Nuovo romanzo della scrittrice colombiana Guerrero Martinez nelle Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli
Ubelly Guerrero Martinez, "Al di là dell’oceano", Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. "Al di là dell’oceano" è un racconto autobiografico; una storia come tante, come molte, purtroppo, dove la tragedia personale, la ricerca della propria identità si scontrano con una situazione socio-economica comune a molti. Siamo in Colombia, a Victoria, una cittadina tranquilla «dove non c’è bisogno di chiudere le porte, perché qui nessuno ruba»; e allora perché andar via? Malgrado non ci siano riferimenti temporali fino a pagina quarantasei, si intuisce che la storia è ambientata nella seconda metà del ‘900, quando le giovani donne colombiane hanno accesso ad un’istruzione e si trasferiscono a Bogotà alla ricerca di un futuro migliore...
Ubelly Guerrero Martinez
Al di là dell’oceano
Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli
2008
ISBN 88-89203-33-1
€ 25
Prefazione
Al di là dell’oceano è un racconto autobiografico; una storia come tante, come molte, purtroppo, dove la tragedia personale, la ricerca della propria identità si scontrano con una situazione socio-economica comune a molti.
Siamo in Colombia, a Victoria, una cittadina tranquilla «dove non c’è bisogno di chiudere le porte, perché qui nessuno ruba»; e allora perché andar via? Malgrado non ci siano riferimenti temporali fino a pagina quarantasei, si intuisce che la storia è ambientata nella seconda metà del ‘900, quando le giovani donne colombiane hanno accesso ad un’istruzione e si trasferiscono a Bogotà alla ricerca di un futuro migliore. Ma, se le ragioni che spingono la protagonista, Patricia, a trasferirsi nella capitale possono sembrare legate a questioni economiche, la vera ragione risulta essere la ricerca di libertà. Il racconto fa riferimento più volte al carattere dominante della ragazza, che ad un’analisi superficiale sembra non spaventarsi davanti a episodi difficili e spesso tragicamente violenti. Il suo carattere viene più volte evidenziato dalla meticolosa descrizione che lei stessa fa degli altri personaggi presenti nella storia; e attraverso la descrizione che Patricia fa di loro, capiamo che in realtà ciò che la colpisce è troppo spesso la violenza, la cattiveria e malignità delle persone che la circondano. Patricia sembra non fidarsi di nessuno, «nemmeno delle suore», e stranamente si fida di «un italiano che cerca moglie». Successivamente a quest’incontro, e alla sua capacità di fidarsi nuovamente di qualcuno, il suo atteggiamento verso gli altri subisce un forte cambiamento.
Nella la prima parte della storia, dal trasferimento a Bogotà all’episodio violento con il cugino, fino ai maltrattamenti nelle case per ragazze sole, Patricia non subisce mai come una vittima – se non da un punto di vista puramente fisico – poiché, psicologicamente parlando, è sempre più ‘carnefice’: si difende, risponde alle accuse e non subisce neppure le angherie della vecchia direttrice dell’hogar de Paso. La sua forza interiore è percepita da chi le sta attorno, tanto che sentiamo le altre ragazze dire di lei: «sei troppo intelligente per rimanere qui»; «ti hanno mandato via, ti temevano, sei una donna colta ed intelligente, difficile da ingannare»; ed ancora «Un giorno sarai famosa, e io sarò la prima a esserne felice». L’incontro con Giovanni, il professore universitario, l’uomo di cui riesce nuovamente a fidarsi, ribalta la struttura a chiasmo ‘vittima/carnefice’: il mondo dei sogni evocato da Giovanni, i racconti dei suoi viaggi, riescono ad affascinare la ragazza al punto da farla innamorare, diventando quasi istantaneamente una vittima: «Ero disposta a fare qualsiasi cosa mi avesse chiesto: era il mio idolo!».
La dipendenza di Patricia da Giovanni diventa morbosa, paragonabile al fenomeno clinico chiamato Sindrome di Stoccolma. A questo proposito cito da una testimonianza raccolta tra gli ostaggi di quell’esemplare episodio: «Pensavo che se fossi riuscita a stabilire un rapporto con lui, avrei potuto convincerlo a rinunciare a tutto, e se si fosse liberato dell’angoscia che si teneva dentro,forse avrebbe avuto un ripensamento […] Se piaci a qualcuno, non ti ucciderà». Certi autori stabilirono che questo legame derivasse dallo stato di dipendenza realistica e concreta che si sviluppa fra il rapito ed i suoi rapitori; ma in questo caso riguarda invece la relazione tra marito e moglie; il rapitore controlla cibo, aria, acqua così come Giovanni ha potere sulla stabilità economica per Patricia e le bambine. In entrambi i casi si tratta di avere potere sulla vita altrui. Le concessioni che fa chi detiene, da un punto di vista comportamentale – quando queste sussistono – giustificano la gratitudine e la riconoscenza che gli ostaggi manifestano nei confronti del loro carceriere. Patricia giustifica le azioni, le ire del partner, la voglia di partire e persino il suo viaggiare, che riuscirà a vedere come abbandono soltanto molto più tardi.
Da un punto di vista più tipicamente psicoanalitico, in generale, si potrebbe affermare che «l’Io nel tentativo di trovare un equilibrio fra le richieste istintive dell’Es ed una realtà angosciosa, non può far altro che mettere in atto meccanismi difensivi» . I due meccanismi di difesa ai quali viene più spesso fatto riferimento sono la regressione e l’identificazione con l’aggressore. La protagonista diventa simile ad un neonato che non potendo parlare deve piangere affinché sia nutrita, e si identifica eccessivamente con il marito, ‘carnefice’, condividendone i distorti punti di vista: facendo questo è più facile per Patricia superare il conflitto psichico dato dalla dipendenza dal marito e dall’impossibilita’ di liberarsene. Dovranno passare anni prima che Patricia possa, passivamente (non è mai lei a fuggire, ma lui ad abbandonare) liberarsi del suo ‘sequestratore’.
L’unica vera forma di libertà che lei cerca lasciando Victoria è rivelata nell’arte in diverse fasi della sua vita: nessun altro personaggio del racconto, nemmeno chi viene considerata la «migliore amica», svolge un ruolo che sia lontanamente paragonabile a quello svolto dalla pratica pittorica. Dice di se stessa: «molte cose sono cambiate, avevo acquistato sicurezza in me stessa e soprattutto era stata l’arte ad aiutarmi». Tutte le dolorose vicissitudini, i problemi burocratici, il razzismo e l’ignoranza a cui deve sottostare vengono accantonati quando la donna riesce a dipingere, malgrado negli anni passati con Giovanni la pittura venga abbandonata per volere del marito.
Tra i tanti scrittori che si occupano di arte e terapia, Segal dichiara: «lo scopo dell’artista è sempre, anche se non ne è a completa conoscenza, quello di creare una nuova realtà». Mentre nel libro The hands of the living God, Milner afferma che il processo creativo è la cura in sé – «the self cure» – attraverso il quale ci si può rivedere psicologicamente.
Nell’arte Patricia trova quindi la forza di cui necessitava quando la mancanza di solidarietà e comprensione la portavano ad avere persino pensieri suicidi. Così Al di là dell’oceano è un racconto in prima persona di un personaggio femminile intelligente che ha lasciato che la si vedesse per troppo tempo come una donna oggetto o una badante extracomunitaria: una storia triste, ma che sa riempirsi di una tenue eppure avvertita speranza proprio nell’ultima pagina.
Ubelly Guerrero Martinez, scrittrice e pittrice, nasce a Victoria Caldas (Colombia) nel 1956. A quindici anni vince il premio “La scoperta dell’America” prima per la pittura, poi per la letteratura (con il racconto Bocciolo di rosa). Studia in una scuola di pittura a Medellin, dove si stabilisce e continua la sua attività artistica. Si trasferisce poi a Londra e infine in Italia, dove attualmente risiede. La sua opera letteraria ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra i quali: nel 2000 il Premio Internazionale “San Giovanni Bono” (con il racconto Le pene di Abelardo Montoya) e il Premio “Selezione Luca de Marsi”; nel 2001 il Premio Segnalazione al Concorso Internazionale di Letteratura “La Rocca Città di San Miniato” (con il romanzo I giorni felici di Campo Alegre); e la Segnalazione al Premio Letterario “Non Sognare Oggi” di Lavezzola (con il racconto Jaime Vidal); nel 2005 la Segnalazione al Premio Letterario “Città di Empoli” (ancora con Jaime Vidal); nel 2006 il Premio Internazionale di Poesia “Borgo Ligure”; e il Premio Internazionale di Poesia “Città di Monza”. Per la pittura, i passaggi salienti sono stati la mostra a Bagnacavallo (1984), il Concorso Nazionale di pittura e grafica “Fontanelle” (PR) (1986), il Concorso Nazionale “La Borgottiana Lavezzola” (1989), la Collettiva di “Solo Donne Ravenna” (1990), “Mare Ambiente e lavoro - Cervia - Premio Speciale del Comitato” (1991), la seconda mostra a Bagnacavallo (2006), la mostra alla Galleria d’arte Iterarte di Bologna (2007). Ha pubblicato, di prosa, I giorni felici di Campo Alegre e Le pene di Abelardo Montoya; di poesia, la raccolta Tristezze dell’anima. Al di là dell’oceano viene pubblicato in quanto vincitore nel 2007 del Premio Internazionale di Poesia e Letteratura “Nuove Lettere”.
L’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI ONLUS) (www.istitalianodicultura.org; ici@istitalianodicultura.org), in collaborazione con la rivista internazionale di poesia e letteratura “Nuove Lettere” (da esso edita), pubblica cinque collane editoriali: due di poesia (entrambe dirette da Roberto Pasanisi: una intitolata Lo specchio oscuro, l’altra — di plaquette — intitolata Nugae), due di narrativa (una già diretta da Giorgio Saviane ed intitolata La bellezza; l’altra — di plaquette — diretta da Roberto Pasanisi ed intitolata Gli angeli) ed una di saggistica letteraria (già diretta da Franco Fortini ed intitolata Lettere Italiane).
Il Comitato di lettura delle Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI Edizioni) è costituito da Constantin Frosin (Lingua e letteratura francese, Università “Danubius”, Galaţi; scrittore), Antonio Illiano (Lingua e letteratura italiana, University of North Carolina at Chapel Hill), Roberto Pasanisi (Lingua e letteratura italiana, Università Statale per le Relazioni Internazionali MGIMO, Mosca; direttore, Istituto Italiano di Cultura di Napoli; scrittore), Mario Susko (Letteratura americana, State University of New York, Nassau; scrittore), Násos Vaghenás (Teoria e critica letteraria, Università di Atene; scrittore) e Nguyen Van Hoan (Letteratura italiana e Letteratura vietnamita, Università di Hanoi).
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