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Comunicato Stampa

Milano-Sanremo 2015: Te la sei strameritata, John! - Degenkolb, prova maiuscola e volata colossale contro Kristoff

24/03/15

John Degenkolb è proprio forte. Sappiamo tutti benissimo che per lui il dubbio non era se avrebbe mai vinto una Classica Monumento, ma quando l'avrebbe vinta. Oggi abbiamo la risposta a questo quesito: l'ha vinta il 22 marzo del 2015, la prima del suo palmarès che gli auguriamo (e ci aspettiamo) destinato a futuri arricchimenti di spessore. La domanda ora diventa: "Quale sarà la seconda? Si ripeterà già tra Fiandre e Roubaix di quest'anno o per il momento va già bene una Milano-Sanremo?".

FotoSì, ha vinto la Milano-Sanremo, il bravo John. Avrebbe potuto riuscirci un anno fa, quando era in condizione straripante ma venne fermato da una foratura sul Poggio; si è imposto stavolta, davanti all'avversario che esultò nel 2014, quell'Alexander Kristoff pure fortissimo, col quale il tedesco della Giant apre una rivalità destinata a farci parlare molto da qui in avanti.
È stata una colossale sfida allo sprint, una volata lunghissima in cui è riuscito a inserirsi da protagonista anche un ragazzino italiano, Niccolò Bonifazio, quinto alla fine; e in cui un sempre più brillante Michael Matthews ha escluso dal podio Re Tentenna, ovvero quel Peter Sagan che fa sempre più fatica a imbroccare le scelte giuste.

Una vittoria allo sprint? No, in solitaria!
E nella giornata in cui le squadre hanno provato a fare la differenza (fuochi d'artificio di Sky e BMC destinate a restare con un pugno di mosche in mano; chiaroscuri per la Katusha cui è mancato un uomo per completare l'opera splendida di Luca Paolini al servizio di Kristoff), a vincere è stato il campione solitario, colui che è stato capace di sbrigarsela da sé nel tormentato finale di Via Roma.
Un dato che fa riflettere: sapete quanti corridori della Giant si sono piazzati tra i primi 68? Due, solo due, e uno sapete già chi è; l'altro, Tom Dumoulin, ha chiuso nella parte finale del primo drappello. Gli altri, molto indietro: i primi dopo John e Tom sono arrivati a 5' di ritardo, nel gruppetto comprendente gente staccatasi su e giù dalla Cipressa. Ciò vuol dire che Degenkolb è rimasto quasi solo nei 25 km finali, che poi sono 25 tra i chilometri più intensi di tutta la stagione ciclistica: un tratto di corsa in cui un qualsiasi intoppo può mandare all'aria ogni progetto, e appunto il 26enne di Gera ne sa qualcosa, ripensando alla foratura di 12 mesi fa.
Ma un tratto di corsa tale che se ne esci non solo indenne ma anche vincente, significa che avrai avuto pure un briciolo di fortuna, ma che sei stato immensamente più meritevole di chi ha avuto più compagni da spendere nei passaggi salienti della Classicissima. Anche per questo motivo, tanto di cappello a Degenkolb.

Tra lacrime di gioia e disappunto da sconfitti
Mentre Degenkolb si abbandonava a momenti di intensa commozione sul podio, accanto a lui tutto il disappunto era ben visibile sulla faccia di Alexander Kristoff, che di questa giornata piovosa (ma coronata dal sole, secondo dogma marzolino) è lo sconfitto numero uno, non foss'altro che per ragioni di ordine d'arrivo.
Partiva coi favori del pronostico e per poco non è andato a centrare una doppietta che sarebbe stata esaltante. Per quanto tempo si ricorderà questa volata che non finiva mai, questo rettilineo teatro di un testa a testa che a qualche vecchio appassionato di Formula 1 avrà ricordato un famoso sorpasso di Mansell a Senna?
E dire che ce l'aveva in tasca, il successo. Se solo Luca Paolini, dopo un lavoro enorme tra Poggio e discesa e pianura finale, avesse resistito altri 20-30 metri con un'andatura alta, per il norvegese più veloce del mondo la vittoria sarebbe stata una formalità. Ma purtroppo per lui, per evitare che qualcuno approfittasse del calo di ritmo dell'italiano per anticiparlo e beffarlo, lo sprint lunghissimo è diventato una necessità.

Tra i piazzati sbuca anche un giovane italiano
Il gruppo era composto da poche decine di unità: la pioggia incessante per gran parte della gara aveva minato le forze di molti, che hanno gettato la spugna sulla Cipressa o sul Poggio (e tra questi citiamo Mark Cavendish e André Greipel, che pure sono stati tra i più tenaci); altri sono stati spazzati via dalle cadute (da ultimi, Philippe Gilbert, Michal Kwiatkowski, Zdenek Stybar e Gerald Ciolek sulla discesa del Poggio); altri ancora semplicemente non potevano far altro che cercare un piazzamento, in uno sprint di 30 corridori tra i quali alcuni davvero velocissimi.
Tra questi velocissimi il primo e il secondo li conosciamo già, al terzo posto s'è piazzato Michael Matthews, autore di una corsa vigorosa nel finale, quando ha tenuto botta meglio di tutti agli attacchi di Greg Van Avermaet e Peter Sagan: a 23 anni può ben dire che il futuro è dalla sua.
Sagan, dal canto suo, non ha trovato le ruote giuste su cui sprintare, ma l'errore grosso l'aveva fatto ai 2 km, quando aveva accennato uno scatto in contropiede ma non aveva avuto il coraggio di affondare veramente il colpo, voltandosi 5-6 volte e perdendo l'attimo che avrebbe potuto essere buono. Il quarto posto per lui non è certo una consolazione, ma una nuova perla al diadema di sconfitte eccellenti che sta diventando sempre più pesante da indossare.
E allora meglio - per i tifosi italiani, a secco di Classiche Monumento dall'autunno 2008 (oggi 31esima consecutiva senza vittorie per noi) - concentrarsi su Niccolò Bonifazio, quinto a Sanremo dopo aver preso in maniera intelligentissima la ruota di Kristoff. Accanto, a un certo punto, gli è passato un treno chiamato Degenkolb, e non ha avuto gambe sufficienti per battagliare alla pari con quei colossi. Top five a 21 anni, comunque: cosa dicevamo poche righe fa di Matthews? Lo ripetiamo per il ligure della Lampre: il tempo è dalla sua parte.

Marco Grassi



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