VARIE
Comunicato Stampa

Mare Chiuso, il documentario sui respingimenti in mare

23/03/12

Mare Chiuso racconta come l'Italia si sia macchiata di un crimine molto grave, respingere persone in difficoltà, mettendole nelle mani dei sanguinari militari di Gheddafi, senza dare loro la possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale.

Con un tempismo sulle circostanze straordinario è uscito in questi giorni nelle sale “Mare Chiuso” il documentario di Andrea Segre e Stefano Liberti, lo abbiamo visto alla presentazione di Treviso.
Segre torna al documentario dopo lo straordinario successo di “Io Sono Li”, lo fa con una storia di respingimenti di migranti, nel periodo in cui il ministro Maroni forte di una maggioranza compatta sulla faccenda, mandò in Libia dall’allora amico Gheddafi tutti i fuggitivi senza distinzione di sorta.
Ne è seguita una sentenza storica della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che condanna l’Italia all’unanimità, nel film (perchè anche i documentari sono film!) si segue la vicenda dei profughi di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza) che cercavano di fuggire da condizioni di vita impossibili.
Sono stati consegnati nelle mani degli intermediari libici, veri e propri carnefici che nulla c’entravano nei rapporti tra le parti.
L’Italia in questo si è distinta per non avere fatto nulla di umanamente corretto, non è stato chiesto la provenienza dei migranti, e non è stata data alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Era un loro diritto.
Nel mentre si vedono le sparate populiste dei politici al governo che per cogliere l’effetto politico si sono affrettati a dichiarare la pericolosità di quei migranti.
Il coup de théâtre di “Mare Chiuso” sta nel finale, dove il documentario si fa film a tutti gli effetti, mostrando l’incontro tra il padre, costretto alle torture dei militari libici, incontra la figlia di due anni mai vista prima, partorita in Italia da una mamma che ha fatto la traversata incinta di 8 mesi.
Parlandone in ristorante al termine della proiezione, il regista Andrea Segre ha ricordato l’intensità e l’emozione di quell’incontro, alla figlia resterà il documento eccezionale dell’abbraccio con un padre finalmente ritrovato.



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