condizione risulta presente, giungono ancora pochissime notifiche”.

MORSO DELLA ZECCA
Grazie al rilascio di una sostanza anestetizzante, il morso con cui la zecca si fissa all'ospite è indolore: accorgersene subito, quindi, è quasi impossibile. La convivenza dura dai 2 ai 7 giorni, tempo in cui il parassita si nutre e al termine del quale si lascia cadere spontaneamente (4). Il morso della zecca in sé non è dannoso. Quello che può renderlo grave sono i microrganismi, i virus, e i batteri presenti nella zecca stessa che si diffondono nel corpo dell’ospite tramite il morso e che possono dare vita a numerose patologie.

Con un solo morso di zecca è possibile sviluppare:

• L’encefalite da zecca o TBE, causata da un virus del genere Flavivirus, simile a quello della febbre gialla, che colpisce il sistema nervoso centrale (5).

• La malattia di Lyme, provocata dal batterio Borrelia burgdorferi. Si caratterizza per la formazione di un eritema sulla pelle che si espande progressivamente e dalla presenza di febbre, dolori articolari, mal di testa e variazioni dell'umore;

• La febbre bottonosa, trasmessa dai batteri Rickettsia conorii. Provoca un rialzo della temperatura e problemi cutanei, macchie, papule e la formazione di crosticine nere;

• L’ehrlichiosi, un’infezione batterica generata dal Riphicefalus sanguinens. È una malattia dal decorso acuto ma che spesso passa inosservata, poiché si presenta con i tipici sintomi influenzali, febbre, nausea, vomito e dolori muscolari.

I SINTOMI DELLA MALATTIA DI LYME
“Trattandosi di una patologia multisistemica, la sintomatologia può essere estremamente varia e differire a seconda della fase della malattia”. Parlando delle manifestazioni della patologia, questa si presenta con 3 ‘stadi’ diversi.

STADIO 1: ERITEMA MIGRANTE E LINFOCITOMA DA BORRELIA

Da un punto di vista dermatologico la fase iniziale della malattia può caratterizzarsi per:

• eritema migrante, che si presenta da qualche giorno a qualche settimana dopo la puntura del parassita. Oltre all’irritazione che può generarsi nel punto esatto della morsicatura, infatti, si viene a creare attorno a questo una caratteristica forma ad anello con bordi più scuri e arrossati, mentre l’area interna circostante il morso resta più chiara. Si parla di eritema migrante perché, appunto ‘migra’ spargendosi verso l’esterno. In genere l’eritema migrante è uno, ma nei rari casi di morsi multipli si possono manifestare veri eritemi in prossimità tutti del sito di contatto con la zecca. Data la forma molto particolare di questo eritema, dall’anamnesi si dovrebbe pensare quantomeno alla possibilità della malattia di Lyme.

• linfocitoma da Borrelia: si tratta di una lesione papulo-nodulare a rilievo, asintomatica e di colorito rossastro che si manifesta prevalentemente:

• nei bambini: sul viso e in particolare a livello del lobo auricolare;
• negli adulti: nell'areola del capezzolo e sullo scroto.

STADIO 2: DIFFUSIONE SISTEMICA

In una fase successiva l’infezione, se non trattata, può diffondersi nell’organismo con sintomi quali:

• febbre;
• brividi;
• dolori muscolari (mialgia);
• dolori articolari (artralgia);
• mal di testa;
• forte stanchezza e debolezza (astenia)
• bruciore e prurito provocati dalla luce e dal calore (fotofobia)

STADIO 3: EFFETTI GRAVI

In uno stadio ancora più avanzato, poi, l’infezione trascurata e persistente può generare gravi complicanze quali:

• artrite;
• encefalomielite ovverosia una patologia infiammatoria a carico del sistema nervoso centrale, quindi encefalo e midollo spinale;
• acrodermatite cronica atrofizzante: una dermatite che si manifesta soprattutto alle gambe e agli arti inferiori e si presenta inizialmente con un eritema violaceo, mal definito e associato ad edema, mentre negli stati finali anche con un’atrofia dell’epidermide e del derma. L’esordio dell’acrodermatite cronica atrofizzante avviene da mesi ad anni dopo l’aver contratto l’infezione;
• neuropatia periferica, quindi danni e malfunzionamento delle strutture neurologiche periferiche che collegano le varie parti del corpo al sistema nervoso centrale, i cui sintomi accompagnano spesso l’acrodermatite cronica atrofizzante;
• infiammazioni cardiache (carditi);
• meningite.

PREVENZIONE DEI MORSI DI ZECCA (3)

Procedura Le modalità per impedire alle zecche di raggiungere la cute prevedono:

• Rimanere su percorsi e sentieri
• Mettere le estremità dei pantaloni negli stivali o nelle calze
• Indossare camicie a maniche lunghe
• Applicare sulla superficie cutanea repellenti.

Le zecche rigonfie di sangue devono essere rimosse con cautela e non devono essere schiacciate tra le dita poiché questa operazione può causare la trasmissione di malattie. Il corpo della zecca non deve essere tirato né schiacciato. La zecca viene rimossa esercitando con una pinzetta una trazione graduale sulla testa. La sede del morso deve essere pulita con alcol. La vaselina, l'alcol, i fiammiferi accesi e qualsiasi altra sostanza irritante non sono modi efficaci per rimuovere le zecche e non devono essere utilizzati. Non è disponibile alcun mezzo che permetta di liberare intere aree dalle zecche, ma è possibile ridurre la popolazione di zecche nelle aree endemiche controllando le popolazioni di animali di piccola taglia. per la rimozione delle zecche

IN CASO DI MORSO RIMUOVERE LA ZECCA IL PRIMA POSSIBILE

• Il modo più sicuro per rimuovere una zecca è utilizzare pinzette a punta fine, o altro strumento idoneo alla rimozione della zecca.
• Afferrare la zecca più vicino possibile alla cute.
• Tirare lentamente con decisione verso l’alto, dal momento che l’apparato boccale della zecca lasciato nella cute può causare un’infezione locale.
• Dopo la rimozione della zecca, disinfettare o lavare con acqua e sapone la zona del morso, controllandola per diverse settimane per eventuali cambiamenti.
• Contattare il medico in caso di malessere informandolo di eventuali punture di zecca o se si è recentemente trascorso del tempo in spazi aperti.

MICOTERAPIA in caso di malattia di Lyme

Il progetto Babel, condotto dall’IRCCS San Gallicano di Roma, in collaborazione con l’università Sapienza e con l’università di Lubiana nasce proprio con l’obiettivo di individuare nuovi percorsi di cura per la malattia di Lyme. Lo studio si concentra in particolare sul biofilm che protegge i microrganismi rendendoli resistenti agli antibiotici.

In attesa delle nuove possibilità di intervento su questa infezione, è bene sapere che è importantissimo, per prevenire o per combattere qualsiasi patologia (Covid 19 compreso), tenere “in forma” il sistema immunitario. Il corpo si ammala a causa dello stress e dei problemi del sistema immunitario oppure in caso di malattie gravi che alterano, danneggiano o modificano la barriera di questo complesso sistema di difesa (come nel caso della borreliosi). Un valido aiuto per migliorare l’attività del sistema immunitario è dato dall’integrazione con micoterapia.

È stato concordato un progetto di ricerca per studiare gli effetti dell'integrazione con estratti specifici di funghi Hifas da Terra nel PTLDS per studiare un gruppo di 19 persone, con particolare attenzione alle variazioni di affaticamento e dolore. I funghi medicinali scelti per questo studio erano Reishi e Lion's Mane.

Numerosi studi hanno evidenziato l'azione antinfiammatoria del fungo Ganoderma lucidum (Reishi) motivo per cui è stato consigliato per i sintomi legati al dolore. Il Reishi viene utilizzato anche per i problemi di affaticamento che vengono frequentemente osservati nelle persone affette da malattia cronica di Lyme. La criniera del leone (Hericium erinaceus) viene utilizzata per i sintomi cognitivi e digestivi, Il ripristino di un microbiota intestinale ottimale consente una migliore assimilazione dei principi attivi contenuti nei funghi medicinali, così come negli alimenti in generale.

Il supporto micoterapico offerto mira a migliorare i sintomi che persistono dopo il trattamento convenzionale della sindrome post-Lyme.

Le risposte ai questionari di controllo hanno mostrato che i partecipanti con PTLDS hanno riferito e ottenuto in media il 65% di risposte positive ai questionari standardizzati selezionati per monitorare l'affaticamento nell'arco di 12 settimane. Inoltre, i pazienti con PTLDS hanno risposto positivamente anche nel 57% dei casi alle domande relative all'intensità del dolore e al miglioramento delle caratteristiche durante lo stesso periodo di 12 settimane di integrazione.

In circa la metà delle risposte ottenute nei questionari standardizzati l'integrazione di Mico-Rei e Mico-Leo ha prodotto effetti positivi già a partire dalla 6a settimana di somministrazione suggerendo un miglioramento abbastanza rapido data la gravità dei sintomi associati al PTLDS. Sebbene ulteriori dati siano attualmente in fase di analisi, questi risultati hanno dimostrato i benefici indotti dall'integrazione con due estratti specifici di funghi HdT in pazienti affetti da disturbo da stress post-traumatico. Gli interventi non farmaceutici nei pazienti affetti da PTLDS sono rari, poiché la maggior parte degli studi pubblicati sul trattamento di questa malattia prevedono l’uso di antibiotici e altri interventi farmaceutici.

Tuttavia, il presente studio ha dimostrato che l’ uso di estratti di funghi specifici può essere efficace nell'alleviare i sintomi in un breve periodo.

IN SINTESI I FUNGHI CHE EVIDENZIANO MAGGIOR EFFICACIA IN CASO DI MALATTIA DI LYME SONO:

SHITAKE: formulazione fermentata in gocce LENTINEX: il più potente betaglucano in natura del fungo Shiitake, con minor costi e massima efficacia. I numerosi studi e effettuati hanno dimostrato che la loro attività sembra dipendere dalla dimensione e dalla complessità strutturale: la prerogativa principale affinché vi sia una funzionalità a livello fisiologico è la conformazione dello scheletro polisaccaridico, ma soprattutto dalla tripla elica con avvolgimento destrorso (e sostituenti idrolici localizzati sulla superficie esterna della stessa).

E' stata dimostrata la loro capacità di modulare la risposta immunitaria non-specifica[3], stimolare la fagocitosi e la produzione di citochine specifiche[9][10].

L’azione protettiva dei ß-glucani è dovuta alla loro capacità di modulare la risposta immunitaria non-specifica, coinvolgendo diversi percorsi del sistema immunitario. D’altra parte, l’immunomodulazione specifica dei ß-glucani può attivare attraverso la via classica o alternativa il sistema del complemento, stimolare le cellule T e aumentare la produzione di anticorpi [11][12].

Questi percorsi includono l’attivazione dei macrofagi, la stimolazione del sistema reticoloendoteliale e l’attivazione delle cellule Natural Killer. I macrofagi sono il bersaglio principale per i ß-glucani che attivano queste cellule aumentandone dimensione e numero, stimolando la secrezione del fattore di necrosi tumorale (tNF) e aumentandone la fagocitosi degli antigeni. La stimolazione dei macrofagi avviene tramite il legame del ß-glucano con il recettore Toll-Like 2 (TRL2) e stimolazione della produzione di TNF-a per il percorso del Fattore Nucleare -kß (NF-kß ][13][14]. L’azione immunostimolante dei ß-glucani può anche essere associata alla loro capacità di attivare i leucociti[15].

REISHI: è uno dei funghi medicinali più studiati: attualmente esistono più di 5.000 pubblicazioni sulle applicazioni, la storia e le biomolecole attive del Reishi. I benefici di questo fungo medicinale si devono alle biomolecole attive e ai nutrienti specifici in esso contenuti; i principali sono i polisaccaridi, come β–glucani (in particolare i β-(1,3)(1,6)-D-glucani) e terpeni (in particolare i triterpeni).

HERICIUM erinaceus: questo fungo medicinale contiene centinaia di componenti bioattivi o biomolecole attive come i β-glucani, gli ericenoni, l’ergosterolo (provitamina D2) o il GABA naturale, studiati per il loro ruolo nella salute del microbiota intestinale (legato alla connessione dell’asse intestino-cervello) e nella neurogenesi. Attualmente gode di una crescente popolarità ed è oggetto di continue ricerche scientifiche relative a:

• Gastroenterologia (salute gastrointestinale o digestiva) e sistema immunologico: per il suo ruolo nei confronti del microbiota intestinale.
• Sistema neurologico-nervoso: funzione neurocognitiva (memoria– funzionamento dell’ippocampo, concentrazione e attenzione) e tono dell’umore.
• Supporto integrativo: studi sulla sua attività in combinazione con i trattamenti convenzionali e sul suo effetto sulla qualità della vita.

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Fonti: https://www.epicentro.iss.it/zecche/ - https://www.msdmanuals.com/it

BIBLIOGRAFIA:
1. Contrasto all’emergenza della malattia di Lyme negli ecosistemi (https://www.nature.com/articles/ncomms11882#affil-auth)
2. National Institute for Health and Care Excellence. Lyme disease. April 2018 (last updated October 2018) 2018. Disponibile a: www.nice.org.uk/guidance/NG95. Ultimo accesso: 19 ottobre 2018Contrasto all’emergenza della malattia di Lyme negli ecosistemi (https://www.osservatoriomalattierare.it/malattie-rare/malattia-di-lyme)
3. 1. Lantos PM, Rumbaugh J, Bockenstedt LK, et al: Clinical practice guidelines by the Infectious Diseases Society of America (IDSA), American Academy of Neurology (AAN), and American College of Rheumatology (ACR): 2020 Guidelines for the prevention, diagnosis and treatment of Lyme disease. Clin Infect Dis 72(1):e1–e48, 2021. doi: 10.1093/cid/ciaa1215
4. Epicentro. Zecche. Disponibile al sito: https://www.epicentro.iss.it/zecche/(link is external) [Ultimo accesso 28/07/2021]
5. Epicentro. Meningoencefalite da zecche. Disponibile al sito: https://www.epicentro.iss.it/zecche/meningoencefalite(link is external) [Ultimo accesso 28/07/2021]
6. https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/infezioni/infezioni-batteriche-spirochete/malattia-di-lyme
7. https://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioSchedeMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=205&area=Malattie%20infettive&menu=indiceAZ&tab=1
8. https://www.epicentro.iss.it/zecche/borreliosi
9. Vetvicka, V, 2011. Glucan-immunostimulant, adjuvant, potential drug. World. J. Clin. Oncol., 2: 115- 119. DOI: 10.5306IWJCO.v2.i2.115
10. Rubin-Bejerano, I., C. Abeijon, P. Magnelli, P. Grisati and G.R. Fink, 2007. Phagocytosis by human neutrophils is stimulated by a unique fungal cell wall component. Cell Host Microbe, 2: 55-67. DOI: 10.1016tj.chom.2007.06.002.
11. Zekovic, D.B., S. Kwiatkowski, M.M. Vrvic, D. Jakovljevic and C.A. Moran, 2005. Natural and modified (1 U3)-fi-D-glucans in health promotion and disease alleviation. Crit. Rev. Biotech noi., 25: 205- 230. DOI: 10.1080/07388550500376166.
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14. .Pivarcsi, A., L. Bodai, B. Réthi, A. Kenderessy- Szabd and A. Koreck et al., 2003. Expression and function of Toll-like receptors 2 and 4 in human kera- tinocytes. Int. Immunol., 15: 721-730. DOI: 10.1093/ intimm/dxg068.
15. Sandvik, A., Y.Y. Wang, H.C. Morton, A.O. Aasen and J.E. Wang et al., 2007. Oral and systemic administration of β-glucan protects against lipopolysac- charideinduced shock and organ injury in rats. Clin. Exp. Immunol., 148: 168-177. DOI: 10.1111/j.1365- 2249.2006.03320.x




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