Nota critica di Luciano Galassi al Vol: Quella luce che tocca il mondo di Ninnj Di Stefano Busà
Recensione critica all'ultimas opera della scrittrice
RIFLESSIONI SULLE POESIE DI NINNJ DI STEFANO BUSA’
CONTENUTE NEL VOLUME
“QUELLA LUCE CHE TOCCA IL MONDO”
Nelle poesie di Ninnj Di Stefano Busà si coglie il singolare e raro fenomeno di parole che emergono chiare e luminose nel tessuto linguistico, ciascuna a scolpire se stessa in una perfezione monàdica e al tempo stesso a comporre l’evidenza di una preziosa effusione sentimentale ed emotiva. Il verso - scorrevole, un fiume di vento - sorregge l’ispirazione di Ninnj come l’aria dei picchi alpini seconda il battito d’ali dell’aquila delle alte cime, tanto da apparire il resoconto oggettivo d’uno stato d’animo piuttosto che la rappresentazione d’una sensazione interiore mediata sulla pagina. Intendo dire che sentimento e parola si fondono in una sintesi che sembra nascere spontaneamente, in un iperuranio al quale l’autrice attinga le singole perle espressive più che formarle ella stessa nell’operoso travaglio della creazione artistica.
Nella poesia - d’alto registro - di Ninnj Di Stefano Busà il costrutto lemmatico è comunicativo ed evocativo, creativo e lirico, essenziale e misurato, delicato e possente. La sua padronanza linguistica ne testimonia la completezza dell’ispirazione e la pienezza di un vibrante sentimento delle cose: Ninnj si racconta e ci racconta il piccolo e il grande della sua avventura umana, del suo divenire come persona, che inscrive in descrizioni, riflessioni, suggestioni veicolate da una naturalezza espositiva forte e tesa.
Le sue tinte sono tenui ma vigoroso è il tratto, che mutua da scenari e paesaggi naturalistici il senso cosmico che ne permea la poesia, sempre elegante, polita (ho già detto perfetta), sostenuta da una capacità di esplicazione cristallina, inverata in un linguaggio da classici greci, la cui scuola è in lei palesemente divenuta sangue e cuore del suo verseggiare.
Lèggerne una qualsiasi poesia è un piacere, rileggerla è un piacere maggiore, rileggerla di nuovo è un piacere ancora più grande, in un processus ad infinitum che ne attesta la profonda umanità e l’inestinguibile eccellenza nell’affidare alle parole messaggi dalle significazioni sempre cangianti e sempre durevoli.
Luciano GALASSI
Napoli, 30 maggio 2011