Maria Peruzzini, 'Gli angeli': la platonica aspirazione alla bellezza. In margine al romanzo di Roberto Pasanisi
"GLI ANGELI, breve ma di forte intensità emotiva, è un romanzo d’atmosfera, anzi di atmosfere, pubblicato da Roberto Pasanisi presso l’editore Ripostes. Si apre lungo una narrazione che si addipana e che, magicamente, ammalia il lettore in trasfigurazioni che di continuo appaiono e scompaiono. L’andirivieni di un rocchetto che si arrotola e si srotola, o una scena sulla quale si apre e si chiude, senza fine, un sipario. Una rete di occasioni, il ritmo di una ricerca, un arazzo da cui tre fili si snodano, come si dipana un gomitolo. [...] Leggendo e gustando "Gli angeli" un forte incantesimo della parola seduce. L’abbondanza della lingua e la gamma rigogliosa delle aggettivazioni svela una realtà che anziché povera di significati e di sensi, ne risulta sovrabbondante e complessa. La scrittura di Roberto Pasanisi è una lingua plastica e flessibile, che si incurva lungo tutta la narrazione e muta cornice allo spazio e al tempo in un susseguirsi di apparizioni e dissolvenze. In un gioco di specchi una donna e un uomo moderni si incontrano e poi si perdono, si attraggono e si desiderano, alla ricerca di una dimensione nella quale il rapporto amoroso li possa lasciar vivere nella loro personale soggettività, differenti e non indifferentemente uguali. "Gli angeli" è un romanzo drammatico ma anche un romanzo della leggerezza, nel senso di Italo Calvino, perché pur toccando temi profondamente sensibili, conserva in tutte le sue pagine una levità che non è di superficie". (Maria Peruzzini)
"GLI ANGELI": LA PLATONICA ASPIRAZIONE ALLA BELLEZZA
in margine al romanzo di Roberto Pasanisi
di Maria Peruzzini
"Gli angeli", breve ma di forte intensità emotiva, è un romanzo d’atmosfera, anzi di atmosfere, pubblicato da Roberto Pasanisi presso l’editore Ripostes. Si apre lungo una narrazione che si addipana e che, magicamente, ammalia il lettore in trasfigurazioni che di continuo appaiono e scompaiono. L’andirivieni di un rocchetto che si arrotola e si srotola, o una scena sulla quale si apre e si chiude, senza fine, un sipario. Una rete di occasioni, il ritmo di una ricerca, un arazzo da cui tre fili si snodano, come si dipana un gomitolo.
Il primo segue il racconto di un girovagare per trovare qualcosa che è l’idea di sé.
Un uomo senza nome, l’io narrante, si aggira nei meandri di una città in cerca di se stesso e di un io, altro da sé, che vorrebbe fosse il femminile; l’altra sua metà, secondo l’eros platonico.
È un flâneur dell’incomunicabilità che vuole sfuggire alle solitudini, al senso di solitudine che ravvisa dovunque intorno a sé. Un flâneur con aspettative, desideri, sentimenti, emozioni, che lo trasportano in un sogno senza fine, e che lo accompagnano nella realtà che trasfigura incessantemente in qualcosa d’altro, di irraggiungibile, di fantasmatico.
L’io narrante si muove e ondeggia in un gioco di visioni e di rinvî nei quali anela ad un modello di perfezione e di bellezza: quasi la rivelazione divina dell’amore. L’amore scritto negli astri, l’amore assoluto, l’equivalente dell’idea che al mondo esisterebbe una sola persona a cui siamo destinati, e che si rivela immediatamente, grazie ad una sorta di svelamento, un colpo di fulmine. L’idea romantica di amore.
Il flâneur, l’io narrante, si trasfigura in un caleidoscopio di altri io, in una scomposizione di identità; la sua anima per vivere necessita di più forme.
Un io multiversus, instancabile sentimentale che si guarda vivere passando di sensazione in sensazione.
E l’altra di sé? La donna? Il femminile?
Nella ricerca della ‘donna’, l’essenza dell’identità dell’altra, "Gli angeli" si fa romanzo d’avventure.
L’amore per una donna è nella possibilità o nell’impossibilità di un rapporto nel quale un lui e una lei si parlino e si ascoltino.
Le donne che incontra l’io narrante sono moderne ninfe, incantatrici come sirene, ma possono essere anche ingannatrici e crudeli.
Una sensuale purezza femminile lo attira. La bocca delle amanti suggella l’incontro amoroso. Donne incantevoli nella loro seduzione; sono promesse affascinanti e fonti di profonde inquietudini. Donne simbolo sono le figure femminili di questo romanzo, donne anche irraggiungibili, o che si dissolvono.
Il narratore-autore cerca altro dall’indifferenza, taglia questa fitta coltre che avvolge la modernità, specialmente la nostra, sotto i nostri occhi ogni giorno.
È controcorrente e controtendenza: se ci fermiamo all’apparenza, se ne restiamo irretiti, o se siamo attratti dall’annullamento delle differenze, restiamo anche presi nella rete della nullificazione, dell’annichilimento, restiamo vischiosamente imprigionati nell’assenza. Nell’indifferenza non c’è l’altro o l’altra e non c’è paradossalmente neanche l’io. Nell’indifferenza e nell’assenza di sè, uomo e donna non sono soggetti autentici, non vivono l’amorosa scoperta di un mondo per due. L’amore, vuole dire il narratore, è tutt’al più la passione per la differenza. Questa la cifra dell’incontro a due.
È un’illusione la sua e un sogno? O un’attesa e un’aspirazione?
A partire da qui, un ulteriore piano di interpretazione, una costante narrativa, che come gli altri due temi, si dipana in più letture. Il mio terzo filo è la seduzione. In primis come seduzione del corpo, il perturbante.
Le donne angeli sono descritte con rotondità femminili, bocche carnose, occhi, ciglia, gambe, capelli, caviglie. Del corpo femminile c’è proprio tutto, e di quello che lo copre e che insieme lo mostra e lo svela. L’io narrante segue e insegue le sue donne negli abiti, nelle gonne che si muovono e che ondeggiano. Ne è continuamente sedotto, così come è sedotto dai corpi fasciati negli abiti, attratto dai tacchi o dalle calze.
Guarda, abbraccia, bacia, stringe voluttuosamente il corpo femminile che desidera. E nel corpo non consuma tutto, il corpo è forma, aspira a raggiungerne l’anima, il segreto mistero della femminilità.
«Si ama solamente ciò in cui si persegue qualcosa di inaccessibile, quel che non si possiede», ha scritto Proust.
Mai, per l’io narrante, le donne sono oggetto o semplice carnalità che si offre violentemente ammiccante e aggressivamente fascinosa. Le figure femminili e seducenti che incontra sono anche immaginificamente trasportate dalla sua immaginazione dentro e fuori la realtà a cui cerca di restare aderente. Figure femminili e realtà sono anche di una forte valenza immaginaria e in modo seducente sono realisticamente fantasticate dalla sua anima peregrina.
Leggendo e gustando "Gli angeli" un forte incantesimo della parola seduce. L’abbondanza della lingua e la gamma rigogliosa delle aggettivazioni svela una realtà che anziché povera di significati e di sensi, ne risulta sovrabbondante e complessa.
La scrittura di Roberto Pasanisi è una lingua plastica e flessibile, che si incurva lungo tutta la narrazione e muta cornice allo spazio e al tempo in un susseguirsi di apparizioni e dissolvenze.
In un gioco di specchi una donna e un uomo moderni si incontrano e poi si perdono, si attraggono e si desiderano, alla ricerca di una dimensione nella quale il rapporto amoroso li possa lasciar vivere nella loro personale soggettività, differenti e non indifferentemente uguali.
"Gli angeli" è un romanzo drammatico ma anche un romanzo della leggerezza, nel senso di Italo Calvino, perché pur toccando temi profondamente sensibili, conserva in tutte le sue pagine una levità che non è di superficie.
Maria Peruzzini
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere