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Nelle grotte di Pastena, un viaggio alle origini della nostra storia

28/01/09

A 20 km dalle spiagge di Formia e Minturno, appena oltre il confine che separa la provincia di Latina da quella di Frosinone si trova Pastena (...)

A 20 km dalle spiagge di Formia e Minturno, appena oltre il confine che separa la provincia di Latina da quella di Frosinone si trova Pastena, castello d’origine volsca, risorta nel 1227 con il dominio della stirpe dei Del Drago.

A rendere celebre questa località è la presenza nei suoi dintorni di alcune grotte di origine carsica, tra le più interessanti a livello nazionale. La peculiarità della visita a queste grotte è data dalla possibilità, oltre che di soddisfare una curiosità paesaggistica/naturalistica, anche di dare spazio a talune esigenze spirituali che valorizzano quella coscienza religiosa arcaica alla quale venne sempre affidata una presenza divina particolare.

Difficile non percepire, quanto meno in maniera inconscia, anche un richiamo all’era del paleolitico che la identifica come luogo di primario insediamento a difesa e protezione dagli agenti atmosferici ed altro. La discesa nelle grotte permette ai visitatori di entrare in contatto con un ambiente naturale formatosi in milioni di anni, nel quale l’intervento umano è stato limitato alla creazione di un percorso sicuro nelle interiora della roccia.

Al visitatore/turista la Grotta dall’esterno appare come una enorme caverna cui si indirizza un corso d’acqua, la cui azione erosiva, nel corso dei millenni, ha determinato le sue caratteristiche. Lo spazio, appena all’interno, si suddivide in due tronconi: quello immediato, o cosiddetto fossile, lungo circa 900 metri che permette una visita particolareggiata della Grotta e che presenta ampie cavità (sala del salice piangente, sala dei piastrelli, sala delle meraviglie, sala delle colonne, sala del calvario) e le principali attrattive, e quello ancora attivo per la presenza del Fosso Mastro, cui si accede scendendo per una scala sicura ed accessibilissima, lunga circa 200 metri, e che fuoriesce nella Valle del Sacco a Falvaterra, dopo un percorso di oltre 2000 metri.

La scoperta di tale bellezza naturale si deve, all’inizio del ’900, all’opera del barone romano Carlo Franchetti che successivamente, grazie all’aiuto del Gruppo Speleologico della Capitale, ha permesso una maggiore accessibilità e ha tenuto vivo l’interesse naturalistico tanto da indurre la Regione Lazio ad intervenire fornendo al Consorzio per la Conservazione e Valorizzazione del Patrimonio Speleologico delle Grotte di Pastena e Collepardo i fondi necessari per rendere il sito accessibile ai turisti.

Questo ha permesso l’istallazione di un ottimo impianto d’illuminazione interna e di una adeguata pavimentazione che permette, nonostante una permanente umidità interna (98/100%), una amminata sicura. Non entriamo ulteriormente in particolari, che lasciamo volutamente scoprire ai visitatori, anche per apprezzare l’ottima e qualificata preparazione professionale del personale adibito alla guida dei turisti, che con le particolareggiate spiegazioni rende incantevole questo splendido e suggestivo angolo laziale.

L’ampio intervallo di visita nel corso della giornata (estate 8.30/19.00 – inverno 10/16), e la presenza di un cospicuo numero di guide, facilita anche una intensa affluenza, nonostante una permanenza media di circa 1 ora per la visita globale.

L’auspicio per il futuro è quello che si giunga al completamento ad anello dell’intera Grotta, che la renderebbe la principale attrattiva nazionale in fatto di siti naturalistici d’origine carsica e la costruzione di una diga a monte, che consentirebbe un monitoraggio costante dell’afflusso del Fosso Mastro durante tutto l’anno (attualmente infatti risente della stagionalità delle piogge) rendendo suggestivo il fiume all’interno della Grotta.

Non bisogna dimenticare poi che all’ingresso alle Grotte è abbinata l’entrata al Museo della Civiltà contadina e dell’Ulivo, sito nel Palazzo comunale di Pastena, completamente ed ottimamente restaurato.



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